Convegno Da Marconi al DAB: scarsa affluenza, ma diversi temi intriganti ravvivati da qualche polemica che ha aumentato l’attenzione su temi cruciali.
Tra questi, la prominence, i tentativi dell’automotive di escludere i ricevitori DAB dal dashboard dell’auto, la mancata previsione di un obbligo di dotare gli smartphone di ricevitori DAB al cospetto della progressiva avanzata della disintermediazione delle reti broadcast, il mancato sfruttamento di risorse frequenziali inutilizzate, come quelle della rete DTT n. 12, verso la quale gli operatori tv hanno mostrato pieno disinteresse.
Sintesi
Il convegno Da Marconi al DAB, svoltosi ieri a Rho, ha affrontato thread essenziali per il futuro della radio, quali il DAB, l‘IP, la prominence e le abitudini d’ascolto.
Nonostante la scarsità di pubblico (probabilmente causata da una imperfetta promozione dell’evento), interventi come quello di Massimiliano Capitanio (Agcom), di Anna Maria Genzano (Eurodab) e di Sergio Natucci (DAB Italia), hanno messo in luce l’importanza della delibera sulla prominence e la necessità di preservare il ruolo della radio davanti alla progressiva disintermediazione delle reti broadcast. Critiche sono emerse sul ruolo del Ministero delle imprese e del made in Italy e sull’esclusione del DAB dagli smartphone, evidenziando l’urgenza di normative per garantire un accesso universale ai contenuti radiofonici ed un’efficace tutela delle abitudini di ascolto. Questioni che NL esaminerà specificatamente con alcuni dei relatori, a partire da Anna Maria Genzano.
Da Marconi….
Si è tenuto ieri, come da programma a Rho (Milano), il convegno Da Marconi al DAB, che ha avuto quali temi la prominence, il DAB, l’IP, la radio lineare, l’audio on demand, le abitudini d’ascolto e la monetizzazione di contenuti.
Nonostante la levatura dei relatori, probabilmente a causa di una limitata informazione sull’evento, l’affluenza è apparsa decisamente scarsa, quantomeno se posta a confronto con analoghe iniziative tenutesi negli ultimi due anni.
… alle polemiche
Peccato, perché diversi interventi dell’area tecnico-regolamentare sarebbero stati meritevoli di attenzione da parte di un pubblico più vasto.
Per parte nostra abbiamo apprezzato in particolare quelli di Massimiliano Capitanio, commissario Agcom (nella foto d’apertura), che ha illustrato compiutamente l’importanza della delibera 390/24/CONS (recante le linee guida sulla cd. prominence, tema sollecitato da anni da Newslinet, che vedrà il 5/12 l’apertura del primo tavolo tecnico), quello di Sergio Natucci di DAB Italia – che ha innescato un breve battibecco con Stefano Ciccotti di RAI (collegato in remoto in sostituzione di Tonio Di Stefano) e, dopo aver elogiato il ruolo di Agcom sullo sviluppo del DAB, ha polemizzato su quello del Ministero delle imprese e del made in Italy – e, infine, l’esposizione dello stato dell’arte della radio digitale (lato vettori e lato produttori device) di Anna Maria Genzano di Eurodab (nella foto d’apertura).
L’intervista con Anna Maria Genzano di Eurodab
E proprio con Anna Maria Genzano abbiamo, a margine del convegno Da Marconi al DAB, approfondito alcuni degli aspetti più intriganti, tra quelli da lei esposti.
Rilevanza della Prominence
(NL) – Vero che il convegno verteva sul DAB, tuttavia, almeno nella parte iniziale, ad aver tenuto banco è stata la delibera Agcom sulla prominence, sulla quale però i pareri sono parsi contrastanti: tra chi la saluta come un’iniziativa di straordinaria rilevanza, anticipatoria di misure simili europee, e chi la considera un mero esercizio accademico, stante la difficile applicazione concreta…
(Anna Maria Genzano) – Oggi non possiamo più ragionare a compartimenti stagni. La prominence non è slegata dal DAB: il nostro obiettivo è quello di garantire agli utenti un servizio universale, stabile e senza interruzioni. E ciò, oggi, non è assicurato dalla rete IP.
