Abbiamo recentemente raccontato la storia della prima Radio Monte Carlo – la RMC degli anni ‘60 e ‘70 – attraverso le interviste esclusive di NL a Ettore Andenna e Awana Gana.
Oggi analizziamo il momento della rinascita dell’emittente avvenuta con il cambio di proprietà del 1987, dopo la crisi causata dall’affermazione delle radio private italiane.
È il conduttore Maurizio DiMaggio a guidarci attraverso quel periodo da lui vissuto in prima persona. Lo speaker, che festeggia quest’anno i suoi 33 anni di presenza a RMC, è tutt’ora in onda con il suo programma “In Viaggio con DiMaggio”.
Gli esordi di DiMaggio a RMC
(Newslinet) – Come e quando hai iniziato a parlare dai microfoni di Radio Monte Carlo?
(Maurizio DiMaggio) – Per me il D-day è stato il 6 giugno dell’88. Verso la fine dell’anno precedente avevo mandato lo stesso provino a 3 radio nazionali, tra le quali 105. Mi chiamarono a Pasqua, dicendomi che per 105 erano a posto. Ma mi offrirono la possibilità di andare a trasmettere su Radio Monte Carlo, dal Principato. Uscii da via Turati con il contratto firmato.
L’atmosfera della sede storica
(NL) – Quando sei arrivato eravate ancora nella sede storica, al 16 di Bd Princesse Charlotte. Che atmosfera si respirava e come sei stato accolto dalle voci storiche di RMC?
(MDM) – La sede la conoscevo bene! Non era la prima volta che provavo ad entrare a RMC. Ero stato convocato sulla base di un provino l’anno prima: avevo sostenuto un colloquio con Gerard Fredenucci, il direttore del Servizio Italiano. Ma poi, per quel posto di conduttore del week end, avevano scelto Marco D’Amore. L’anno dopo, arrivando con un contratto firmato da Alberto Hazan, ero il primo tassello, insieme ad Andrea Munari, della nuova RMC.
Awana Gana mi metteva un po’ di soggezione
Conoscevo già Max Pagani, ci vedevamo in Full Time, l’etichetta milanese in cui lavorava la sua fidanzata dell’epoca, Laura Legnani, oggi in Mediaset. Awana Gana mi metteva un po’ di soggezione; Luisella fu subito amichevole. Entrai immediatamente in confidenza con Patty Farchetto, Manuela de Vito e con Marco Odino. Ma è stato Max Pagani che mi ha portato in giro in quel mondo tutto nuovo per me che era la Costa Azzurra fine anni ’80.
La radio che non disturba
(NL) – Qualche titolo dei brani programmati nel 1988
(MDM) – Il claim voluto dalla nuova direzione artistica era “La radio che non disturba” e il sound scelto era un soft rock da format “Adult Contemporary”. Quindi trovavi in playlist Johnny Hates Jazz con “Shattered Dreams”, Phil Collins con “A Groovy Kind Of Love”, Kim Wilde con “You Came” e così via.
Kim Wilde mi mandarono a intervistarla a Sanremo.
RMC a Milano
(NL) – Come avvenne il cambio di gestione dopo la cessione della proprietà al gruppo Finelco? Le decisioni vennero subito prese da Milano o restò per un certo tempo un’autonomia monegasca?
(MDM) – Rimase un’autonomia, non di scelte musicali, ma di realizzazione dei programmi. Si procedette con il sistema dei registi e dei tecnici. I registi sovrintendevano alla messa in onda, controllando il passaggio delle pubblicità. I tecnici mettevano i dischi e ricordo gli errori di velocità nella partenza sugli EMT3! 33 giri che partivano a 45… ne avevamo almeno uno a trasmissione. Poi arrivarono i lettori CD Studer e abbandonammo anche i mitici Nagra a nastro per le interviste.
La professionalità del Nagra
Peccato: erano pesanti ma mi piaceva farli partire davanti all’ospite da intervistare. Venivo da una realtà fatta di registratorini a cassetta, con un suono pessimo. Usare dei Nagra mi dava un’aria professionale. Tanto è vero che per la mia intervista più importante di quegli anni mi fornirono un DAT: uno dei primi a pile. Andai a Ginevra e, nella suite di un lussuoso albergo sul lago, incontrai Elton John.
L’intervista muta a Elton John
Feci una bella intervista e posando il microfono, sebbene avessi sempre tenuto d’occhio i livelli, mi accorsi che il registratore DAT era tragicamente in pausa! Il mio sguardo doveva essere talmente disperato che Sir Elton John senza battere ciglio mi rifece l’intervista, meno enfatica di prima ma sempre interessante. E si soffermò a chiacchierare anche di Madonna, che fuori microfono definì: “She’s not an artist, she’s a business woman”.
Di nuovo a Monte Carlo
(NL) – In che anno iniziaste a trasmettere dal porto di Monaco? Fu un passaggio diretto o ci fu un periodo transitorio?
(MDM) – Per un contenzioso con la RMC francese le trasmissioni da Monaco furono interrotte. Gli avvocati non si accordarono ed iniziò un periodo di trasferta a Milano. Il “morning show” all’epoca partiva già da Milano (era il “Fausto Terenzi Show” assieme a Paolo Dini e Leone di Lernia), così come “Monte Carlo Nights” con Nick the Nightfly.
Pendolari
Chi poteva si fermava in hotel a Milano. E chi aveva una base in Piemonte come me, faceva il pendolare. Era il periodo tra il ’96 e il ’97 ed è allora che nasce il mio nome “DiMaggio sempre in viaggio” grazie a Roby Zeccara, il mio regista dell’epoca. Gli raccontavo dei viaggi su e giù da Milano, “sempre in viaggio” per arrivare a trasmettere poche ore e ripartire e lui mi disse: “sei DiMaggio sempre in viaggio!”.
