La Radio per come la conosciamo (cioè via etere e non interattiva), continua ad essere la fonte primaria di accesso alla musica per la quasi totalità degli americani, giovani generazioni comprese (oltre 90 % di penetrazione per tutti i residenti negli USA di almeno dodici anni di età).
Pandora, web radio e sistemi di fruizione in streaming e podcast in generale, in definitiva, non sono ancora riusciti ad insidiarle il primato e non riusciranno a farlo, presumibilmente, per un bel po’. Lo conferma uno studio condotto da Mediabase per conto del Wall Street Journal, da cui, oltre alla solidità del medium, emerge anche che le grandi emittenti programmano un numero molto più ridotto di brani musicali rispetto a quanto facevano dieci anni fa, moltiplicando a dismisura i "passaggi" in playlist dei pezzi più famosi e più richiesti dal pubblico. "Un minor numero di canzoni più conosciute spinge un maggior numero di persone ad ascoltare la radio più spesso, il che significa dati di audience più elevati e maggiori introiti pubblicitari", motiva il fenomeno Paul Resnikoff su Digital Music News. L’analisi di Mediabase indica, per le canzoni classificate nella Top 5 radiofonica, oltre 3 milioni di passaggi annui complessivi nel 2013 contro i meno di 2 milioni del 2003. (E.G. per NL)