Radio. Mentre i regolatori europei dormono sulla prominence, i giganti del web si muovono: Android Auto pronto a integrare radio via etere

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Mentre i regolatori europei latitano sull’essenziale questione della prominence radiofonica sul sempre più congestionato dashboard delle auto connesse, i giganti del web si muovono in autonomia: Google starebbe per rilasciare un importante upgrade di Android Auto (cui inevitabilmente seguirà un’iniziativa analoga di Apple per CarPlay) che consentirebbe l’integrazione nella sua piattaforma della ricezione via etere (digitale ed analogica). Una feature che potrebbe essere d’aiuto per i broadcaster che mai come in questo momento vedono intaccato quello che finora è stato il regno indiscusso della radio: l’automobile.

Premessa

La notizia non è ufficiale, essendo la funzionalità stata individuata dagli analisti del sito 9to5google.com decompilando l’ultima versione di un’applicazione che Google ha caricato sul Play Store individuando righe di codice al loro interno che suggeriscono possibili funzionalità future.

Strategie

Ovviamente Google potrebbe o meno distribuire queste funzionalità, ma anche in considerazione di diversi altri indicatori sulle strategie in corso sulla gestione del car entertainment è improbabile che a ciò non segua nulla. Ma di cosa si tratta?

Android Auto controllore dei media in auto

“Allo stato attuale – spiega 9to5google.comAndroid Auto assume il controllo dei media sull’auto supportando app e servizi che riproducono musica e podcast dallo smartphone degli occupanti (YouTube Music, Spotify, Amazon Music, ecc.)”.

Tutto ciò che è compatibile va sul dashboard

Essendo una forma di mirrorlink, tutto quello che è presente sullo smartphone e compatibile con Android Auto, sarà proiettato sullo schermo, comprese app radiofoniche (aggregatori e applicazioni specifiche delle singole stazioni).

Percorsi disomogenei…

Ma mentre la procedura per passare dall’autoradio ad Android Auto è immediata, il percorso contrario è spesso complesso e quasi mai one click.

.. e complessi

“Alcune auto consentono comunque di ascoltare la radio integrata mentre si usa Android Auto, ma spesso ciò richiede di destreggiarsi tra Android Auto ed il software nativo della vettura. Il che può causare problemi e, quasi certamente, distrarre il guidatore”, precisa 9to5google.com

L’idea

Ed è proprio per agevolare questo scambio di piattaforme che l’ipotetico upgrade servirebbe, attraverso un “supporto per il controllo della radio via etere da Android Auto”.

Le stringhe

Nelle ultime versioni di Android Auto, v12.3 e v12.4, abbiamo individuato nuove stringhe che accennano al supporto per i controlli “Car Radio”. Ciò include il passaggio tra stazioni AM, FM, DAB, HD Radio” (cfr. immagine d’apertura, ndr), sottolinea 9to5google.com

Scorciatoie

“Questa funzionalità non è ancora attiva, ma immaginiamo che possa apparire come un’app, forse usando la stessa interfaccia utente di base di altre applicazioni multimediali. Oppure, come scorciatoia che riporta al software nativo dell’auto, anche se ciò sembra meno probabile, soprattutto perché richiederebbe aggiornamenti software da parte dei produttori della vettura”, conclude 9to5google.com

Surriscaldamento

Nel frattempo, con gli ultimi update, Google ha risolto diverse problematiche di Android Auto, come quella del surriscaldamento dello smartphone (che ora può andare in stand-by senza inficiare l’utilizzo di AA) e dello sfondo proiettato sul dashboard.

Le pericolose tendenze all’emarginazione dell’autoradio

L’iniziativa di Google potrebbe essere una sponda importante per i broadcaster in un momento in cui le case automobilistiche stanno tentando di eliminare elementi non ritenuti più essenziali, come il navigatore nativo, sostituito dalle applicazioni di viabilità presenti sullo smartphone e quindi sfruttabili con Android Auto e Apple CarPlay e l’autoradio stessa.

Google Maps e Apple Maps

Del resto, secondo uno studio condotto nel 2023 da J.D. Power, società americana di ricerca di marketing e di servizi di informazione, il 70% degli automobilisti preferisce utilizzare i propri smartphone per la navigazione, sfruttando applicazioni come Google Maps e Apple Maps attraverso  Android Auto e Apple CarPlay.

Progressivo aumento

Questa tendenza è in aumento rispetto al 2018, quando solo il 50% degli utenti manifestava una preferenza per i sistemi di navigazione basati su smartphone.

Emarginazione del navigatore captive

In confronto, oggi, rispetto al 70% di chi preferisce esclusivamente lo smartphone, solo il 20% degli automobilisti continua a fare affidamento esclusivamente sui sistemi di navigazione integrati nei veicoli, mentre il restante 10% utilizza una combinazione di entrambi i metodi.

