La radio non è un mezzo malato, i suoi ascolti sono in crescita nel quarto d’ora medio: è un medium complessivamente vincente rispetto agli altri grazie alla sua accessibilità, credibilità e profondità di relazione con il cliente.
Come ha reso noto l’Osservatorio FCP-Assoradio, e come ha riportato questo periodico nei giorni scorsi, la spesa della pubblicità nazionale sulla radio è in crescita nel mese di marzo del 7,7% rispetto allo stesso mese 2014. “Questo vuol dire che la quota della radio sul totale degli investimenti pubblicitari è aumentata. La vitalità del mezzo è anche il frutto del dinamismo delle strutture di vendita” – ha commentato Paolo Salvaderi, presidente di FCP-Assoradio. Durante l’evento milanese tenutosi martedì 5 maggio, promosso da Mindshare e Fcp-Assoradio in collaborazione con Finelco (R 105, Virgin R, RMC), Manzoni (Dee Jay, Capital, m2o), Mediamond (R 101, R Italia), Openspace (RTL 102,5), Rai, Rds Adv (RDS) e System 24 (R 24), è però emerso che la raccolta radiofonica complessiva dello scorso anno (pur avendo registrato numeri positivi) è risultata pari a circa 406 mln di euro, fanalino di coda rispetto ai 414 mln spagnoli, ai 502 del Regno Unito, ai 725 della Francia e agli addirittura 6 mld degli USA. “Il mezzo ha comunque elevati potenziali di crescita – sottolinea Roberto Binaghi, ceo e chairman del centro media Mindshare – soprattutto se confrontato con gli altri mercati. La naturale crescita del mezzo è stata condizionata da molti luoghi comuni non ancora totalmente sfatati, uno su tutti quello secondo il quale la radio non ha visual”. Per quel che concerne gli ascolti radiofonici infatti, come è emerso da una ricerca di Gfk per Radiocompass, quelli in mobilità sono cresciuti esponenzialmente (del 27%) tra il 2012 e il 2015, e risultano costanti nell’arco della giornata, segno che la radio ormai non viene ascoltata soltanto in auto al mattino o alla sera, durante il tragitto di rientro dal lavoro. Infine, ha marcato Binaghi, la radio è il mezzo migliore per aumentare e potenziare le campagne pubblicitarie sui light tv viewers, ovvero il pubblico che guarda poco spesso la televisione. (V.R. per NL)