Tutti lo dicono, tranne Rai Way. Il giorno 11 settembre (un altro tristemente famoso nine-eleven) Rai Way dovrebbe disattivare la rete analogica in onde medie. Neppure la motivazione pare ufficializzata, anche se ipotizziamo che sia da ricondurre al numero di ascoltatori ormai trascurabile.
Un medium eco-sostenibile
Certamente non dovrebbe essere una mera questione energetica, visto che tutti conosciamo i consumi irrisori delle radioline a onde medie e se proprio dobbiamo vederla dal punto di vista del broadcaster l’antenna di Milano Siziano con circa 60 kW di assorbimento serve quasi tutta la Lombardia, con un consumo pari a circa 0,006 W/abitante (molto diverso però il costo/contatto sulla scorta degli utenti effettivi).
Una conferma indiretta
Un messaggio in onda prima delle trasmissioni che prevedono l’audio descrizione, in ogni caso, parla chiaro:
Onde medie, la storia
Per parte nostra, cogliamo l’occasione per ripercorrere brevemente l’evoluzione di questo vettore. Non lo faremo con la storia della radio intesa come contenuti (la prima annunciatrice, i programmi principali, eccetera), in quanto tutte vicende già raccontate infinite volte e facilmente reperibili in rete.
Cercheremo invece di parlare dell’infrastruttura italiana che sta per essere dismessa; senza dimenticare il ruolo dei privati.
Prime trasmissioni
Le prime trasmissioni ufficiali da parte di un ente in parte statale risalgono all’ottobre 1924: sono emesse dall’Unione Radiofonica Italiana.
705 kHz
La frequenza utilizzata è 705 kHz da Roma. Per ascoltarle, più che una radio pare fosse necessario dotarsi di un Marconifono.
Potenza non conosciuta
Nessuna indicazione si rinviene sul Radio Orario circa la potenza utilizzata. Da altre fonti si apprende che si trattava di 2 kW e in tal caso l’impianto non avrebbe sfigurato rispetto a quasi tutte le altre emittenti straniere: 5 kW dalla Tour Eiffel di Parigi, 1 kW da Amburgo; solo la futura BBC ci dava del filo da torcere con i suoi 25 kW da Chelmsford.
Emissioni Circolari
Nell’annunciare il primo concerto, Ines Viviani Donarelli parlerà per la prima volta di radioaudizioni “circolari”, espressione che sarà usata per anni a significare “diffuse a tutti”: un’accezione del tutto scorrelata dalla lingua italiana che definisce circolare come un entità “Avente forma o proprietà affini a quelle del cerchio o della circonferenza“.
Programmazione
Avvincente la programmazione, che nei primi mesi dedica un’ora alle eventuali comunicazioni governative, seguite da un programma per bambini, le informazioni di Borsa, quasi un’ora di Jazz e una bella interruzione. I programmi riprendono verso le 21 con la dovuta replica delle comunicazioni del governo e finalmente un concerto di musica leggera a cura di una soprano.
Il sito della capitale
Il sito di emissione è inizialmente posto ai campi di San Filippo (stazione 1-RO), sulle alture dei Parioli.
La collocazione esatta
Grazie a una collaborazione tra Andrea Borgnino e Lorenzo Grasso è stato possibile identificare la zona esatta della storica postazione:
1939
Nel 1930 viene completato il famoso sito di Santa Palomba, la cui costruzione risale al 1929.
50 kW
Il trasmettitore, vanto di un certo Benito, erogava una potenza di ben 50kW.
Impianti degli anni ’30
Consultando svariati numeri del Radio Orario/Radiocorriere è possibile trovare l’elenco di alcune stazioni attive negli anni ’30: Roma 1 su 680 kHz con 50kW, Roma 2 su 1222 kHz con 60 kW, Bari a 1059 kHz con 20 kW, Milano su 905 kHz con 50 kW, Torino con 7kW, Genova (probabilmente Portofino) con 10 kW come pure Trieste e Firenze.
Anni ’40
Gli anni quaranta vedono la nascita di due reti, il Programma A e il programma B.
Tx
Nell’immagine è presente la ripartizione dei trasmettitori, anche se non sono riportati i relativi siti emittenti.
Busto Arsizio
In un successivo Radiocorriere le stazioni sono invece indicate in gruppi, quello del nord e quello del centro-sud, apparentemente denominati anche Rete Azzurra e Rete Rossa.
Notare la singolare location Busto Arsizio. Viene per lo più ricordata come l’emittente da cui venne annunciata la liberazione, ma era stata creata dal regime fascista dopo aver perso il controllo della capitale.
