Radio. Lunga vita alla FM, ma il trading delle frequenze è praticamente finito. Quanto vale oggi un impianto in modulazione di frequenza?

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Il trading FM (comprare per poi rivendere con un mark-up) era una distorsione tutta italiana, un fenomeno inconcepibile in altri paesi. Una bolla speculativa che era chiaro a tutti che, prima o poi, sarebbe scoppiata. In realtà – e per fortuna – il botto non c’è stato e la bolla si è semplicemente sgonfiata.
Già nel 2017 Agcom, nella sua ricognizione sul sistema radiofonico italiano, aveva confermato il trend registrato e costantemente monitorato da questo periodico negli 8 anni precedenti relativamente al crollo del trading delle frequenze FM.
Nei 5 anni successivi, tale tendenza si è – come avevamo previsto – accentuata, in conseguenza delle crisi economiche mondiali, ma anche della progressione delle nuove tecnologie digitali (DAB+, IP, DTT).

Disintossicazione

Vediamo quali sono le motivazioni della progressiva disintossicazione di un mercato che era arrivato ad attribuire alle frequenze FM valori del tutto scollegati dalla realtà.

Trading FM: dai 4 milioni del 2006 a meno di 500.000 euro nel 2022 nella direzione dei 300.000 euro

Nel 2006 una frequenza a Milano era stata compravenduta per 4 mln di euro. Nel 2017 quella stessa frequenza era stata alienata a circa 650.000 euro. Oggi se ne discute la collocazione a meno di 500.000 euro. Ma gli esperti sono convinti che entro tre anni si arriverà a poco più di 300.000.

Attualizzare i valori

Non si tratta di svendita: semplicemente l’impianto è riparametrato al suo valore, tenendo in considerazione una serie di fattori oggettivi.

Parametri

Fattori quali l’avvicendamento tecnologico (ovviamente nella direzione delle piattaforme digitali che sostituiranno attraverso uno switch-over lungo dieci anni la diffusione analogica) e l’avvenuta soddisfazione di copertura dei principali player, che dopo aver in gran parte irrobustito la presenza aumentando la ridondanza impiantistica hanno rallentato di molto le acquisizioni (vanificando così la base stessa del trading frequenziale).

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CNF di 5 anni fa

Cinque anni fa, in base ai dati presenti nel Catasto Nazionale Frequenze dell’Agcom, risultavano censiti oltre 16.000 impianti per la radiofonia analogica, dichiarati da 900 diversi soggetti per complessive 1.252 reti di diffusione nazionali e locali. Tuttavia, ventuno soggetti esercivano tra 100 e 1000 impianti ciascuno e 157 tra 11 e 100 diffusori, mentre erano 462 le emittenti con una dotazione tra 2 e 10 impianti e 260 quelle con un singolo trasmettitore.

Segnali

Segno, questo, di una raggiunta forte concentrazione impiantistica che non avrebbe potuto non incidere sul trading delle frequenze. E infatti ha inciso.distribuzione impianti FM su singoli operatori - Radio. Lunga vita alla FM, ma il trading delle frequenze è praticamente finito. Quanto vale oggi un impianto in modulazione di frequenza?

70/80 impianti

Nel 2017, su base nazionale, erano attivi in media 70/80 impianti per frequenza, con un minimo di circa 30 impianti ad un massimo di oltre 300 (nello specifico, in corrispondenza della frequenza 103,3 MHz utilizzata in tecnica isofrequenziale).

3% fuori spazio rispetto alle 204 frequenze canalizzate UIT

Inoltre, degli oltre 16.000 impianti dichiarati al catasto Agcom, circa il 97% risultava operare su una delle 204 frequenze portanti con spaziatura di 100 kHz, previste dalla normativa tecnica internazionale.

Cinquantini

La restante parte risultava operare su frequenze intermedie (cioè con spaziatura di 50 kHz o inferiore), oppure a cavallo del limite di banda inferiore (87,5 MHz) o superiore (108,0 MHz).

