Parliamo questa volta di Radio Veneto Uno di Treviso, storica emittente locale nata oltre quarant’anni fa, che ha peculiarità uniche in Italia. L’emittente infatti ha proprie orchestre di musica classica (viene in mente la Rai, magari quella di qualche tempo fa) e organizza apprezzatissime rassegne di didattica musicale a scopo educativo in concerti nella sua città e provincia, anche a ingresso libero, oltre a garantire molti posti di lavoro. Il tutto viene documentato in audio e video sul sito di Radio Veneto Uno.
Come è possibile questo per una stazione privata che opera solo in Veneto? La risposta non sta solo nelle precise scelte dei responsabili dell’emittente ma coinvolge anche lo spinoso e discusso tema dei contributi pubblici all’editoria (che questo periodico segue attentamente), di cui Radio Veneto Uno da tempo fruisce ma che oggi sono sempre più ‘a rischio’.
Di tutto questo abbiamo parlato con l’editore da sempre di Radio Veneto Uno, Roberto Ghizzo. Ecco l’interessante intervista che abbiamo realizzato con lui.
(Newslinet) – A colpire cercando di conoscere Radio Veneto Uno è la presenza di questa vostra orchestra, i Solisti, una cosa unica, forse, se parliamo di una Radio privata locale, non solo in Italia, magari. Spiegaci bene questa peculiarità e come si è costituita…(Roberto Ghizzo) – Grazie, fa piacere riscontrare tanta sensibilità. Semplicemente abbiamo svolto un lavoro serio, mantenendo sempre un basso profilo. È la più concreta risposta, certificazione, di un mezzo che realmente svolge attività di informazione di interesse generale; la lettera b) dell’art. 4, della legge 7 agosto 1990, n. 250, testualmente scrive: “… trasmettano propri programmi informativi su avvenimenti politici, religiosi, economici, sociali, sindacali o culturali, per non meno del 50% delle ore di trasmissione comprese tra le ore 07 e le 20; … ”.
50% di informazione e 50% di programmazione musicale, perché la Radio è anche musica, quella classica è cultura conclamata, un ulteriore motivo di rispetto al palinsesto di legge. La storia insegna che, assieme a evoluzione e sviluppo degli strumenti musicali come arrivati a noi, la musica classica, come a noi nota, nasce proprio a Venezia, nostro ambito, la quale, per secoli, è stata, e lo è ancora, Capitale mondiale della cultura.
È un dovere, per una Radio che svolge attività di informazione di interesse generale, lavorare ai massimi livelli culturali per il suo ambito operativo, un dovere fare la propria parte per promuovere storia e cultura del territorio. Il mondo intero ha sviluppato e portato ai giorni nostri quanto nacque da noi nel ’500, grazie a Willaert, maestro di cappella in Basilica di S. Marco, a Monteverdi, i Gabrieli zio e nipote, Vivaldi ecc. ecc. Non usiamo CD, produciamo avvenimenti informativi e non mi si dica che la cultura non è attività di interesse generale almeno alla pari della politica, da produrre con passione, rispetto, impegno.
È onorare chi ci ha concesso questo privilegio, atto dovuto, almeno per quanto ci riguarda, ma anche chi ascolta. Per dire: anche l’UNESCO, proprio di recente ha riconosciuto patrimonio dell’Umanità la cultura del lavoro del nostro territorio e la bellezza dei colli del Prosecco, dove sono nato e ho ancora la casa dei miei genitori.
(NL) – Più in generale, che tipo di emittente è Radio Veneto Uno e come è organizzata?
(RG) – È una classica Radio di informazione: giornali radio ogni ora, a seguire approfondimenti, rubriche di nicchia. Poi ci sono programmi di musica presentata, con un taglio di informazione: la musica antica e la classica a cura di due “guru”, veri professionisti, un impeccabile docente e musicologo e un valente direttore d’orchestra.
