Torniamo, anzi restiamo, sul tema incandescente delle problematiche di sintonizzazione delle emittenti radiofoniche italiane sulle autoradio di nuova generazione legati ai codici PI ed ai metadati che spesso entrano in contrasto tra loro, letteralmente esploso ad agosto di quest’anno, anche se avevamo costantemente dato conto delle avvisaglie da circa due anni a questa parte.
Quali sono infatti le contromisure poste in essere dalle emittenti per cercare di gestire il problema?
Recap
Breve riassunto delle puntate precedenti, come di consueto.
Nel corso del mese di agosto, a seguito di un aggiornamento software della casa automobilistica BMW, si è acuito un problema in realtà noto da tempo: quello della progressiva difficoltà di diversi sistemi di car entertainment ad associare regolarmente loghi e denominazioni di emittenti, con la sempre più frequente presenza di grafiche errate (non aggiornate oppure riferite ad altre emittenti, spesso omonime, anche se non necessariamente), nomi incompleti o inesatti, che impediscono l’individuazione o la selezione della stazione desiderata.
Il casus belli BMW
In breve, in base all’upgrade BMW (che presumibilmente lo estenderà agli altri marchi del gruppo), i sintonizzatori prelevano loghi e codici PI delle emittenti da alcune banche dati internet, disintermediando i mux DAB con effetti deleteri come la presenza di trascrizioni errate delle denominazioni (errori plateali nei nomi, associazioni di loghi o claim errati o superati) senza possibilità alcuna di intervento correttivo da parte delle emittenti.
Codici PI
Ricordiamo che il Programme Identification (cd. codice PI) è un numero esadecimale a 4 cifre (16 bit), veicolato a livello broadcasting, che consente ai ricevitori radio (di norma autoradio) di identificare la medesima stazione radio a prescindere dai diffusori utilizzati, consentendo all’utente di mantenere l’ascolto agganciando i diversi relay.
Esempio
Ad esempio, BBC Radio 1 ha il codice PI C201 (il codice di solito non viene visualizzato sui ricevitori radio). In questo caso avremo il Extended Country Code (ECC) ce1, associato all’Ensemble Identifier (EId) ce15, al Service Identifier (SId) c221 e al Service Component Identifier within the Service (SCIdS).
RadioDNS (1)
Questi parametri possono essere utilizzati per costruire un nome di dominio completamente qualificato (FQDN) che nel sistema RadioDNS, uno standard tecnologico aperto che favorisce l’integrazione delle tecnologie di radiodiffusione via etere analogica (FM) e digitale (DAB) con quella Internet (IP), punta ad una distribuzione armonizzata del medesimo contenuto (il programma radiofonico lineare).
FM/DAB+/IP
Per la commutazione da FM/DAB+ a IP, i codici PI identificano la stazione, in questo caso 09880.c201.ce1.fm.radiodns.org per i vettori FM, o 0.c221.ce15.ce1.dab.radiodns.org per quelli DAB. Una ricerca DNS restituisce il nome canonico (CNAME) per questo FQDN: nslookup -type=CNAME 09880.c201.ce1.fm.radiodns.org.
Codici PI non univoci
Da annotare che i codici PI non sono univoci a livello globale (possono esserlo solo combinandoli con un ECC, codice paese esteso): gli intervalli sono assegnati per paese e vengono riutilizzati nei paesi oltre la portata radio FM l’uno dell’altro.
Il codice PI col DAB
Col DAB il codice PI ha assunto una ulteriore valenza a seguito della intermediazione della stazione dal vettore (operatore di rete), che non è più di proprietà (come nel caso della rete FM o delle applicazioni IP proprietarie, sito, app, ecc.), ancorché nell’eventualità partecipato, come nel caso dei consorzi DAB, di cui le emittenti concessionarie FM sono socie.
Codici PI in Italia
I codici PI in Italia cominciano col numero 5, identificando, con la seconda cifra, una stazione nazionale (col numero 2), oppure una interregionale (col 3) o una locale (col 4), consentendo l’individuazione di una determinata stazione da parte delle autoradio, favorendo, come detto, lo scambio di frequenze in movimento senza percezione della variazione dall’utente.