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Da 80 canali…

Per quel che concerne l’offerta radiofonica locale, in media, in una provincia italiana venivano diffusi circa 40 canali, con bacini di utenza che variavano dall’ambito municipale a quello pluriregionale. In alcune province i canali radiofonici ricevibili dai radioascoltatori superavano gli 80. Tali fattori, secondo l’Agcom, erano “sintomatici di una situazione interferenziale particolarmente critica per via dello sfruttamento intensivo dello spettro radioelettrico destinato alla radio FM in Italia“.

… a 150

Le interferenze FM dal 2017 ad oggi sono diminuite di poco, ma, con la proliferazioni di consorzi DAB locali, a Milano si sintonizzano 120 stazioni che a breve diverranno oltre 150. Un’offerta praticamente raddoppiata.

Trading: mercato drogato

Gli analisti esterni al settore nel pieno dell’euforia del trading degli impianti FM, allorquando conveniva di più commerciare in frequenze che svolgere attività editoriale, mettevano in guardia: quel mercato era drogato; era contro ogni regola economica che un impianto FM di una stazione che, relativamente al territori di riferimento di quel diffusore, nella migliore delle ipotesi, poteva ambire ad un volume d’affari di 200/300.000 euro annui (con utili di norma inesistenti) valesse 4 mln di euro.

Back to reality

E non è un caso che, lentamente (ma non troppo), ci si stia indirizzando a quel valore. Oggi un impianto FM viene acquisito per la sua precipua finalità strumentale: quella di consentire alla società editrice che ne è titolare il raggiungimento (integrato) della sua utenza nella consapevolezza dell’aspettativa di vita del diffusore in vista del citato progresso tecnologico.

Strumentalità

In una, l’acquisizione è strumentale a consolidare le posizioni in vista di un mercato che favorirà anche nell’only digital i brand consolidati. Con tanti saluti, appunto, al trading.

Convergenza

L’investimento ha un senso per la gestione dell’interregno decennale tra la fruizione delle trasmissioni radiofoniche analogiche e quelle sulle piattaforme digitali.

Frammentazione

Nei due lustri che ci separano dall’all digital  la radio sarà necessariamente ibrida, con l’effetto che l’ascolto radiofonico si frammenta già ora significativamente su più device (non solo FM, ma anche DTT, IP, DAB+, sat).

FM ancora imprescindibile

A riguardo, se è pur vero che l’ascolto in auto (pari all’88% del totale del medium) non può ancora prescindere dalla FM (e rimarrà importante, pur con una progressione decrescente a favore di soluzioni ibride IP/DAB+), va detto che se l’emittente non dispone di altri impianti che integrino la copertura garantendo continuità su spostamenti che nel caso di Milano vadano oltre la cerchia delle tangenziali, un investimento di parecchie centinaia di migliaia di euro non appare motivato dall’audience potenziale, tenuto conto che nelle abitazioni i ricevitori FM raggiungono a malapena il 25% in rapida diminuzione (e nei locali pubblici siamo a meno del 10%).

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Valori incrementali

La citata tendenza intacca anche i principi a fondamento delle valutazione degli asset radiofonici. Ciò in quanto, in questa fase storica di evoluzione tecnologica della radiofonia non è possibile meramente applicare una riduzione del valore degli impianti di radiodiffusione sonora in tecnica analogica (FM) senza considerare il valore incrementale che un’emittente radiofonica (FM) assume a seguito della sua presenza sui canali digitali (cd. “multipiattaforma“).

Multipiattaforma

Negli ultimi anni e in particolare tra il 2016 ed il 2017 si è, infatti, assistito ad una vera e propria esplosione dell’integrazione del medium radiofonico sulla cd. multipiattaforma, cioè la declinazione del contenuto su più vettori al fine di conseguire una mutualità volta ad assecondare il paradigma “raggiungere sempre e comunque l’utente”.

