Si parla tanto di dominio degli OTT del web sui media tradizionali (radio, tv e stampa). Ma è veramente così?
Se la mal parata della carta stampata non si discute (ma in questo caso si tratta di una lotta “in casa”, visto che non è l’editoria in sé ad essere in difficoltà, quanto un “normale” passaggio di consegne da quella cartacea a quella online che non dovrebbe comportare variazioni sulla fruizione assoluta dell’informazione qualificata), diverso è il caso di tv e soprattutto radio, probabilmente il medium che più si sta mostrando capace di adattarsi all’era IP.
Secondo i rilievi di Nielsen e ComScore (società di ricerca sul marketing in diversi settori commerciali del web) sui mass reach media, negli USA il medium tradizionale (anche se ormai declinato in multipiattaforma: AM-FM, IP, HD Radio, DTT, sat) è fruito settimanalmente dal 93% degli americani, ponendosi, a livello di gradimento dei centri media, sopra la tv, che a sua volta supera Google, Facebook e Twitter, cioè gli OTT del web.
A rendere inossidabile la radio è ancora una volta l’ascolto in auto, dove l’antico mezzo di comunicazione elettronico ha il dominio assoluto (ma dove trova anche il suo ambiente ideale, visto che oltre l’80% della fruizione della radio è sulle quattro ruote): secondo lo studio “Share of Ear” dell’istituto Edison, l’89% del tempo di fruizione di un contenuto audio sulle vetture è appannaggio della radio (ancora prevalentemente AM/FM-HD Radio).
Ciò colloca la radio in testa alle scelte degli insezionisti: i rilievi di Nielsen indicano infatti un ROI (acronimo di return on investment, cioè l’indice di redditività del capitale investito) medio di dieci dollari di vendite incrementali per ogni dollaro investito in spot radiofonici. Un livello ancora irraggiungibile per la digital adv sul web. (E.G. per NL)