Ma i microfoni sono aperti anche ad altri autentici esperti di musica moderna, che informano su jazz, blues, rock. A breve, ci occuperemo anche del fenomeno dei cantautori italiani e stranieri, visto che abbiamo trovato un nuovo appassionato cultore affine al nostro stile.
Ma essendo una Radio del territorio, non ultima è ‘Garage Music’, trasmissione sempre a cura della redazione, dedicata ai gruppi locali, spesso autentiche eccellenze. Ovviamente con l’avvento di web e social, c’è la parallela evoluzione professionale della nostra informazione anche via video.
(NL) – Che tipo di ascolto avete e dove? Solo a Treviso o anche altrove?
(RG) – L’ultima nostra indagine, da noi commissionata, è del 2011, solo per la provincia di Treviso, per avere esatta e reale idea del lavoro svolto, e ci dava intorno ai 180.000 ascoltatori medi al giorno.
L’avvento di internet ci ha motivato a lavorare per costruire una piattaforma multimediale con portale web e canale video web. I risultati sono lusinghieri. Un paio di esempi: il nostro servizio social di chiusura dell’adunata degli alpini di Milano, un modesto video fatto con un telefonino, relativo a un alpino che suona il silenzio in una Galleria Umberto I semi deserta, ha avuto oltre 2.900.000 visualizzazioni; oltre 600.000 per il maldestro ancoraggio in porto a Venezia della famosa nave da crociera, una notizia che abbiamo dato subito, tra i primi; il compleanno di una nonnina di 103 anni, altri 600.000.
Abbiamo adeguato la redazione, istituendo, per le produzioni di musica classica, un piccolo dipartimento dedicato alla cultura, un’Associazione Culturale con ovvia distinta personalità giuridica, attrezzandoci pian piano, per essere al passo con l’evoluzione digitale. Tutto quello che vedete nel portale è lavoro nostro, vogliamo meritare quello che ci spetta per legge e dare un servizio pubblico che sia anche visibilmente tale. La Radio si ascolta ma oggi, grazie al web, il lavoro svolto si può visualizzare e si può farlo vedere in tutto il mondo.
(NL) – Veniamo al tema, oggetto di molte polemiche, dei contributi pubblici. Radio Veneto Uno ne ha di consistenti come organo di partito da parte della Presidenza del Consiglio. Poi avete un piccolo contributo anche come Radio comunitaria, come molte altre. Ci spieghi bene la situazione?
(RG) – L’argomento è piuttosto delicato e la serietà reclama il suo spazio.
Mi chiedi di due contribuzioni. La domanda mi fa venire in mente il 2012, quando a maggio il foglio locale di un quotidiano nazionale titolò: “Veneto Uno, la Radio dei due partiti che incassa contributi milionari”. Rispose, spontaneo, ‘Il Gazzettino’, titolando a piena pagina: “Soldi pubblici alla Radio: meritati”.
Chi poteva aver fatto filtrare quella notizia “scandalosa”? Non certo noi, nella fase di transizione tra il movimento che ci aveva dato il requisito di legge e il movimento che abbiamo fondato ai sensi dell’art. 49 della Costituzione. Abbiamo semplicemente certificato il passaggio, il cambio di movimento per garantire continuità di lavoro ai nostri ragazzi.
Che io sappia, due contribuzioni le percepisce solo Radio Radicale. E qui do ragione al sen. Crimi, l’Autorità politica che grida allo scandalo per gli oltre 200 milioni di contributi pubblici elargiti all’emittente; a Radio Radicale vanno garantiti, tutti, ma proprio tutti, i costi presenti nel bilancio certificato che presenta per legge. Per legge deve dichiarare rinuncia agli utili.
La contribuzione da te citata per la Radio comunitaria fa capo ad una personalità giuridica ben distinta, l’Associazione Culturale, con proprio domicilio fiscale, ha la sua licenza comunitaria, la sua frequenza di trasmissione; giuridicamente nulla ha a che vedere con Radio Veneto Uno.