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Indoor

Se infatti fino a 10 anni fa la radio era veicolata in forma marginale su piattaforme diverse dalla modulazione di frequenza analogica, con la progressiva riduzione del parco ricevitori stand-alone negli ambienti indoor si è constatato un recupero della presenza del medium in particolare sulla televisione e sull’IP , prevalentemente attraverso smartphone.

5 fattori di valorizzazione

Da questo considerazioni discendono una serie di valutazioni oggettive che si possono così riassumere.

Azzeramento sostanziale valore in dieci anni

1) Progressiva diminuzione del valore degli asset costituiti da impianti FM, con un trend che si può ipotizzare in una forbice nell’ordine del 5-10% annuo fino all’azzeramento sostanziale nel termine predetto di 10 anni (con conseguente chiusura dell’era del trading FM);

Aumento del valore determinato dalla presenza su vettori alternativi

2) Progressivo aumento del valore degli asset costituiti dalla multipiattaforma, considerato che attraverso i vettori alternativi alla FM potranno essere recuperati gli ascoltatori non più raggiungibili attraverso quest’ultima, ovvero gli utenti privilegianti contenuti integrati audio/video/testuali.

Direttrici omogenee

In questo caso premiante sarà il presidio del maggior numero di vettori eterogenei declinati in più direttrici omogenee. Il trading si sposterà quindi sull’acquisizione di soggetti in grado di assicurare la presenza immediata su vettori digitali;

Premialità contenuti

3) Tendenza alla premialità di contenuti originali, non replicabili dai software: è infatti intuitivo che la componente “umana” del palinsesto assumerà una valorizzazione sempre maggiore non soggiacendo alla competizione di piattaforme musicali online;

Mutazioni modelli pubblicitari

4) Progressiva mutazione dei modelli pubblicitari (dal programmatic all’automatic passando per il contenuto indistinto dalla pubblicità);

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Metabroadcast

5) Graduale sviluppo del traffico dati e delle tecnologie broadcasting digitali.

25 anni di valutazioni

Nella valutazione di un asset radiofonico, al fine di tenere in considerazione il plusvalore dettato dalla presenza di una radio (già in FM) su canali digitali (DAB, IP e DTT), è possibile utilizzare un modello matematico “retroazionato” (la retroazione positiva amplifica, per definizione, le possibilità di evoluzione: è un meccanismo che permette il cambiamento e la crescita, dando al sistema la capacità di raggiungere nuovi livelli di equilibrio)”, spiega Massimo Rinaldi, ingegnere di Consultmedia che circa 25 anni fa elaborò e costantemente affinò un metodo di calcolo per la determinazione del valore economico di impianti FM poi adottato dalla stessa Agenzia delle entrate.

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Algoritmo

“Per generare un algoritmo abbiamo posto in relazione un coefficiente adimensionale con valore compreso tra 0 e 2; un  coefficiente adimensionale con valore compreso tra 0 e 5; una condizione iniziale radio analogica FM; un contributo proveniente dalla componente DAB/web/streaming; un contributo proveniente dalla presenza sul DDT/sat dell’emittente radiofonica ed una componente finale, frutto di ogni contributo.

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Punto G

Il risultato di tale modello è il guadagno G, corrispondente al rapporto tra lo stato finale e quello iniziale del sistema preso in esame. Tale relazione mette in evidenza come la presenza di un’emittente radio in un sistema ibrido generi un incremento di valore”, continua Rinaldi.

Incrementi

“L’incremento, ad oggi, può variare secondo una forbice del 20-30%, a seconda che l’emittente si trovi o meno su tutte le piattaforme digitali, dalla storicità di tale presenza; è quindi certo che in futuro tale incremento è destinato ad aumentare”. (E.G. per NL)

foto antenne di Floriano Fornasiero

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