Radio & musica. Le emittenti trasmettono brani brutti?

gangnam style - Radio & musica. Le emittenti trasmettono brani brutti?

Probabilmente è vero e quindi gli ascoltatori hanno anche ragione.
Uno degli aspetti più discussi e discutibili delle playlist degli ultimi anni è che siano spesso tutte simili tra loro e con brani di qualità approssimativa, circostanza che però non tiene conto del fatto che se il pop inteso come popular e le canzoni che si gridavano sotto la doccia negli anni 80 erano di Madonna, Duran Duran, Tears for Fears e via cantando, negli ultimi anni invece i tormentoni sono stati pezzi del calibro di “Gangnam Style”, “Andiamo a comandare”, “L’esercito del selfie”.

Sicuramente questo non è un aspetto totalmente imputabile alle radio, in quanto l’industria discografica, o quello che ne rimane, ha sicuramente abbassato notevolmente il livello delle sue produzioni, non si vendono più supporti fisici, non si investe più nello scouting, non si è disposti ad aspettare la maturazione di un artista, gli autori sono una razza in via d’estinzione, si tende quindi a investire il meno possibile ed è inevitabile che quello che nasce difficilmente sia il nuovo Prince.
Se in passato le trasmissioni tv che proponevano talenti erano Mister Fantasy, Doc, Dee Jay Television, è indiscutibile che, con quello che propongono oggi Amici e X-Factor, il livello sia decisamente differente e gli artisti non possano avere la stessa caratura né la stessa durata.

Anche quello che nasce in maniera indipendente dal web, per quanto a volte si trovino spunti di creatività, difficilmente genererà capolavori, se l’artista è privo di un investimento serio che lo sostenga.
Alla fine, le radio si sono semplicemente accodate a questa tendenza generale, sono diventate un amplificatore di quello che sembra piacere alla gente adeguandosi all’andazzo generale.
Tra l’altro, sarà pur una ferita aperta nel cuore di molti addetti ai lavori e appassionati del medium, ma la maggior parte delle persone ascolta la radio esclusivamente come sottofondo, per i millennial è tutto mordi e fuggi e per le vecchie generazioni abituate ad ascoltare la radio in silenziosa adorazione nella propria camera per ore quegli anni sono purtroppo lontanissimi e altri impegni e abitudini hanno maggiore priorità.

Quindi se la radio del passato poteva più facilmente permettersi di sperimentare di abituare il suo pubblico fidelizzato a determinati generi, questa è un’operazione che risulta molto problematica per le emittenti attuali che, a causa anche della scomparsa dei ricevitori indoor, sono fruibili per la maggior parte del tempo in macchina dove l’ascolto, per forza di cose, non può essere attento.
E anche quando si è dentro casa sintonizzati tramite tv è più facile che si rimanga colpiti da belle immagini che non da una sonorità ricercata; altro motivo per cui si tendono ad avere magari dei video molto curati a scapito della qualità della canzone, dato che soprattutto nei locali pubblici non è certo l’audio del televisore l’aspetto privilegiato.

Per chi vuole cercare di intercettare tramite la musica un pubblico di riferimento preciso l’operazione appare sempre più ardua, chi un tempo leggeva le poche riviste musicali presenti in edicola e si faceva inevitabilmente suggestionare dalla recensioni di determinati dischi che poi ricercava nei negozi o nelle radio, oggi è bombardato da una marea di informazioni sulla rete e dalla possibilità di ascoltare milioni di brani disponibili, proprio per questo è diventato un pubblico difficile da individuare e catturare e in ogni caso numericamente inferiore rispetto a chi preferisce le emittenti generaliste.

A fronte anche delle recenti rilevazioni d’ascolto TER che ancora una volta attribuiscono risultati eclatanti alle radio di flusso e certo non premiano, almeno al momento, chi cerca l’originalità o la sperimentazione, pur non volendo accettare tali dati come una verità assoluta in quanto gratificano in molti casi più la visibilità del brand e la copertura sul territorio che non la playlist, sono comunque in ogni caso un elemento di cui tenere conto.
Potremmo discutere che sarebbe forse più utile per gli inserzionisti avere un milione di ascoltatori fidelizzati e attenti rispetto a dieci milioni distratti, ma questa probabilmente è un’altra storia. (U.F. per NL)

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