La vista sulle barche
Passammo diversi anni così. Poi l’editore trovò una soluzione e fece allestire una nuova sede ancora più bella e prestigiosa di prima, direttamente sul porto, al quarto piano. Lo studio di trasmissione finalmente aveva una vista sulle barche e sul Principato, mentre in Princesse Charlotte eravamo relegati negli scantinati.
Trixie la bartender francese
(NL) – Da anni lo slogan di RMC è “Musica di Gran Classe”, ma nell’era delle onde medie ricordiamo piuttosto una programmazione nazional-popolare. Come avvenne il cambio, chi ebbe l’idea e quale fu il riscontro degli ascoltatori?
(MDM) – In effetti la RMC in onde medie aveva una programmazione facile e accattivante. Ma, per trasformarsi, col passare degli anni e l’arrivo di una piccola rete in FM, si affidò anche al gusto personale dei conduttori, che erano in alcuni casi programmatori della loro trasmissione.
L’era di Hazan
Con l’avvento della gestione di Alberto Hazan vennero introdotti i software di nuova generazione come il Selector e vennero assegnati i parametri per la rotazione e programmazione dei brani. Resa omogenea la playlist, la nuova direzione puntò sul format “Young Adult Contemporary” cercando un sound alternativo al resto delle radio piuttosto giovanili.
Musica di gran classe
Il claim “Musica di gran classe” arrivò per scelta di Alberto Hazan, insieme alla voce di Trixie, una bartender francese che lavorava in un locale alla moda. Il nostro editore restò incantato dal suo accento e la arruolò sul campo. Cioè sul bancone.
DiMaggio sempre in viaggio
(NL) – Sei sempre stato “DiMaggio sempre in viaggio” o all’inizio conducevi programmi con impostazione differente? Raccontaci dell’evoluzione del tuo personale “format”.
(MDM) – Quando sono arrivato ero il DJ delle classifiche a Radio Reporter 93 di Torino, esperto in novità.
Collaboravo anche con lo Studio Sigma, le cassettine con i miei programmi di classifiche venivano messe in onda da un centinaio di emittenti in giro per l’Italia. A RMC mi ritrovai a parlare sugli intro per pochi secondi.
La Radio che non disturba
Era la “Radio che non disturba”, come recitavano i promo. La svolta avvenne quando i radio consultant (erano californiani a quel turno) decretarono che era il momento di parlare di più. E così agli animatori vennero messi a disposizione degli spazi con base strumentale da riempire di contenuti. Negli anni precedenti avevo viaggiato molto, approfittando del contratto monegasco molto favorevole in termini di vacanze.
Madonna che mattane
Un giorno a Milano incontrai nei corridoi Andrea DelSabato, che al tempo era a 105. Mi disse: “ti ho ascoltato parlare di Cuba e del tuo viaggio. Sai che dovresti sempre trasmettere così, con quell’entusiasmo?”
E da lì ho realizzato che invece di parlare di Madonna e delle sue mattane, i piccoli spazi potevano essere riempiti di racconti e di input per far immaginare. Ecco, parlare di viaggi alla radio implica usare le parole in modo da far sviluppare immagini mentali a chi ascolta. E chi più ha fantasia, più immaginerà a colori.
Quando a Monte Carlo regnava l’eleganza
(NL) – Al di là della radio, come è cambiata Monaco in questi 33 anni?
(MDM) – Sono cambiati i protagonisti. Gli italiani eleganti erano arrivati nel Principato sulla scia di Stefano Casiraghi. Dappertutto era gusto ed eleganza, nei locali, nei bar. I mitici anni ’80 però stavano per finire.
Monaco vista dal Jimmy’z
Me ne resi conto perché dal 1989 ero alla consolle del Jimmy’z. Con Mani Pulite, dal 92, cessò l’esibizionismo e certi italiani smisero di mettersi troppo in vista. Nel frattempo, con il passare delle decadi, il pubblico è cambiato, così come i locali e il modo di comportarsi. Al Jimmy’z non entravi senza giacca. Oggi in giro per Monaco l’eleganza è un ricordo. I palazzi nuovi crescono, quelli vecchi spariscono, ma i tempi d’oro degli Italiani a Monaco non torneranno tanto presto.
RMC oggi e domani
(NL) – Dopo un periodo relativamente buio (ricordiamo il programma “DiMaggio Just One Hour”), oggi sotto la direzione di Stefano Bragatto RMC sembra aver riacquistato la sua anima e anche i dati di ascolto paiono premiarla. La strada da programmi storici come il “Campionato delle Massaie” al “Buddha Bar” è oggettivamente lunga e RMC sembra essere di nuovo capace di cogliere lo spirito e il gusto dei tempi. Quali pensi sarà la sua evoluzione nei prossimi 55 anni?
(MDM) – Stefano ha avuto il grande pregio di tornare al passato, di rifare la RMC di un tempo che si era voluta stravolgere inseguendo un pubblico troppo variegato. Oggi il Gruppo Mediaset, forte di 5 emittenti, può collocarne una su ogni fascia di pubblico, a volte sovrapponendole, ma sempre connotando ciascuna radio con un’identità precisa. Radio Monte Carlo è legata nel nome ad un luogo preciso. Non è una sigla tipo RTL o RDS, non un numero come 105 o 101, non una scelta musicale come Radio Italia. RMC fa sognare quel Principato che è sotto i riflettori per eventi mondani e sportivi. È quel sogno che raccontiamo ai nostri ascoltatori. (M.H.B. per NL)