Radio. Ofcom: promo smart speaker pericolosi per fidelizzazione emittenti. Intanto Bloomberg rende noto contenuto rapporto riservato Amazon

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Investire nelle skill Alexa è un bene o un male per garantire ascolti e fidelizzazione alle stazioni radiofoniche?  Se da un lato sappiamo da anni come gli smart speaker giochino un ruolo essenziale nelle case ormai prive di ricevitori classici, dall’altro la prossima saturazione del mercato, alcuni vincoli imposti da Amazon e un importante studio di Ofcom (il regolatore delle comunicazioni in UK) ci portano a ipotizzare che sia il momento di rifocalizzare gli sforzi sulle app di proprietà.

Fine della crescita

Cominciamo del mercato degli assistenti vocali Amazon.
Bloomberg ha recentemente
reso noto un rapporto interno e riservato riguardante lo stato di salute del business Echo, dal quale emerge che la fase espansiva di questa categoria di apparati è ormai terminata, con una crescita che si attesta all 1% anno/anno.

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Altra nota dolente: gli utilizzi principali sono l’impostazione di timer, la gestione delle luci domestiche e l’ascolto di musica: solo una fascia minoritaria degli utenti effettua acquisti tramite l’assistente vocale. Quantomeno, l’intrattenimento pare essere una delle funzioni principali. Ma andiamo oltre.

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Skill introvabili? 

La ricerca evidenzia come durante le prime ore di utilizzo del device il nuovo utente sperimenti un certo numero di funzionalità che risulterà essere la totalità di quelle utilizzate in seguito. Risulta molto raro che questo torni successivamente a “provare” nuovi comandi vocali e dunque scoprire eventuali nuovi skill. Inoltre il 25% degli acquirenti smette di utilizzare Echo dopo solo due settimane dall’attivazione.

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Quasi metà degli utenti richiede di ascoltare una radio 

Veniamo al recente studio di Ofcom. Anche il regolatore delle comunicazioni del Regno Unito rileva l’importanza di Echo come apparato per l’intrattenimento: al fine di ascoltare musica il 40% degli utenti richieda esplicitamente ad Alexa una determinata stazione radio, su un totale di utenti che domanda genericamente “musica” pari al 67%.

Alexa, fammi ascoltare Radio Deejay

Fintanto che la stazione è facilmente identificabile da Alexa tutto bene. Ma – almeno nell’esperienza di chi scrive – non sempre la cosa funziona, come in questo caso in cui  l’assistente vocale risulta molto efficace nell’impedire l’ascolto del Trio Medusa. Nell’impossibilità di trovare il marchio richiesto Alexa propone piuttosto una delle sue “radio”. Risultato evidentemente disastroso per il broadcaster.

News   

Riguardo il consumo d’informazione, il 60% dei possessori di smart speaker richiede  servizi quali previsioni del tempo, notizie in breve e l’ora esatta. Meteo e orario vengano risolte direttamente dalla piattaforma e solo le news vere e proprie attivano un flusso radiofonico on demand. E in qui si è in balia della configurazione iniziale dell’apparecchio.  

L’importanza dei settaggi iniziali

Nel nostro caso, come si ascolta nel video, chi scrive ha indicato come fronte preferenziale di notizie France Info ed è questa che viene proposta a fronte della richiesta generica di news. Vero, è sempre possibile domandare esplicitamente una stazione differente, ma la tendenza di Alexa a proporre stazioni omonime o semplicemente errate rende la cosa poco frequente.

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I vincoli per le skill

Al fine d’identificare correttamente una stazione, Amazon consiglia (o impone) che l’utente utilizzi specifiche frasi. “Alexa, fammi ascoltare RDS” pare non funzionare, mentre ottiene quasi sempre il risultato voluto “Alexa, parla con RDS“. Parla con RDS?!
Quale utente utilizzerà mai questa formulazione?

Alexa Killing the Radio Star? 

Per aggirare il problema, molte stazioni inglesi invitano gli ascoltatori a “dire le parole giuste”. Ma se da un lato questo aiuta a ottenere il risultato desiderato, secondo Ofcom esistono importanti effetti collaterali indesiderati. A differenza di app proprietaria o sito dell’emittente, quando un ascoltatore passa per uno smart speaker la stazione perde il controllo della parte finale della catena di ascolto.

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Data is king 

È infatti Amazon a catturare una serie di dati essenziali che sfuggono ai broadcaster: chi ha richiesto la specifica stazione, da quale device e in quale luogo, se si è ascoltato uno spot o un preroll, se si è interrotto su un certo brano, se qualcuno era effettivamente presente nella stanza dove veniva ascoltata la stazione.

Fidelizzazione

Senza contare, conclude Ofcom, che l’utente abituato a un ascolto tramite smart speaker risulta essere poco fidelizzato, arrivando spesso a dimenticare il marchio stesso della radio ascoltata. Facile per Alexa dirottarlo su brand alternativi, se mai lo desiderasse.  (M.H.B. per NL) 

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