"Ci sorprende leggere sul "Fatto" che, mentre da una parte si sostengono i referendum sull’acqua e i beni comuni, nella tua rubrica si metta in discussione e si svilisca il servizio pubblico offerto dalla Rai con Gr Parlamento, definendolo “una sfida risultata modesta, e perdente”, e ancora una iniziativa della Rai “costosa e partitica”.
Inizia così una nota del CdR di GR Parlamento, la rete RAI dedicata ai lavori di Camera e Senato in risposta ad un articolo pubblicato da Il Fatto Quotidiano cil contributo di Furio Colombo, al quale viene chiesto di "motivare un giudizio così pesante". "Intanto – spiega il CdR – ricordiamo all’ex parlamentare, Gr Parlamento fu istituito dalla Legge Mammì nel 1990, proprio perché fosse il servizio pubblico “e non una emittente privata come Radio Radicale, quella sì “partitica” per sua stessa definizione “a fornire la corretta e imparziale informazione sulla vita democratica del nostro Paese, prevedendo all’art. 24 “una rete radiofonica riservata esclusivamente a trasmissioni dedicate ai lavori parlamentari”. Il confronto con Radio Radicale, che svolge in convenzione con lo Stato solo la trasmissione delle dirette parlamentari, "mentre in tutti gli altri spazi informativi marca il suo orientamento politico anche con la presenza preponderante degli esponenti della “Lista Pannella”, "ci pare dunque inopportuno e inadeguato". "Stupisce anzi che nessuno si chieda come mai lo Stato continui a prorogare la concessione a Radio Radicale, spendendo milioni di euro l’anno, quando la Rai con Gr Parlamento svolge lo stesso servizio a un costo notevolmente inferiore", puntualizza il comunicato. "Che poi una rete-testata giornalistica come Radio Radicale possa “funzionare giorno e notte con tre persone” come lui scrive, denuncia solo una pesante violazione dei diritti dei lavoratori, che meriterebbe sanzioni per l’editore. Chiediamo a lui come a tutti i colleghi di sostenere la battaglia della redazione di Gr Parlamento per un servizio pubblico di qualità, mentre come Cdr ci impegniamo a vigilare per il rispetto delle leggi e del contratto di servizio, affinché non venga mai meno la missione della nostra testata – per la quale, anzi, chiediamo da tempo maggiori risorse economiche e umane – e il suo ruolo eminente di servizio pubblico. Un servizio pubblico da difendere come “bene comune” dagli attacchi della partitocrazia, ma senza far uso di facili slogan populisti, perché la Rai, prima che essere dei partiti o dei padroni, come Colombo scrive, è dei lavoratori e dei cittadini che pagano il canone", conclude la nota del Cdr di Gr Parlamento. (E.G. per NL)