Far ridere per fare radio. Le potenzialità dei comici alla radio non sono certo una scoperta dell’età moderna: autentiche icone dello spettacolo hanno lasciato il segno nei palinsesti di mamma Rai nell’Italia del dopoguerra.
Dalle leggendarie imitazioni di Alighiero Noschese nei programmi di Garinei e Giovannini alle divertenti macchiette inventate da un giovane Alberto Sordi e poi diventate anche figure cinematografiche, passando per un programma diventato poi punto di riferimento come Alto Gradimento di Arbore e Boncompagni l’emittente di Stato anche nei decenni a seguire ha proseguito nella stessa direzione, addirittura incrementando lo spazio riservato a trasmissioni create per suscitare ilarità. Negli ultimi anni, il palinsesto di Radio 2 infatti ha proposto diversi nomi tra i più significativi della vecchia e nuova generazione significando quanto l’interesse per il “far ridere” sia sempre vivo.
Tra la concorrenza, fu Radio Dee Jay il primo network a mettere in onda una trasmissione similare a quelle RAI, con un Fiorello alle prime armi ed un giovane Tony Severo ne’ ‘Stessa ora, stessa radio, stesso programma”, successivamente diventato ”W Radio Deejay” ed attualmente ”Ciao Belli’‘, evento assurto negli anni ad autentico oggetto di culto.Piano piano, ogni emittente ha sperimentato, va detto, con alterno successo, la strategia del ridere per catturare gli ascoltatori; manovra sulla quale è entrata con forza RDS con un recente rinnovamento della programmazione che in questa direzione con l’arrivo di Giacomo Valenti in ”Tutti Pazzi per RDS” ed il relativo affiancamento di Sergio Friscia ad Anna Pettinelli.
Del resto, gran parte dei ”morning show” risultano orientati al puro entertainment, manovra che, come (troppo) spesso accade, ha avuto consequenziali ricadute anche sulle emittenti medio piccole, che nell’affannosa ricerca di uniformarsi alle grandi (nella vana speranza di clonarne gli ascolti) tendono più a copiare che ad inventare format idonei e localizzati sul proprio territorio, con esiti spesso deleteri.
Ma quanto fanno ridere i comici alla Radio? Questo proliferare di programmi e conduzioni improntate al divertimento non rischia di saturare l’offerta? E ancora: quanti sono i professionisti in grado di far ridere attraverso il mezzo radiofonico?
Perché una cosa è risultare gradevoli nei pochi minuti di una gag ben studiata, un’altra cosa è la diretta di diverse ore, in cui nonostante la preparazione, l’esperienza, la bravura degli autori, la brillantezza comunque non può essere sempre ai massimi livelli.
Verosimilmente, un maggior dosaggio delle forze e meno contemporaneità ed analogie gioverebbero alla causa: meglio sarebbe virare su un unico programma di punta con una connotazione precisa e forte, piuttosto che disperdere le forze in mille rivoli, rischiando di creare solo troppa uniformità, che certo non va di pari passo con la risata.
Per esempio, intelligente pare la strada percorsa da Radio 24, che propone un Leonardo Manera più in veste di spalla che non di vero e proprio comico nei ”Funamboli” di Alessandro Milan e Veronica Gentili, utilizzando l’ironia e l’efficace sarcasmo del comico bresciano anche quando gli argomenti trattati non si prestano alle battute facili ed hanno, anzi, bisogno di essere ben ponderati. Una scelta coraggiosa premiata da un programma ben realizzato che presenta un trio ben assortito, in cui ”il comico” non è messo lì solo per la popolarità televisiva, in omaggio ad una moda ormai imperante, ma costituisce una figura che ha una sua collocazione precisa, in simbiosi con gli altri conduttori.
Quello che auspichiamo è quindi una minore quantità ed una maggiore qualità: meno scelte di pancia e più di cervello, diminuendo le concessioni ”dovute” alla televisione, scegliendo solo chi è realmente idoneo per attitudini e linguaggio al mezzo utilizzato. Perché, in fondo, fare radio o tv non è esattamente la stessa cosa. (U.F. per NL)