La colpa è, come sempre, quasi esclusivamente dell’incertezza politica e dei segnali contraddittori del mercato (fiducia consumatori su, consumi giù).
Sta di fatto che, esaminando i dati pubblicati dall’Osservatorio Fcp-Assoradio, il fatturato pubblicitario radiofonico a giugno 2014, quanto a pubblicità nazionale, è diminuito del -13,1% rispetto allo stesso periodo del 2013 (il dato corrisponde ad un fatturato totale di 27.580.000 euro). Più a fondo, il valore progressivo a giugno 2014 è stato pari a 151.974.000 euro e corrisponde ad un decremento del -2,9% rispetto allo stesso periodo del 2013. A nulla, evidentemente, sono serviti i Mondiali di calcio, verso i quali si nutrivano forti aspettative. “Il mercato della radio nel primo semestre del 2014 ha mostrato due andamenti di segno diametralmente opposto”, ha commentato Paolo Salvaderi, presidente di Fcp-Assoradio, che rimarca l’impossibilità di stimare l’andamento futuro, anche nell’immediato (gli ordini hanno luogo in tempo reale, senza alcun preavviso, essendo ormai da tempo decaduta la tendenza alla prenotazione con mesi di anticipo). “Dopo il dato molto positivo dei primi tre mesi abbiamo osservato una frenata significativa degli investimenti che è proseguita per tutto il periodo aprile-giugno, determinando un risultato complessivamente negativo per il comparto. Al momento lo scenario è caratterizzato da scarsa visibilità anche per quanto riguarda i mesi estivi: naturalmente l’ultimo quadrimestre dell’anno sarà decisivo e siamo convinti che la radio sarà tra i primi mezzi ad invertire il trend negativo che ha caratterizzato il mercato pubblicitario degli ultimi mesi”. Ad ogni buon conto, nel panorama complessivo, il mezzo radiofonico tiene ancora abbastanza bene sul piano della nazionale rispetto agli altri media, tutti in affanno, tranne Internet che a giugno torna a salire. Indefinibile invece il volume d’affari della pubblicità locale, desumibile solo dall’incrocio dei fatturati delle singole emittenti. Sul punto, quindi, si può solo procedere a stime raccogliendo i commenti degli operatori locali, che registrano fortissime difficoltà di raccolta per quanto attiene alla programmazione tradizionale di spot (in crollo verticale). Meno traumatiche e, anzi, per certi versi dotate di segno positivo, le iniziative "speciali" (animazione, gestione eventi, publiredazionali, integrazioni crossmediali, ecc.), che, operando su piani singolari, non subiscono le restrizioni generalizzate del mercato, anche se le pessime evoluzioni della stagione sul piano meteo hanno in parte pregiudicato tale segmento commerciale. (M.L. per NL)