L’unione fa il DAB
Per questa ragione i broadcaster devono essere uniti affinché la radio rimanga installata sulle auto. In tal modo avremo la garanzia di ricezione del contenuto radiofonico, privilegiando il segnale in quel momento più efficiente per l’utente, DAB+ o FM, senza soluzione di continuità. Quest’ultima sarà così garantita e l’esperienza utente sarà arricchita dai metadati e dai contenuti aggiuntivi della radio (eventualmente anche attraverso l’integrazione IP).
One click
In questo contesto, la prominence è necessaria affinché vi sia un accesso immediato e prioritario alla radio, il famoso “one click”, un tasto per accedervi immediatamente.
Per la radio, rispetto alla televisione, il lavoro sarà, da un lato, più complesso, perché la radio è fruita su numerosi dispositivi (oltre che sulla stessa TV); dall’altra, sarà un’opera più semplice, perché i servizi di interesse generale si sono di fatto già aggregati (il riferimento è all’aggregatore RadioPlayer, ndr).
Dualità del DAB
(NL) – Nel tuo intervento hai sottolineato la dualità del DAB: trasmettitori e ricevitori in equilibrio. Si può avere il 90% di copertura, ma se la diffusione dei ricevitori non va di pari passo, la situazione sarà comunque sbilanciata…
(A.M.G.) – I ricevitori sono importanti quanto la rete diffusiva, quindi non è questione di “situazione sbilanciata”: il mercato non potrà mai svilupparsi con pochi apparati, perché non potrà esserci utenza – o comunque sarebbe poca – relegando la radio ad uso esclusivo di qualcuno. Ciò è contro la natura del mezzo, da sempre universale e gratuito.
Le app non bastano
D’altra parte, la stessa delibera 664/09/Cons dell’Agcom (il regolamento recante la fase di avvio delle trasmissioni radiofoniche terrestri digitali, ndr) lega lo sviluppo del DAB alla diffusione degli apparati. Qualcuno, però, potrebbe obiettare sostenendo che comunque la presenza della radio è assicurata grazie alle applicazioni. Ma non è la stessa cosa.
Under the top
Noi siamo e dobbiamo essere anche presenti con le nostre app sugli apparati; ma, prima di tutto, con le nostre reti, con una piattaforma di proprietà, perché le reti trasmissive broadcast, come detto, anche in situazione di eventi naturali che compromettono i sistemi d’informazione, garantiscono la presenza delle nostre trasmissioni, assicurando un servizio di pubblica utilità, gratuito e di interesse sociale.
Utopia obbligare i produttori di smartphone ad integrare il ricevitore DAB?
(NL) – Difficile però obbligare i produttori di smartphone ad integrare il ricevitore DAB. D’altra parte, secondo alcuni, la soppressione di quello FM nei telefonini potrebbe essere stata motivata proprio dalla volontà di escludere che tale device potesse essere considerato un ricevitore radio. Un pericoloso precedente seguito da alcune case automobilistiche che, eliminando le autoradio, svicolano dall’obbligo del DAB…
(A.M.G.) – L’esclusione del DAB dagli smartphone è un grave danno questo perché il cellulare è e diverrà sempre più interfaccia unica tra l’utenza ed il mondo, inclusi i fornitori di contenuti di qualsiasi genere. Basti pensare che ormai è quasi realtà persino la dematerializzazione dei documenti di identità, che saranno conservati digitalmente sul cellulare con valore legale.
Interfaccia col mondo
Inoltre, gli smartphone potrebbero concretamente aiutare ad accelerare la maturazione del DAB+, come suggerisce intuitivamente il fatto che il turn over dei cellulari è notevolmente più elevato rispetto ad automobili e ricevitori radiofonici domestici.
Turn-over
I cellulari richiedono, infatti, spese modeste ed individuali, al contrario, naturalmente, del cambio di un’automobile, che comporta investimenti non trascurabili da parte degli individui e delle famiglie. Del resto, i ricevitori radiofonici domestici sono a volte sostituiti dagli stessi cellulari e/o dai televisori, in considerazione dell’impiego ormai frequente dei mux televisivi per la diffusione di contenuti sonori ovvero della c.d. radiovisione.