Le ragioni della scelta del navigatore disintermediato dall’auto

Le ragioni di questa preferenza sono molteplici. La prima è che il navigatore su smartphone (o integrato sulle piattaforme per auto) offre aggiornamenti in tempo reale sul traffico, una migliore interfaccia utente e la familiarità con le applicazioni mobili che gli utenti già utilizzano quotidianamente.

User experience integrata e personalizzata

Inoltre, la possibilità di collegare il proprio dispositivo tramite Android Auto e Apple CarPlay rende l’esperienza più integrata e personalizzata.

Propulsione automobilistica

Le case automobilistiche, dal canto loro, hanno riconosciuto questa propensione ed hanno iniziato a rendere questi sistemi compatibili con le loro vetture, ampliando così l’offerta.

Aggiornamenti

Un altro fattore chiave è la questione degli aggiornamenti: mentre i sistemi integrati richiedono aggiornamenti software che possono essere sporadici e talvolta costosi, le app mobili ricevono upgrade frequenti e gratuiti che migliorano continuamente le funzionalità e l’accuratezza delle mappe.

Facile…

Secondo un’indagine di Statista dello scorso anno, il 60% degli intervistati aveva dichiarato che la facilità d’uso è la principale motivazione per preferire i sistemi di navigazione su smartphone.

… affidabile

Altri stimoli vengono dalla fiducia nella precisione delle indicazioni (55%) e dall’abitudine all’uso quotidiano delle applicazioni (50%).

Perché è un bene per la radio

Ma non è questo il tema principale: abbiamo infatti evidenziato che l’uso del navigatore recherà benefici per la radio, almeno ad alcune condizioni. Vediamo perché.

Il 55% usa comandi vocali…

Tanto per cominciare, il 55% di coloro che impiegano il navigatore in auto lo fa ormai attraverso comandi vocali. “Ciò determina una progressiva familiarizzazione con la gestione vocale dei servizi, non necessariamente solo in auto”, spiega un report della società di analytics strategy in ambito radiotelevisivo Media Progress (gruppo Consultmedia) di cui ci siamo già occupati nelle scorse settimane.

… e chi li usa in auto è propenso a farlo anche a casa

Prova ne è che, spesso, chi si è abituato ad utilizzare il navigatore in auto attraverso comandi vocali tende a sfruttarli anche per altri impieghi, smart speaker in testa“, osservano gli analisti di Media Progress.

L’abitudine vien parlando

Accade quindi che, una volta familiarizzato con il comando vocale di Google (Android Auto), Siri (Apple CarPlay) o, in misura enormemente inferiore in auto, Alexa, l’utente inizi a sfruttarlo anche per somministrazione di contenuti audio.

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Proprio quel che vuole l’industria automobilistica

E, del resto, è proprio quello che vogliono le case automobilistiche, che già hanno iniziato l’eliminazione della radio via etere: partendo dalla AM, per arrivare ora all’autoradio in sé, come denunciato ieri su queste pagine.

Target automotive: ridurre i costi (senza problemi)

“Le case automobilistiche tenteranno ogni mossa possibile per contenere i costi, soprattutto se riuscissero ad aggirare le norme”, ha avvertito qualche settimana fa Fred Jacobs, fondatore e presidente di Jacobs Media Strategies, società americana di consulenza strategica, in un intervento ripreso da questo periodico riferendosi all’elusione normativa e regolamentare a riguardo della soppressione di autoradio AM ed ora (in Europa) FM e DAB+.

Le ragioni dell’automotive

Una scelta motivata dall’industria radiofonica con la necessità di “eliminare le interferenze su un veicolo elettrico a basso costo”. Opzione considerata “più importante che preservare la ricezione via etere della radio”, tenuto conto che [la radio] può sempre essere seguita col mirroring dello smartphone”, ha ricordato sul punto il guru della tecnologia automobilistica Roger Lanctot.

Gate di ingresso all’online

D’altra parte, Jacobs Media, nel suo rapporto Techsurvey 2024, di cui ci siamo già occupati, mostra come al primo posto tra le richieste degli automobilisti, a riguardo delle auto di nuova produzione, ci sia la funzione Bluetooh, cioè il gate d’ingresso al mondo online.

Migliore delle ipotesi

E ciò è ancora più rilevante se si considera che, come spiegato da Fred Jacobs, “la maggior parte degli intervistati nel nostro sondaggio sono ascoltatori radiofonici abituali” e, quindi, un pubblico non indifferente al mezzo. Pertanto, a voler ben vedere, con una visione più ampia, la situazione è sicuramente meno favorevole alla radio, tanto che nel forum degli acquirenti delle nuove auto elettriche prive di autoradio (nelle versioni base) Citroën ë-C3 berlina e nel SUV Dacia Duster, le lamentele per l’assenza dell’autoradio sono praticamente inesistenti.

