Tra i dodici cantieri aperti da Luigi Gubitosi, ce n’è uno dedicato al “rilancio della radio”, che il direttore generale definisce “in sofferenza da tempo” e bisognosa “di rilancio”.
Una radio compagna di viaggio, dama di compagnia, maestra di vita e amica del cuore che quest’estate compirà 90 anni (l’Unione radiofonica italiana nasce il 27 agosto del 1924). Una “nonna” sulla quale i segni del tempo – soprattutto nella tv di Stato – si sono palesati in maniera evidente. Radio Rai deve innanzitutto recuperare la sua leadership negli ascolti. Fino al 2010 – in tempi di Audiradio – l’ammiraglia era in cima al ranking dell’audience. Ora – con l’avvento di RadioMonitor – Radio1 è stabilmente intorno al sesto posto con uno share medio del 5,5 per cento, 4,2 milioni di contatti e un’audience di 259 mila ascoltatori. Ogni giorno 6,8 milioni di italiani (pari al 13,4% della popolazione) ascoltano uno dei dieci canali radio dell’offerta Rai con una quota di mercato dell’11,8 per cento. Ma non basta, è il diktat del settimo piano. Occorre recuperare ascolti (puntando sul target 25-54 anni) per aumentare la raccolta pubblicitaria in picchiata ben oltre la crisi del mercato: -17,3% radio Rai rispetto al -9,3% del settore in generale. Nel 2012 Radio Rai ha avuto ricavi per 36 milioni di euro, cinque derivanti dal canone e 31 dalla raccolta pubblicitaria. Nel 2013 il fatturato è sceso a 29 milioni. Il tutto a fronte di uscite stabili intorno ai 120 milioni di cui una settantina per pagare gli stipendi a 770 dipendenti. Una radio, insomma, che registra perdite strutturali per oltre 80 milioni l’anno. Ecco dunque la necessità di razionalizzare i costi, a partire da quelli esterni. Ma soprattutto è tempo di mettere mano al portafogli per investimenti in tecnologia. Spazio dunque, a partire dal Trentino e Friuli, al Digital audio broadcasting (DAB) che migliora la qualità, moltiplica i canali disponibili e riduce le interferenze. Un sistema che dovrebbe coprire gran parte del nord entro il 2014. Ma visto che per l’Fm non è previsto uno switch off, altri 20 milioni Gubitosi li ha stanziati per potenziare 20 impianti ad alta frequenza e 55 a media frequenza. Ultimo, ma non certo per importanza, il problema del piano editoriale di Radio Rai. Non a caso il dg ha appena consegnato le chiavi di Radio1 a Flavio Mucciante. Romano, 43 anni, cattolico, un’amicizia con Pier Ferdinando Casini e un ottimo lavoro svolto a Radio2 sono le credenziali con le quali Mucciante – capace di rispedire al mittente la candidatura fortissima di Marcello Sorgi – si affaccia alla guida di Radio1 dove guiderà 115 giornalisti. E dove raccoglie l’eredità – dopo quasi un lustro – di Antonio Preziosi. “Informazione, sport e musica saranno i motori del profondo rinnovamento che con la redazione intendiamo realizzare su Radio1”, ha annunciato il neo direttore. “L’obiettivo – ha aggiunto Mucciante che appena insediato ha chiuso ben sette trasmissioni tra cui quella di Lorella Cuccarini – è rilanciare il brand di Radio1 e il suo potenziale appeal pubblicitario, valorizzare al massimo i contenuti informativi, rendere la programmazione coerente con la mission della rete, pianificare un’offerta di rubriche, complementare a quella informativa di gr e spazi di approfondimento, che possa avere un proprio potenziale non solo in termini di ascolti ma anche per quanto riguarda i ricavi commerciali”. E un aiutino, con la sua edicola e gli immancabili selfie radiofonici, glielo darà Fiorello che Mucciante si è subito portato dietro da Radio2. L’appuntamento con "Fuori programma" è per lunedì 5 maggio alle 8.30. (AGV News)