Oggi l’amico F.M. mi ha scritto per raccontarmi di essere incappato nella pagina Web che Bennett Kobb (forse lo ricordate, ha anche lasciato qualche commento qui su RP) dedica al DRM nella banda HF dei 26 MHz. F. mi chiede se ne avevo parlato e mi prega di fare un po’ il punto della situazione. Certo, sì, ne ho parlato, in realtà la proposta di utilizzare questa porzione dello spettro delle onde corte per trasmissioni a carattere locale è piuttosto vecchia e non a caso RaiWay e Radio Vaticana hanno avviato una collaborazione che presto dovrebbe partire con un impianto DRM a Roma. Oggi poi mi è arrivato anche questo messaggio diffuso dall’amico Claudio Re, progettista delle SDR CiaoRadio 1 e 2 e di alcune antenne attive molto interessanti, nonché chief engineer dell’infrastruttura di Radio Maria.
Ieri – scrive Claudio – sono saliti ad attivare il trasmettitore simulcast AM DRM ad Andrate (915 slm sulla pianura Padana sopra Ivrea) Irte e Radio Maria, in partnership con il produttore di trasmettitori Digidia che hanno firmato un accordo per lo sviluppo dell’ uso del DRM per diffusione locale nella banda dei 12m ( 26 Mhz ). L’emissione AM è a 26.000 Mhz, l’emissione DRM a 26.010 Mhz. Potenza totale RMS 250 W, antenna 5/8 WL.
Per dare il massimo risalto al DRM, la emissione AM è salvaguardata completamente nel rapporto di protezione, per cui si consiglia l’ascolto AM in LSBs o con SDR a fianchi ripidi. Diversamente con ricevitori “normali” è udibile un eccesso di rumore dovuto all’ adiacente DRM. Da notare che in ogni caso, per limitare i disturbi sull’ AM da parte del DRM, lo spettro DRM è modellato asimmetricamente nella porzione inferiore (shaping).
Insomma, Radio Maria nei 26 MHz, come Radio Vaticana a Roma (anche *prima* di Roma, forse). Piuttoso interessante, soprattutto la notizia della collaborazione tra la francese Digidia, specializzata in exciter digitali e Irte, produttore italiano di antenne e impianti di trasmissione. Tra l’altro è uno dei pochi esperimenti di simulcast analogico-digitale.
Che ne penso? Il problema è sempre quello, stiamo parlando da anni di un’idea radiofonica che sulla carta e nei test funziona benissimo ma è uno sgabello zoppo, privo di alcuni elementi fondamentali: per primo un mercato dei terminali utente. Un mercato degno di tale nome, magari anche PC based, ma che almeno riesca a mettere sugli scaffali l’equivalente delle attuali chiavette USB compatibili con il DVB-H (che ci sono, ma non aiutano certo il DVB-H a decollare nel mindscape della gente). L’altro elemento che manca è proprio il mindscape. Con tutti i suoi difetti, nella banda FM si identifica una comunità di qualche miliardo di ascoltatori. Lo dico con il pianto nel cuore per le tante opportunità che potremmo sfruttare per rilanciare la radio (onde medie analogiche micropower, DRM nei 26, DRM+ e perché no DAB) ma che non vengono sfruttate perché diciamolo: non gliene può frega’ de meno a nessuno in assenza del terzo elemento assente, ovverosia una offerta appetibile di contenuti e la volontà di mettere insieme qualche migliaio di micronicchie per fare massa. Terminali, interesse degli ascoltatori e contenuti “compelling” sono tre ingredienti che un altro medium possiede in abbondanza. Quale? Lo state usando in questo preciso momento…