Radio nascosta

Tendenza (quella del bluetooh come feature prioritaria) indirettamente confermata da Tomas Granryd, responsabile del progetto Playbook per EBU (European Broadcasting Union), che, in occasione del WorldDAB Automotive 2024, ha stigmatizzato la tendenza sempre più frequente a nascondere la radio “in un confuso dedalo di pulsanti e menu e addirittura elencata al pari degli standard di connettività come USB e Bluetooth.

Spostamento fisiologico verso l’ascolto in streaming in auto tramite app

Una condizione di non ritorno, perché fisiologica, secondo Granryd, che avverte: “Stiamo assistendo ad un lento spostamento del pubblico verso l’ascolto in auto tramite app e dobbiamo fare in modo che la nostra utenza continui a trovarci facilmente, come avviene col broadcast.

Risalto nel dashboard

Tuttavia, spesso altri servizi di streaming hanno maggiore risalto sul dashboard, mentre le fonti di contenuto più affidabili stanno diventando sempre più difficili da trovare, in un momento in cui la fiducia conta davvero.

Controllo vocale sempre più importante in auto

Il controllo vocale in macchina diventerà sempre più importante. La voce diventerà probabilmente un modo consolidato di interagire con l’auto, proprio perché evita la distrazione del conducente.

Monorisultato

Ma la ricerca vocale restituisce un solo risultato”, richiama il responsabile del progetto EBU Playbook.

Primo comandamento

“Il problema dei comandi vocali però è farsi trovare”, commenta Patrizia Cavallin, consulente editoriale di Consultmedia, che sulla questione è impegnata da diversi anni a questa parte.

Hey Google, metti Radio DeeJay

“Chi attraverso il microfono di Android Auto chiede: “Hey Google, metti Radio DeeJay”, sarà immediatamente indirizzato allo streaming della stazione, seppur con la mediazione di TuneIn (con cui Google ha rapporti molto stretti).

Nomi rappresentativi

La stessa cosa accade con nomi rappresentativi del contenuto (cd. nomen omen)”.

Tra il dire ed il fare c’è di mezzo Google

Ma se l’emittente ha un nome complicato da pronunciare (per esempio denominazioni in inglese che potrebbero essere pronunciati nella maniera sbagliata da un italiano), ha omonimie, o, peggio, non è su TuneIn? “In questo caso sono problemi”, allerta la Cavallin.

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Patrizia Cavallin, consulente editoriale di Consultmedia

Un bacio a chi?

Condizione non peregrina, se si pensa, per esempio, che chiedendo a Google di sintonizzare Radio Kiss Kiss, si sarà indirizzati alla stazione ceca nazionale Radio Kiss.

Uso plurimo o equivoco

Stesso problema per nomi utilizzati contemporaneamente da diverse stazioni anche nella stessa nazionale, come Radio Città; oppure caratterizzati da frequenze FM (Radio 108, Radio 101, ecc.).

Problema attualissimo

E’ una questione attualissima, che esige approcci sistematici. Tra le soluzioni protettive, che, come Consultmedia, proponiamo, c’è l’individuazione e l’adozione di nomi alias. Anche se l’ideale, purtroppo non in pochi casi, è un restyling con ridenominazione integrale.

Processo ridenominativo

Un processo che passa attraverso un esame approfondito della situazione sui piani della mnemonica, dell’orecchiabilità, della capacità evocativa, dell’impatto fonetico e del posizionamento negli elenchi dei ricevitori, oltre ovviamente agli aspetti legali alla tutela del brand”. 

Le (nuove) regole di ingaggio

“Secondo le nuove regole di ingaggio, una denominazione radiofonica deve attirare l’attenzione, suscitare curiosità, creare interesse, essere facile da ricordare e rimanere impressa nella memoria delle persone.

Suonare bene, essere univoco, d’impatto ed evocativo

Ma deve anche suonare bene (essere piacevole) e, soprattutto, essere univoca (per evitare confusione), d’impatto ed evocativa del contenuto (nomen omen).

Consolidamento

Se non ha queste caratteristiche, difficilmente il brand si consoliderà al cospetto dei nuovi dispositivi di somministrazione audio/video“, conclude la consulente.

La feature

Ben si comprende, quindi, come la feature scoperta dagli investigatori di 9to5google.com, essendo mirata ad integrare la ricezione via etere in Android Auto, che ne assumerà sì il controllo, ma ne faciliterà al contempo l’utilizzo attraverso comandi vocali e fruizione one click, costituisce un’opzione da tenere sotto controllo. (E.G. per NL)

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