Se vogliamo assumere a riferimento gli Stati Uniti quale modello di orientamento del comparto radiofonico, dobbiamo avere il coraggio di farlo sia quando le notizie mostrano la tenuta del mezzo, ancorché di fronte ad una costante erosione da parte di altre piattaforme di entertainment (come lo streaming musicale on demand ed i podcast), sia quando mandano pericolosi segnali di deriva.
E a quest’ultima prospettiva appartengono due affermazioni lapidarie di Fred Jacobs, analista della società di ricerca Jacobs Media, rese nell’anticipazione dei dati del sondaggio TechSurvey 2022 al NAB Show. Cioè la famosa fiera annuale (parentesi Covid a parte) della National Association of Broadcasters, che dal 1991 si tiene al Las Vegas Convention Center di Las Vegas, Nevada.
Techsurvey 2022: il Bluetooh supera come impiego la radio FM
La prima era attesa da tutti coloro che hanno mantenuto la testa fuori dal sacco: nell’ambito del car entertainment il 76% degli intervistati ha dichiarato di aver fatto impiego del Bluetooth, rispetto al 70% della radio FM.
La Generazione Z ha altri interessi…
La seconda anticipazione di Techsurvey 2022 ha invece colto tutti – o quasi – di sorpresa. La generazione Z (14-25 anni) ha altri interessi.
La novità?
E dove è la novità?, sarà stato il pensiero di molti a questo punto.
…. e la musica non (più) è al primo posto
La novella è che, secondo Jacobs, la Radio non è l’unico interesse ad essere scomparso dal radar della generazione Z, cioè i nati tra il 1995 e il 2010. Insieme ad essa sono sempre meno individuabili film, serie TV e… musica.
A che gioco giochiamo?
In effetti, il target 14-25 anni sembra ormai preferire i giochi online alla musica, che, al più, dei primi è un mero contorno. Spesso nemmeno assaporato.
We’re leaking oil. Literally
Ma andiamo per ordine.
“Stiamo perdendo olio. Letteralmente”, ha esordito Jacobs presentando i dati di Techsurvey 2022. “L’impiego della radio FM sta lentamente diminuendo, anno dopo anno. E gli automobilisti si stanno indirizzando anche verso altre piattaforme“. E’ stato il commento dell’analista a riguardo del primo fattore: l’impiego del Bluetooh rispetto alla Radio.
Concorrente sui generis
Tendenza pericolosa, perché il Bluetooh non è un medium, ma una interfaccia. In altri termini, la Radio non sta combattendo contro un concorrente tipico, cioè un altro mezzo di comunicazione di massa. Ma con uno strumento di facilitazione, che apre ad altri mezzi. Questi sì, competitor.
Facile, a dirsi
Per essere più chiari: con il Bluetooh in auto si accede alla maggioranza dei contenuti disponibili attraverso il proprio smartphone. Che, a sua volta, è l’interfaccia comunicativa di gran lunga più impiegata da tutti noi.
Neutrale, ma indifferente
Quindi, col Bluetooh, in auto, si può accedere anche alla Radio. Solo che, lì, essa è dispersa nel mare magnum dei contenuti presenti nel web. Non è, cioè, immediatamente accessibile come con l’autoradio. Con tanti saluti alla rendita di posizione del famoso one click.
(Non) perdere la bussola
Quindi cosa fare per evitare la polverizzazione dell’ascolto in auto? Anzitutto non perdere la bussola, scambiando l’arrivo con la partenza.
Dashboard
Fin qui, infatti, molti hanno pensato che l’unica speranza di sopravvivenza della Radio sulle connected car fosse il dominio del dashboard. La presenza dell’icona della radio sul pannello di controllo.
Errore
E qui sta l’errore: il cruscotto non è il punto di partenza, ma quello di destinazione (del contenuto).
Porto e portaerei
Nella stragrande parte dei sistemi di car entertainment il dashboard è infatti il porto, mentre lo smartphone è la nave che vi approda col suo contenuto.
Strumenti
Che al dashboard ci si arrivi attraverso il Mirror-link o i sistemi Android Auto e Apple CarPlay poco importa. Tutti e tre gli strumenti di connessione proiettano sul display quanto visualizzato dallo schermo dello smartphone. Ed è qui che le radio devono esserci, con le proprie app o in quelle aggregatrici.
Miopia
Nonostante questa, effettivamente elementare, considerazione, negli ultimi anni le emittenti radiofoniche hanno fatto veramente poco per incentivare il proprio pubblico a scaricare app per l’ascolto dallo smartphone, rimanendo troppo ancorati al broadcast (che pure è essenziale, beninteso).
Automotive poco motivato
E ancora meno hanno concluso con i produttori di smartphone per preinstallarle (le app). Anche in quel caso, infatti, hanno scambiato partenza con arrivo, cercando – senza evidente successo – di negoziare con l’automotive l’installazione di app aggregatrici sul dashboard delle vetture.
Generazione Z
Quanto al secondo fattore, cioè i desiderata della Generazione Z; beh, di questo ne parleremo nel prossimo pezzo sul tema. (M.L. per NL)