L’impiego odierno
Tuttavia, i codici PI vengono sfruttati dai nuovi ricevitori (autoradio in primis) anche per visualizzare i loghi delle emittenti. E da qui è nato un problema che, piano piano è diventato sempre più rilevante: a causa dell’assenza di un’attribuzione univoca ex ante, molte stazioni radio locali adottano (si presume sempre inconsapevolmente) codici PI già utilizzati da altre emittenti che si trovano in diverse zone d’Italia.
Due ordini di problemi
Allo stato questa pratica, all’inizio foriera di ostacoli solo in caso di spostamento territoriale da una regione all’altra, è diventata un problema per due ordini di motivi: (1) la sempre maggiore diffusione di autoradio che visualizzano il logo dell’emittente che si sta ascoltando e (2) la presenza massiccia di stazioni provenienti da altre regioni, principalmente ospitate nei consorzi DAB.
Dissociazione
Accade così che, sintonizzando una radio, appaia il logo di un’altra; oppure che, in movimento, un utente sintonizzato su una emittente DAB (o viceversa) si trovi catapultato su una diversa stazione, causando danno tanto alla prima che alla seconda, perché, con ogni probabilità, esse non verranno più memorizzate dall’utente.
Attivi penalizzati da inattivi
Un’altra disparità si genera fra le emittenti che provvedono ad inviare con celerità gli aggiornamenti dei loghi e dei codici PI alle case automobilistiche (o ai database delle organizzazioni terze che gestiscono i servizi di catalogazione) e quelle che fino ad ora hanno – colpevolmente – trascurato questi aspetti.
All’italiana
In Italia, che già si sta facendo riconoscere in Europa per l’uso deleterio di segni distintivi come asterischi e cancelletti e delle numerose “furbizie” degli editori per scalare posizioni finalizzate ad ingannare le autoradio e favorire il posizionamento nei primi posti degli elenchi delle stazioni, superando la logica alfanumerica della denominazione (prima i numeri da 0 a 9, poi le lettere dell’alfabeto dalla A in poi), la vicenda si è, nelle ultime settimane, ampliata con un nuovo capitolo.
Associazione PI incontrollabile
Per dare una portata della gravità della questione, qualora una o più emittenti hanno lo stesso codice, il sistema BMW (per attenerci al solo caso specifico enunciato) abbinerà automaticamente tutte le emissioni al nome associato al codice PI in questione, rendendo praticamente impossibile per l’ascoltatore trovare o identificare la radio che verrà oscurata da un’altra denominazione, sicché un ascoltatore che cercasse la stazione preferita occultata da un’altra riportante lo stesso codice non la troverà mai senza ascoltarle tutte.
Risoluzione autonoma impossibile
Ed anche qualora dovesse trovarla (e qui si aggiunge un elemento di ulteriore gravità) non gli sarà possibile modificare il nome nemmeno memorizzandola, poiché quel nome è ormai irrevocabilmente assegnato all’altra emittente. La stazione occultata, allo stato, non potrà quindi far altro che cambiare codice (su tutta la rete, FM e DAB), cercandone uno non utilizzato.
La regia assente
In effetti, il problema appare ancora più vasto di quello che sembra emergere, considerata l’assenza di una regia centrale che possa impartire linee guida univoche alle due industrie interessate: quella dell’automotive e quella della radiofonia (content e network provider).
Non solo database
Non sembra infatti che sia sempre e solo una questione di aggiornamento dei database non gestiti dagli operatori broadcast da parte delle emittenti radiofoniche (che pure è incombenza a cui tutti i fornitori di contenuti ed i network provider devono imparare a prestare costante attenzione), quanto di imporre all’industria radiofonica l’obbligo di adeguarsi a criteri definiti ed univoci.
