Dopo la pubblicazione dell’intervista a Carlo Ottino, presidente della società PER Player Editori Radio, titolare dell’aggregatore Radioplayer Italia, sono arrivate numerose osservazioni. Abbiamo selezionato quelle più rappresentative degli argomenti, tra commenti e considerazioni tecniche e qualche volta di principio. Esposte a volte anche in forma piccata. A scrivere sono sia editori digitali e analogici che tecnici ed operatori del settore.
Marco Lolli: devo soprendermi ogni giorno
Marco Lolli, regista di storici show di Radio RAI, consulente di RTR 99 di Roma ed editore del più antico brand bouquet italiano di radio (esclusivamente) digitali, Lolliradio (commercializzato dalla concessionaria nazionale Teamradio), non le manda certo a dire.
“A 40 anni dal mio esordio in FM e a 15 da quello digitale pensavo di aver letto tutto sull’argomento Radio. Invece mi sorprendo ogni giorno.
Ghetto digitale
Il problema non è tanto quello di escludere i nativi digitali per statuto (anche se in altri paesi che impiegano Radioplayer questo non accade), nonostante siamo accomunati dagli stessi diritti/obblighi e rappresentiamo un universo ancora più completo di quello FM”, ci scrive Lolli.
44 gatti
I 44 milioni di ascoltatori che Ottino cita non sono ascoltatori nativi digitali. C’è una bella differenza! Mentre i grandi player analogici attraverso i loro prodotti solo digitali fanno spesso numeri da prefisso telefonico, il brand bouquet delle LolliRadio parte da 12 milioni di sessioni al mese. Ed ha proprio Stellantis tra i clienti.
Riscontri
Peraltro, oltre all’attività digitale mi occupo di radiofonia FM con una delle prime emittenti di Roma, iscritta a PER sin dagli inizi. Ecco, nonostante una massiccia campagna con spot forniti da PER ed altri ideati da noi, oltre ad una comunicazione continua agli ascoltatori, ad oggi la percentuale di ascolto di RTR 99 su Radioplayer si attesta all’1%.
Radio in affitto
E poi, se Radioplayer non è per tutti, perché sono presenti nell’applicazione soggetti senza alcuna concessione che però comprano spazi di trasmissione h24 su altre emittenti, oltre a radio digitali non veicolate in DAB+, ma solo sulla rete, esattamente come noi?
Il mondo non è tutto dentro Radioplayer
Forse sarebbe il caso di controllare meglio l’universo radiofonico. Il mondo non è tutto dentro Radioplayer. Per fortuna”, conclude Lolli.
Il “sistema” WRAPI
Un lettore ha sollevato perplessità a riguardo del “sistema” WRAPI di Radioplayer, integrabile a livello nativo dai costruttori di autovetture e citato dal presidente di PER Carlo Ottino nell’intervista come metodo per garantire lo switch FM/DAB+/IP.
API
“In realtà WRAPI non è un “sistema”, ma un insieme di procedure adottate da Radioplayer (cioè le Radioplayer Partner API). Non è quindi una specifica funzione di switch, come si legge chiaramente cliccando qui, ma un protocollo di intervento”.
Play something
Alla luce dell’osservazione ricevuta, abbiamo voluto esaminare come funziona l’algoritmo di Radioplayer. Attraverso l’interfaccia che consente all’ascoltatore di cambiare stazione con una modalità simile al bottone play something di Netflix, Radioplayer suggerisce a chi utilizza l’app una lista di radio. Elenco creato attraverso l’analisi di tre fattori: geolocalizzazione, affinità e trend.
Associazione
Con elaborazioni in tempo reale, l’applicazione fornisce infatti all’utente stazioni che sono pertinenti in quel territorio (quindi emittenti locali); quelle che probabilmente gli piaceranno perché affini a quelle che ascolta più spesso e quelle che, in quel determinato momento, sono più ascoltate rispetto alla media.
Metadati
In definitiva, un set di metadati e servizi che consentono ai sistemi d’intrattenimento delle auto di ricevere informazioni ufficiali delle radio (nome, logo e dati delle reti FM, DAB, IP sulle quali le radio sono ricevibili). Ma, in effetti, non un sistema di switch specifico come era parso dalla risposta fornita nell’intervista. Tanto che la pagina di RP dedicata, a riguardo, dice ben poco.
Switch a favore di concorrenti?
Un altro lettore osserva come proprio la citata funzione di raccomandazione sarebbe “controproducente per chi ha investito nella creazione di un brand bouquet. All’ascoltatore di una radio che ha un bouquet non viene infatti mai proposta in alternativa un’altra radio dello stesso editore, ma praticamente sempre radio di editori concorrenti. Da questo punto di vista gli editori con brand forti dovrebbero preferire la promozione delle proprie app e non di Radioplayer”.
Ritardi
Sempre sul medesimo tema, un editore radiofonico si chiede “come faranno a non avere ritardi tra le varie modalità? Già lo switch tra FM e DAB è fastidioso perchè disallineato, al punto che ho bloccato la funzione. Considerando i ritardi naturali del protocollo IP, le dichiarazioni di Ottino sembrano un obiettivo improbabile, quantomeno medio termine e semmai realizzabile”.
Autoctono
Un lettore che vive all’estero ci fa notare l’impossibilità di scaricare la versione italiana (ma non quella di altri paesi) di Radioplayer. “Come può Ottino vantarsi di un’applicazione che propone in ogni nazione solo i contenuti della nazione stessa?”.
Scelta acuta
“Considerato che gli italiani che vivono all’estero sono numerosi quanti quelli che vivono entro i confini, estrometterli dalla possibilità di ricevere i contenuti delle radio tricolori non pare proprio una scelta acuta. Oltretutto l’affermazione trasuda uno spirito nazionalistico anacronistico e contrario all’idea di un’Europa aperta e senza confini“.
Chiarimenti. Non pervenuti.
Interessanti considerazioni sulle quali avremmo voluto avere dei chiarimenti da PER. Al quale, prima della pubblicazione di questo articolo, abbiamo infatti sottoposto quanto ricevuto dai lettori per ricevere commenti e auspicabili delucidazioni tecniche. Purtroppo, senza esito. (E.G. per NL)