Qual è la distribuzione della raccolta pubblicitaria nazionale sul mezzo radiofonico? Il punto è da sempre controverso, posti i vari criteri di determinazione, che possono valutare il dato al netto o al lordo delle commissioni d’agenzia, considerare oppure no travasi economici e finanziari intersocietari a vario titolo, essere gonfiati o meno da quote, anche rilevanti, di cambi merci editoriali (pubblicità contro pubblicità) infra o extragruppo e così via.
Senza avere la presunzione di fornire un dato definitivo ed indiscutibile, una valutazione interessante è quella effettuata dall’Autorità garante per la concorrenza ed il mercato, che ha considerato il mercato della raccolta pubblicitaria nazionale nel 2013 in occasione di valutazioni antritrust, ripartendolo sui player esistenti. Secondo l’Agcm, la quota più rilevante della raccolta della pubblicità radiofonica nazionale ha fatto capo ai circuiti e/o raggruppamenti eterogenei di radio locali e reti nazionali minori (con concessionarie no captive), integrati da singoli operatori non condificati nominalmente, che, insieme, totalizzano il 31%. Segue la concessionaria pubblica Rai, che, nel 2013, ha rastrellato il 24% del complesso, a debita distanza dal gruppo Finelco (Radio 105, RMC e Virgin), con il 12%. Dietro al gruppo di Alberto Hazan, si sono collocate RTL 102,5 (monoemittente) e il Gruppo Editoriale L’Espresso (Dee Jay, Capital e m2o), entrambi col 9%. Pari merito di quote anche per RDS (monoemittente, escluse locali del gruppo) e Mondadori (R 101, Kiss Kiss, Radio Italia e diverse superstation) col 6%, mentre il fanalino di coda è costituito da Il Sole 24 Ore (Radio 24, monoemittente), col 3%. A dimostrare la profonda diversità di distribuzione delle risorse pubblicitarie tra il comparto radio e quello tv, si consideri che, nello stesso periodo, Mediaset ha raccolto il 53% delle quote di mercato, Rai il 19%, Sky Italia il 7%, Cairo Communication il 4%, Discovery il 4% e "gli altri" il 13%. (M.L. per NL)