Dopo il resoconto di NL sull’ultima riunione del Radio Spectrum Policy Group (RSPG) in seno alla Commissione Europea (RSPG21-042 Final Radio Spectrum Policy Group – 28th Progress Report of the RSPG Sub-Group on cross-border coordination), si è tornato a parlare di pianificazione della radiodiffusione sonora analogica. Cioè un tardivo Piano FM finalizzato a risolvere definitivamente le incompatibilità radioelettriche internazionali e a sbloccare la pianificazione DAB+ appunto attraverso il coordinamento con gli stati confinanti. Con tanti saluti alle rassicurazioni ministeriali di settembre scorso (sulle quali in pochi, peraltro, avevano fatto affidamento). Vediamo cosa potrebbe comportare un Piano FM nel 2023-2024.
Radio analogica e digitale legate a doppio filo
Come detto in apertura, la radiodiffusione sonora analogica e digitale sono strettamente collegate: senza la pianificazione dell’una, non si potrà concludere la seconda. Non è una questione tecnica. O meglio, non è solo tecnica; è prima di tutto politico-giuridica.
Inamicizie
Questione di ritorsioni. Pardon, di contromisure, perché da decenni il politically correct del diritto internazionale definisce così il comportamento inamichevole tenuto da un soggetto statale nei confronti di un altro, in risposta ad una precedente violazione compiuta dal secondo rispetto al primo.
Le colpe italiane
Se le relazioni diplomatiche (a riguardo di rapporti radioelettrici) tra Italia e Croazia e Slovenia (ma non solo), non sono degradate ad inamicizie, certamente sono connotate da sfiducia (verso di noi). I due paesi – lo hanno apertamente dichiarato ai due consessi RSPG di settembre e novembre 2021 – stanchi delle disattenzioni da parte del nostro Ministero dello sviluppo economico verso le loro denunce interferenziali (figlie delle mancate pianificazione delle frequenze FM nel nostro Paese e iscrizione delle frequenze utilizzate dai privati nel corso delle conferenze ITU dei primi anni ’80,) ci hanno mandato a stendere.
Periodo transitorio
Premessa: la radio digitale via etere è una esigenza (oggi) improcrastinabile per l’Italia, affinché la radiofonia possa affrontare il periodo transitorio che l’accompagnerà fino all’automotive completamente connesso. Che archivierà l’era dell’autoradio.
Le due condizioni
Ma per consentire la pianificazione delle frequenze DAB+ che ne favorirà il consolidamento presso l’utenza, occorre il contestuale verificarsi di due condizioni: la liberazione delle frequenze VHF dedicate alla radio digitale (via etere) da impieghi televisivi (che dovrebbe avvenire nel corso del 2022, all’esito del refarming della banda 700 MHz) e il coordinamento con gli stati esteri. Per l’appunto.
Agcom pianifichi
I quali per definire le negoziazioni chiedono che l’Italia attui quella pianificazione FM prevista sin dal 1990, ma mai realizzata. Si tratta, è bene ribadirlo, di un obbligo normativo non di una opportunità o facoltà.
Cosa comporta
Per risolvere le incompatibilità gli Stati esteri chiedono che Agcom adotti il Piano FM. E l’Autorità lo farà, perché obbligata. Ma cosa comporterà?
Il modello
“Con ogni probabilità Agcom seguirà il metodo pianificatorio (da essa) adottato per il DTT, individuando, sulla base delle iscrizioni ITU e dei punti di verifica (pdv), le frequenze coordinabili e vietando l’impiego di quelle astrattamente incompatibili. Il che, evidentemente, comporterà una forte limitazione degli spazi per la radiodiffusione sonora analogica“, spiega Massimo Rinaldi, ingegnere di Consultmedia.
I sopravvissuti
Quanti impianti verrebbero soppressi? Difficile dirlo, ma secondo uno studio effettuato e che NL ha potuto esaminare, non meno del 35-40%. Considerata l’elevata presenza di ridondanza impiantistica (cioè impiego, da parte dello stesso soggetto, di più frequenze sullo stesso bacino per sopperire alla presenza di interferenze), ciò comporterebbe una riduzione del numero delle emittenti intorno al 20-30%.
Bandi FM
Una volta adottato il Piano FM necessariamente sarà avviata (da parte del Ministero dello sviluppo economico) una procedura competitiva per l’assegnazione delle frequenze coordinate (oggi lo sono solo quelle RAI, che quindi saranno confermate).
Come per operatori di rete e fornitori di servizi di media audiovisivi
“Immaginiamo che in una prospettazione di questo tipo, lo schema sarà un mix tra quello dei bandi per operatori di rete e per FSMA sperimentato per l’ultima migrazione DVB-T, in quanto in analogico network e content provider coincidono. Probabilmente gli attuali utilizzatori di frequenze FM avrebbero un trattamento preferenziale, ma certamente non una garanzia di assegnazione”, sottolinea Rinaldi.
Symulcasting. Ma non per tutti
Ovviamente agli assegnatari di diritti d’uso FM dovrà essere consentito l’accesso alla radio digitale via etere (DAB+) per il symulcasting, considerato che gradualmente il pubblico si sposterà verso quest’ultima, favorendo il progressivo abbandono della radio analogica (con ogni probabilità prima della scadenza dei diritti d’uso, presumibilmente decennali). Impensabile che agli assegnatari delle frequenze FM sia impedito l’accesso al DAB+.
Sopravvissuti, ma senza indennizzi
Ma sul DAB+ approderanno anche molti dei non assegnatari dei diritti d’uso FM. E per scansare qualche preventivo entusiasmo, sottolineiamo che dal punto di vista giuridico è altamente improbabile la previsione di indennizzi come per i network provider tv, non essendo le occupazioni FM conseguenza di un’attribuzione di diritti d’uso, la cui revoca darebbe origine ad un danno ingiusto risarcibile.
Incidenza economica
Interessante anche la considerazione che, dal punto di vista economico, l’operatività attraverso diritti d’uso FM determinerà uno stravolgimento epocale del modello di valutazione italiano delle radio, incentrato (anche se sempre meno che nel passato) sul valore degli asset frequenziali più che sulla redditività aziendale. Un caso praticamente unico al mondo.
Gli accertamenti fiscali
“Considerata l’unicità del sistema italiano, Consultmedia ha ideato oltre 22 anni un modello per valutare gli asset radiotelevisivi del nostro paese, validato dall’Agenzia delle entrate. Che poi lo ha adottato come strumento per gli accertamenti fiscali sulle compravendite di aziende e rami aziendali”, spiega Rinaldi.
Algoritmo correttivo
“Consci dei cambiamenti in corso, da circa 10 anni abbiamo quindi introdotto nel nostro modello un algoritmo per il calcolo del valore di una rete FM in funzione dell’avvicendamento digitale. Lo strumento di calcolo ci restituisce un valore altamente attendibile di un asset FM in funzione della sua vita residuale. Così possiamo consigliare o meno l’acquisto del ramo aziendale in funzione della fecondità ripetuta, ovvero dell’utilità nel corso del tempo”.
Quando accadrà?
Alla luce delle ultime evoluzioni giuridico-politiche, è probabile che la pianificazione FM da parte di Agcom abbia luogo entro il 2024 e conseguentemente che l’assegnazione dei diritti d’uso avvenga entro il 2025. Così facendo dovremmo avere un diritto d’uso decennale FM, anche se l’aspettativa di sfruttamento sostanzialmente difficilmente andrà oltre il 2030. Sono ipotesi, ovviamente. Ma con il DTT ci avevamo azzeccato. Su tutto. (E.G. per NL)