Come abbiamo dato conto in altro articolo nei giorni scorsi, stanno arrivando in questi giorni i primi provvedimenti di attribuzione dei diritti d’uso ventennali a seguito delle domande presentate a mente dell’avviso pubblico del Ministero dello Sviluppo Economico del 04/08/2016 relativo alle assegnazione delle frequenze radio in modulazione di ampiezza.
Ricordiamo che a seguito dell’elevato numero di istanze si era reso necessario avviare la procedura di selezione comparativa prevista dalla Delibera Agcom 3/16/CONS, sicché con bando in data 01/02/2017 era stata avviata la procedura per l’assegnazione di 86 frequenze asincrone.
Le società che ottengono i diritti d’uso delle radiofrequenze per le trasmissioni radiofoniche terrestri in onde medie a modulazione di ampiezza sono obbligate a esercire la frequenza secondo le caratteristiche tecniche di cui al Piano di radiodiffusione Ginvera 1975 e devono assicurare la copertura del bacino di utenza tenendo conto della necessità di realizzare l’uso efficiente delle risorse.
La titolarità del diritto d’uso comporta il pagamento dei diritti amministrativi e i contributi ove previsto e riconosciuto dagli artt. 34 e 35 del D. Lgs. 259/2003.
“Il Ministero dello Sviluppo Economico ha escluso dalla gara chi non ha potuto produrre la famigerata «dichiarazione di istituto di credito attestante l’affidabilità finanziaria del soggetto partecipante», prevista tra l’altro per i soli soggetti nuovi entranti”, osserva a questo periodico il dr. Giorgio Marsiglio, il giurista che con le sue istanze all’UE aveva provocato l’avvio della procedura di riassegnazione degli impianti OM dismessi dagli esercenti. Lo stesso Marsiglio, del resto, ci ha partecipato il contenuto di una successiva corrispondenza con la Commissione europea a riguardo della controversa procedura adottata dal Ministero dello Sviluppo Economico (qui la lettera pervenuta al dr. Marsiglio dalla Commissione Europea e la risposta formulata dallo stesso).
“In sintesi, la Commissione si accontenterebbe del fatto che la legge italiana sia stata modificata e che i bandi siano stati emanati, ritenendo quindi superata la mancata apertura delle onde medie agli operatori privati, oggetto della mia segnalazione“, ci spiega il giurista. “A tale “illusione” degli uffici comunitari ho dato risposta, chiedendo anche – come previsto dalle regole europee – di andare personalmente a parlare con i funzionari della Commissione. Preciso che a Bruxelles ho fatto presente quanto – a mio parere – contrasta direttamente con la normativa europea (quindi la previsione di un requisito eccessivamente severo e non proporzionato per la partecipazione al bando e la conseguente discriminazione tra i partecipanti al medesimo). Non ho potuto, invece, denunciare la non corretta applicazione delle regole dettate dallo stesso bando sul posizionamento degli impianti, in quanto materia non di competenza dell’Unione Europea. Per lo stesso motivo non ho potuto insistere sull’errore, commesso dall’Agcom, di prevedere la figura, tipica delle radio digitali, dell’«operatore di rete» anche per le radio a tecnica analogica, anziché quella della «emittente radiofonica» (come previsto invece dal nostro Testo Unico dei Servizi di Media Audiovisivi e Radiofonici-TUSMAR)“, conclude Marsiglio. (M.L. per NL)