Baschieri: l’obiettivo è costruire il più grande marketplace per comprare e vendere pubblicità sui podcast in maniera programmatica. Noi abbiamo le tecnologie per ottimizzare il guadagno.
Oggi dalle piattaforme di produzione si passa direttamente a quelle di distribuzione: queste ultime, peraltro, non fanno niente se non listare il tuo show e collegarsi ai nostri server. La pubblicità è tutta diretta sul produttore oppure sulla piattaforma produttiva.
La radio non ha ancora capito: propone solo musica perché costa meno che mettere persone a fare contenuti di tipo giornalistico e documentari. Il podcast invece deve offrire contenuti approfonditi, se va ad aggiungersi la musica sarà difficile che gli ascoltatori tornino alla radio.
Le dimensioni del mercato dei podcast
La storia
Nel 2010 Francesco Baschieri cofondò Spreaker, una piattaforma tutta italiana di creazione, distribuzione e ascolto di podcast, tutt’oggi fra le app più utilizzate. Nel 2018, in seguito alla fusione con l’americana BlogTalkRadio, è diventata Voxnest, una delle principali piattaforme per realizzare e monetizzare i podcast a livello mondiale.
Dall’ottobre 2020 Voxnest ha assunto un carattere internazionale, entrando nel circuito – con un’operazione dal valore di oltre 50 mln di dollari – di iHeartMedia, il maggior produttore di podcast negli Stati Uniti, oltre che proprietario di più di 850 stazioni radio (e del più importante brand bouquet americano).
Quali sono gli obiettivi futuri?
“L’obiettivo generale di entrambi è costruire il più grande marketplace per comprare e vendere pubblicità sui podcast in maniera programmatica, noi abbiamo le tecnologie per ottimizzare il guadagno utilizzando i dati e loro sono il principale editore di podcast degli Stati Uniti. Devono monetizzare la loro inventory (gli spazi a disposizione degli investitori, ndr.) il più possibile, oltre quello che riescono a fare con la grande forza vendita interna”, ha sottolineato Francesco Baschieri, ceo di Voxnest in un’intervista al quotidiano Italia Oggi il 04/12/2020.
Soprattutto produttori indipendenti. Spazi pubblicitari all’asta
Anche Voxnest possiede una produzione di podcast, ma sono soprattutto contenuti di produttori indipendenti, mentre la società americana è un vero e proprio editore. Ma “Per grande che sia la forza vendita, iHeartMedia non riesce a riempire tutti gli spazi, per questo si possono inserire i contenuti nel marketplace che mette all’asta l’opportunità di includere advertising”.
Importante rimane il rapporto con l’Italia
Nonostante l’internazionalità acquisita, il rapporto con il nostro Paese rimane importante: “Essendo un’azienda nata in Italia la nostra piattaforma ha un certo seguito, dal produttore indipendente al Corriere della Sera a Mediaset all’utente che vuole fare il proprio podcast. Una volta creato il contenuto si può inserire nella piattaforma di distribuzione che si preferisce. Poi ci si può affidare a noi che vendiamo gli spazi pubblicitari, oppure far da sé e affidarci solo l’invenduto”.
Una raccolta in crescita, ma difficile è reperire dati certi
Come ha spiegato Baschieri, il valore della raccolta dei podcast è ancora piccolo (4% del digitale), ma ciò significa avere molti margini di crescita. Inoltre, come ben sappiamo, le indagini sui dati d’ascolto sono difficili da condurre per diversi motivi, tra i quali spicca soprattutto la grande frammentazione delle fonti di dati, con conseguente assenza di qualcuno che abbia il controllo e che detti le condizioni economiche.
“Intanto esistono più piattaforme di ascolto separate. Se un editore realizzasse i suoi podcast, il 90% di questi non sarebbe ascoltato sul suo sito ma su Apple Podcast, Spotify, Google Podcast… E i dati li hanno loro. Noi diamo ai fornitori di contenuti dati crossplatform ma sono limitati rispetto ai soggetti che hanno l’accesso al telefono. Inoltre riusciamo a sapere quante volte è stato scaricato il podcast, ma non se è stato realmente ascoltato oppure salvato”.
Pubblicità tutta diretta sul produttore
Per quanto riguarda invece la rimunerazione delle piattaforme di distribuzione, il ceo di Voxnest ha chiarito che dalle piattaforme di produzione si passa direttamente a quelle di distribuzione, “queste ultime, peraltro, non fanno niente se non listare il tuo show e collegarsi ai nostri server. La pubblicità oggi è tutta diretta sul produttore oppure sulla piattaforma produttiva.
Non è Spotify che oggi ti trova lo sponsor, anche se potrebbe accadere presto. Questa cosa potrebbe non durare, dipenderà dalla possibilità che resti l’attuale moltiplicazione di piattaforme distributive”.
Qual è la posizione delle radio nei confronti dei podcast?
Nel nostro Paese, alcune radio hanno iniziato ad investire sui podcast, mentre altre sono ancora incerte, complice anche il fatto – secondo le parole del ceo – che l’industria discografica veda i podcast come qualcosa che possa intaccare le vendite o i ricavi delle piattaforme streaming.
Baschini ha aggiunto che le radio “finora, inoltre, hanno cercato di ottimizzare i profitti proponendo soprattutto musica, perché costa meno che mettere persone a fare contenuti di tipo giornalistico e documentari. Questo media che sta nascendo, invece, offre contenuti approfonditi, se va ad aggiungersi la musica sarà difficile che gli ascoltatori tornino alla radio. iHeart l’ha capito”. (N.S. per NL)