Dalla domanda, nello stesso stile del 2012, qualcuno vorrebbe far credere che abbiamo due contribuzioni.
È vero invece che abbiamo rinunciato alla nostra frequenza cittadina per ‘dotare’ la comunitaria. E non mi si dica che declassare una frequenza commerciale in comunitaria rappresenta un affare. Semplicemente crediamo nel lavoro che stiamo svolgendo ed è ragionevole pensare a uno sviluppo delle produzioni per le trasmissioni informative di Musica Classica.
Per quanto riguarda la nostra contribuzione, a onor del vero in questi ultimi anni è stata lentamente ma inesorabilmente ridotta.
Ma mangiavamo la foglia già dal 2008…
Abbiamo sempre saputo che l’interesse generale è stato dato all’informazione da tre sentenze della Corte Costituzionale. Servono riforme di tipo diverso del sostegno pubblico all’editoria, perché le ultime hanno tutte tolto sostegno e l’ultimo provvedimento prospettato potrebbe addirittura togliere ogni contributo a tutti.
Sarebbe una macroscopica violazione al principio costituzionale del pluralismo dell’informazione (comma 1245 L. 296/2006) e a un inviolabile diritto acquisito, peraltro restituito, nel 2008, da un Governo, a quei tempi, certamente degno di uno Stato di diritto. Sia chiaro, proprio non dubito delle buone intenzioni del sen. Crimi, che ha la delega all’editoria e men che meno del nuovo Capo Dipartimento dott. Sepe, arrivato subito dopo la nostra denuncia di ‘violazioni di diritti di legge’ al Direttore dell’Ufficio per il Sostegno all’editoria, nell’ottobre 2017.
(NL) – Perché questo contributo alle Radio organo di partito riguarda oggi solo due emittenti radiofoniche in Italia, voi e Radio Galileo di Terni? In passato ce n’erano anche altre…
(RG) – Basta leggere nella loro sequenza le citate riforme del sostegno pubblico all’editoria dal 2010 al 2017. Solo noi, e spero Radio Galileo, stiamo lottando senza avere nulla da nascondere, senza timori, sapendo di avere fatto le cose al nostro meglio. È difendere posti di lavoro, la Costituzione e, ripeto, il principio costituzionale del pluralismo dell’informazione che vale anche per l’ambito locale, oltre che il posto di lavoro a una redazione di professionisti.
(NL) – Quali sono le prospettive attuali su questo tema?
(RG) – Il Presidente della Repubblica, di recente ha detto che l’informazione è presidio di Democrazia; l’informazione di interesse generale, svolta per dare un servizio al pubblico, è Democrazia, ancor più se data da noi come organo di movimento. Noi non cerchiamo la rappresentanza, la poltrona, ma portiamo la politica alla gente e la gente alla politica, un modo universalmente conosciuto come il più nobile di fare politica. E lo stesso vale anche per la cultura.
(NL) – Più in generale, come vedi la vostra posizione nell’attuale mondo radiofonico italiano?
(RG) – Come quella di una seria realtà che davvero svolge attività di informazione di interesse generale, una Radio privata che svolge professionalmente, con passione, rispetto, impegno e dignità il suo lavoro per la politica ma anche per la cultura e ai massimi livelli. Siamo l’unica impresa privata italiana ad avere la sua Orchestra Filarmonica, da Camera e a breve spero Giovanile e un suo calendario di manifestazioni di didattica musicale a scopo educativo. Artisticamente ci confrontiamo, dicono, almeno alla pari con i colossi radiofonici d’Europa.
Le prospettive sono quelle di continuare a svolgere il nostro lavoro, protetti dalla legge. Abbiamo di fronte interlocutori molto seri, non ho dubbi sul rispetto di fondamentali principi giuridici. (M. R. per NL)