Busto capitale d’Italia
Sfruttando la particolare diffusione delle onde corte risultava impossibile per l’ascoltatore capire da dove provenisse il programma e l’idea geniale di chiamarla Radio Tevere poteva dare l’impressione che gli alleati non fossero ancora entrati in Roma. Una storia mirabile di questa postazione è disponibile qui.
Il caos delle reti colorate
Arriva dunque l’epoca delle reti identificate con i colori (Rete Rossa e Rete Azzurra). Non facile comprendere cosa sarebbe andato in onda, visto che negli stessi orari erano attive “stazioni prime”, “gruppi sincronizzati” e appunto le due reti a colori.
On Demand e Personalizzazione
Siamo agli anni ’60. Con uno slancio avveniristico, la RAI anticipa Neftlix e Facebook, proponendo una riorganizzazione delle reti che “sostituisce programmi autonomi e autosufficienti” con “programmi complementari“. Secondo questo schema “ciascuno potrà comporre, secondo i propri gusti e tendenze un suo programma radiofonico personale“.
Profilazione ante litteram
Chissà, in un’epoca in cui le schede perforate erano ancora una novità forse l’ente di stato utilizzava già servizi di profilazione in cloud (previa accettazione dei cookies).
600 kW x 2
Negli anni ’70 la Rai vanta almeno due trasmettitori di altissima potenza, Milano Siziano con 600 kW e Roma Santa Palomba con due 600 kW accoppiati (1.200 kW). Questi segnali erano ricevibili in serata anche nel centro di Londra e senza fading, prova che le alte potenze erano supportate da ottimi sistemi di antenna.
OM Private
Negli anni ’70 arrivano le radio private. In un articolo del marzo 2012 Newslinet ha dato conto in modo dettagliato delle iniziative dell’epoca. Vogliamo ricordarne qui tre particolarmente significative: Radio Milano International, che annuncia 1300 kHz, ma trasmette su 1301 kHz creando il classico fischio costante (detto heterodyne) che affligge la ricezione.
AM Stereo
Radio Studio X, che può vantare il premio dell’emittente più eccentrica d’Italia: la frequenza FM non è ricevibile (essendo non solo “un cinquantino”, ma anche fuori banda, a 87,350 MHz). Quella in onde medie di 1583 kHz viene modulata in stereofonia tramite la tecnologia C-Quam (molto simile come costellazione a quella utilizzata nientemeno che dal digitale terrestre e dalle ADSL). L’emittente dichiara di utilizzare un trasmettitore Marconi da 6 kW e un’antenna folded dipole di 47 metri di altezza.
Challenger
Segnaliamo infine un editore totalmente fuori dagli schemi: Maurizio Anselmo che con la sua Radio Challenger Italia ha per anni trasmesso la musica dello Zecchino d’Oro (“la miglior musica leggera”), mandando contemporaneamente a quel paese i politici che nel 2015 avevano pensato bene di distruggere la stazione emittente di Budrio costruita da Guglielmo Marconi.
Cosi’ Anselmo: “(…) La 567 Khz, la frequenza della stazione in Onde Medie di Budrio (Bologna) voluta espressamente da Gugliemo Marconi, e’ stata massacrata, abbattuta e distrutta qualche mese fa in favore dell costruzione di un ipermercato.
Le capre ignoranti della pubblica amministrazione
Un crimine orrendo per chi ama la radio, un calcio nelle palle e un pugno in faccia alla memoria di Guglielmo Marconi, una semplice demolizione di una palazzina fatiscente per le capre ignoranti della pubblica amministrazione.”
La voce di Guglielmo Marconi
Per onorare il grande inventore e imprenditore italiano (poco e male celebrato in patria in quanto sospetto di non essere stato democratico e antifascista), da mesi e a proprie spese Anselmo trasmette sui 576 e addirittura in onde lunghe “24 ore su 24 la voce di Marconi che descrive, ricordandolo, l’esperimento del 12 Dicembre 1901 che ha cambiato per sempre la storia dell’umanità, sulla frequenza dove ancora nel 2004 trasmetteva Rai Radio 1.” (nel video, la voce di Marconi dal minuto 0:24).
Onde medie, la chiusura
E cosi’ siamo arrivati alla chiusura delle onde medie di stato di questi giorni.
Nella puntata numero 9 di Newslinet Media Monitor, Andrea Borgnino (responsabile di Rai PlaySound) aveva auspicato che questa non avvenisse: “Noi anche solo per i disastri possibili nel nostro paese in termini di terremoti e alluvioni le Onde Medie dovremmo tenercele care care“.
Purtroppo la dirigenza del servizio pubblico non pare avere ascoltato. Speriamo non debba pentirsene. (M.H.B. per NL)