Torna lo spettro del 2004/2005: la RAI si preparerebbe infatti a scatenare una nuova offensiva contro le emittenti private che interferirebbero le sue emissioni FM.
A quanto risulta a questo periodico, la concessionaria pubblicata, alleggeritasi degli impegni connessi al traumatico passaggio al DTT, si starebbe ora concentrando sui problemi di diffusione in modulazione di frequenza delle proprie radio. A motivare la decisione di attuare un rastrellamento interferenziale, tanto per cambiare, sarebbero i disastrosi esiti delle indagini d’ascolto, che condannano due delle tre principali radio pubbliche a livelli di emittenza nazionale minore, mentre Radiouno si colloca solo al 6° posto della classifica Radio Monitor di Eurisko. Per non parlare di Isoradio 103,3 e GR Parlamento, stazioni sulla cui ragione d’esistenza economico-editoriale ci sarebbe da porsi più d’una domanda. In realtà, che la ragione della catastrofica condizione delle emittenti RAI sia da ricondurre alle problematiche di sintonizzazione FM è un nesso di causalità tutto da dimostrare. Anzi, per la più parte degli osservatori, i problemi di ascolto RAI sono tutt’altro che quelli conseguenti a patologie diffusive, peraltro spesso figlie non già di rinnovate ingerenze interferenziali, quanto di layout impiantistici anacronistici, di una pianificazione dei punti d’irradiazione attuata negli anni ’50/60 (cioè in un etere completamente vergine e con un’urbanizzazione nemmeno lontanamente paragonabile all’attuale) e di una convivenza forzata quanto inevitabile. L’ennesima caccia all’untore interferenziale, attuata, tanto per cambiare, sulla base di parametri di determinazione dei rapporti di compatibilità (le regole UIT-R, applicabili solo in regime di pianificazione delle frequenze) incompatibili con la condizione di deregolamentazione della modulazione di frequenza italiana, lungi dal determinare il bramato recupero d’utenza, amplierà a dismisura il contenzioso giudiziario a carico dello Stato e catalizzerà gran parte delle già limitate risorse degli Ispettorati territoriali del Ministero dello Sviluppo Economico. Con l’effetto che le emittenti private, piegate dalla crisi economica e da una pressione burocratica che probabilmente non ha pari al mondo (non solo in Europa!), dovranno intraprendere un nuovo aspro e dispendioso confronto con l’Amministrazione pubblica. L’auspicio è che Federica Guidi, nuovo ministro allo Sviluppo Economico d’estrazione imprenditoriale, colga la necessità di un immediato intervento d’indirizzo tecnico-politico su una materia dal potenziale devastante per il comparto radiofonico privato prima dello scoppio dell’ennesima guerra dell’etere. (M.L. per NL)