Autoradio
Anche per le autoradio sui dashboard delle macchine vale lo stesso discorso. Ricordiamoci bene che una macchina venduta oggi senza DAB, ad esempio, comporta effetti devastanti, perché confina i nostri contenuti nel mare magnum di quelli digitali.
Cambio auto da 10 a 18 anni
In questo modo l’automotive ci toglie utenza consegnandola agli OTT, ma soprattutto relega gli utenti all’isolamento dalla radio praticamente per sempre, se si considera che dopo il Covid il ciclo di vita delle auto è passato da 10 a 18 anni circa.
Radio ancora prevalentemente off-line
Pertanto, bisogna porre rimedio a questo fenomeno di esclusione della radio dai ricevitori che determina un danno per i diritti dei consumatori e delle imprese attive nel settore radiofonico. Non dimentichiamoci che la radio, come anche la televisione, è ancora un mezzo in massima parte fruito gratuitamente attraverso una distribuzione off-line, terrestre o satellitare.
Libertà dei media
Sul punto, ricordo che il Regolamento europeo sulla libertà dei media – che istituisce un quadro comune per i servizi di media nell’ambito del mercato interno – considera un aspetto essenziale per il buon funzionamento comprendere, oltre i servizi di media audiovisivi, anche la radio (e la stampa).
Il diritto sacrosanto dell’utente
In particolare, l’art. 20 dell’EMFA sancisce il diritto dell’utente alla personalizzazione dell’offerta di media sui dispositivi che danno accesso ai contenuti. La norma, inoltre, prefigura un intervento, a livello nazionale, per l’adozione di misure atte a garantire che i fabbricanti, gli sviluppatori e gli importatori di dispositivi e di interfacce utente rispettino i requisiti di tutela dell’utenza alla personalizzazione dell’offerta mediale.
Interventi esclusivi
Se questo è ciò che il Regolatore europeo prevede, unitamente alla garanzia della neutralità tecnologica, non si spiegano interventi che sono volti ad escludere determinate piattaforme trasmissive dagli apparati.
La tutela delle abitudini
Le nostre richieste vanno proprio in questa direzione: chiediamo che siano introdotte norme atte a tutelare le abitudini di ascolto degli utenti e la possibilità di personalizzazione in base alle preferenze di consumo, al fine di evitare un’alterazione dell’equilibrio di mercato. Se acquisto una macchina, voglio decidere come intrattenermi a bordo; non devo accettare che sia un altro a decidere per me. Dobbiamo tutti essere liberi di poter scegliere.
Il TAR
(NL) – Questa settimana è chiamata a decisione avanti al TAR la complessa vicenda RAI/Eurodab. Sullo sfondo la risorsa costituita dalla rete nazionale n. 12, con frequenze VHF inutilizzate….
(A.M.G.) – La strada che Eurodab ha dovuto percorrere per arrivare al 90% circa della copertura della popolazione è stata più tortuosa rispetto a quella degli altri. Con una serie di ostacoli in più, non solo burocratici ma anche di altra natura, che ci hanno visti impegnati per ben due volte a superare dei bandi di gara affinché ci venissero assegnati e confermati i diritti d’uso. In entrambi i casi Eurodab ha vinto, ma ci sono stati e ci sono infiniti strascichi giudiziari non ancora esauriti.
La mission
Ciononostante, Eurodab ha sempre creduto ed investito nel DAB: non abbiamo perso terreno in termini di copertura rispetto all’altro consorzio nazionale privato (DAB Italia, ndr) e oggi continuiamo a lavorare per rendere sempre più capillare la nostra rete. Francamente, preferirei concentrare le nostre risorse economiche e lavorative nello sviluppo della piattaforma, piuttosto che nella gestione di contenziosi, ma il nostro settore, da questo punto di vista, si è sempre distinto, purtroppo, anche per questo.
Rete 12
La rete nazionale n.12? Le risorse frequenziali sono scarse e preziose. Non è accettabile che dopo tanto tempo non siano ancora utilizzate. Abbiamo tutti l’obbligo di fare delle frequenze un uso efficiente, se non sono state utilizzate fino ad oggi è giusto che vengano assegnate secondo i criteri stabiliti dalla legge e ricordo che la Legge di Bilancio 2019 ha stabilito che le frequenze VHF devono essere assegnate prioritariamente alla radio digitale per lo sviluppo del DAB. (M.L. per NL)