Imposizione sovranazionale
Un’imposizione che, per forza di cose, non può che pervenire da organismi sovranazionali verso le industrie di riferimento (radiofonica ed automobilistica), un tempo alleate per coincidenza d’interessi. Alleanza che nella sostanza si realizzava nel soddisfacimento delle necessità dell’automobilista-ascoltatore.
Alla fine, sempre di prominence si tratta
Ora non è più così, perché la tendenza alla disintermediazione dei broadcaster dal cruscotto dell’auto da parte dell’industria automobilistica – sollecitata e condizionata dalle opportunità delle piattaforme over the top e dal business dello streaming – evidenzia che si potrà uscire solamente attuando quella famosa prominence a favore della radiofonia che da molti mesi sembra essersi arenata.
L’intervento
Tuttavia, come si diceva in apertura, quali possono essere, in questa fase di assenza di norme cogenti, le contromisure adottabili da parte delle emittenti?
Com-Nect
Ne parliamo con Massimo Rinaldi, ingegnere della società di ibridazione broadcast-broadband Com-Nect (gruppo Consultmedia) che sull’incombenza è particolarmente impegnata da un anno a questa parte.
Impotenti
“Si tratta di problemi spesso irrisolvibili da parte delle emittenti e tanto più degli utenti. Con la conseguenza che su alcune autoradio determinati programmi risultano non identificabili (in quanto il contenuto è dissociato dal logo mostrato sul display o dalla denominazione stessa)”, spiega l’ing. Rinaldi che sulla questione ha formato una recente circolare per i clienti di Consultmedia.
Task force su codici PI e metadati
“Stante la gravità e soprattutto la progressiva e preoccupante espansione della questione, abbiamo istituito, nonostante si fosse ad agosto inoltrato, una task force tecnico-giuridica per cercare di affrontarla con la maggiore efficacia e tempestività possibile”, annota l’ingegnere.
L’approccio
Ma che tipo di approccio è stato adottato per gestire un problema la cui genesi non è ancora completamente definita?
Le due direttrici
“Abbiamo anzitutto sezionato la problematica nelle due (macro) direttrici codici PI e metadati. Per quanto riguarda la prima, la strategia che abbiamo deciso di adottare è stata di natura giuridica, attraverso una specifica azione di carattere amministrativo.
RadioDNS (2)
Relativamente alla seconda direttrice, sono stati avviati una serie di confronti (tuttora in corso) con partner RadioDNS e coi gestori delle banche dati utilizzate dalle maggiori case automobilistiche per attuare l’immediata iscrizione delle emittenti assistite negli elenchi (o aggiornare i dati se presenti e non allineati con la realtà) e per definire protocolli per gli aggiornamenti.
Approccio strategico
In realtà, gli interventi si pongono nell’alveo dell’attività strategica già da tempo avviata da Consultmedia in relazione alla tutela dei contenuti.
Le nuove regole
Mi riferisco ai marchi, al layout, al format, ma anche all’adeguamento alle nuove logiche di indicizzazione e catalogazione dei contenuti da parte dei device (autoradio, smart speaker, smart tv) o di terze parti (aggregatori). Un tema su cui purtroppo – almeno in Italia – non c’è ancora sufficiente consapevolezza”, sottolinea Rinaldi.
Il nocciolo della questione
“Volete un esempio di insufficiente ponderazione? Il nocciolo della questione è la semplicità: se ascoltare la radio diventa complicato, pochi lo faranno. Una delle ragioni del successo della radio (e della tv) lineare è la sua semplicità di fruizione: accensione, sintonia e via. I recenti studi hanno dimostrato che pochi utenti superano i 3 click. Fuori discussione che uno o anche due siano oggi sufficienti (es. 1 click accensione autoradio; 2 click sui preferiti/scansione elenco; 3 click su stazione scelta), ma bisognerebbe non arrivare oltre i tre.
O(ne) click a portata di mano
E qui arriviamo al punto: l’unico sistema che garantisce il “one click” – o addirittura zero click – è appunto il comando vocale. Di qui la deduzione che si punterà lì e la necessità di una elaborazione delle conseguenti contromisure”, chiosa l’ingegnere. (E.L. per NL)