Non a tutte le emittenti locali le reti nazionali fanno paura. A qualcuno l’acerrima concorrenza fornisce, anzi, uno stimolo non solo per sopravvivere, ma anche per progredire.
E’ il caso di Radio Bruno, sede in Emilia Romagna ma diffusione anche fuori dalla regione d’appartenenza, con un importante presidio in Toscana, ma vaste coperture in Veneto, in Lombardia e nelle Marche (oltre ad una capillare copertura con un prodotto DTT autonomo rispetto alla radio veicolato dalla superstation tv Studio Tv 1, diffusa in Lombardia, Piemonte, Val d’Aosta, Veneto, Emilia Romagna).La recente indagine TER l’ha accredita come la più ascoltata nella sua regione, confermando il dato delle precedenti rilevazioni Eurisko degli anni passati, anche per questa volta davanti a tutti.
All’evidenza, merito di scelte azzeccate che permettono di offrire qualitativamente un prodotto all’altezza di una rete nazionale, ma col plusvalore di essere vicino al territorio di riferimento.
Già, perché il palinsesto è integrato da contenuti informativi locali differenziati per bacini di utenza, da trasmissioni sportive storiche che hanno mantenuto inalterato il loro format anche attraverso redazioni autonome e da un tour estivo che dal 2010 contribuisce a rafforzare il brand. Qualcosa che per forza di cose le reti nazionali a prodotto unico non possono fare.Per capire la ricetta del successo di questa superstation abbiamo incontrato il suo editore, Gianni Prandi, in sella dagli esordi, nel 1976 (l’emittente ha ispirato il film Radio Freccia di Ligabue, fornendo addirittura le prime apparecchiature originali che hanno fondato le riprese).(Domanda) I dati di ascolto negli anni vi hanno premiato, accreditandovi anche davanti a tutte le nazionali in Emilia Romagna. Pare quindi che una superstation possa competere e vincere contro delle reti…
(Risposta) Direi proprio di sì, i dati lo testimoniano. Non è una novità; speriamo che possa durare nel tempo, perché le reti nazionali sono molto forti…
(D) Le indagini CATI non sono anacronistiche nel 2017? Diciamoci la verità: del meter spaventa forse la vanificazione dell’effetto ricordo del brand?
(R) Assolutamente no. L’indagine telefonica ha, come tutte le indagini, pregi e difetti. Io non faccio parte di quelli che hanno un approccio alle indagini come i tifosi allo stadio. L’indagine perfetta NON esiste, nemmeno il Censimento lo è. Il meter ha pregi senz’altro, ma anche difetti. Tutte le sperimentazioni lo hanno dimostrato.
(D) Radio Bruno è cresciuta come ascolti anche in Toscana e Lombardia. La differenziazione dei contenuti costa, ma evidentemente paga…
(R) Siamo molto soddisfatti dei risultati soprattutto in Toscana, devo ringraziare tutta la squadra del Pentasport che evidentemente ha un grosso seguito.
(D) Il vostro pare un mix ben costruito di programmi di flusso (accompagnamento) e di contenuti. Si dice che solo questi ultimi salveranno le radio dalla competizione con le piattaforme musicali online (YouTube, Pandora, Spotify)…
(R) Il futuro non può indovinarlo nessuno, figuriamoci io; però sono d’accordo con chi lo sostiene. Tutte le ricerche dicono che la radio la si ascolta non certo e non solo per la musica, ma per un mix di contenuti che la rendono e secondo me la renderanno ancora per molto tempo unica.
(D) La scelta degli artisti che proponete nel vostro tour estivo rispecchia la vostra playlist. Ma il pubblico dei concerti e quello che ascolta la radio, oggi coincidono?
(R) Nel complesso direi ovviamente di no.
(D) Il Rapporto Miller negli USA ha certificato la sparizione della generazione Z e dei millennial dal pubblico radiofonico. Non mi dica che fa parte dei negazionisti…
(R) La ricerca di base effettuata da due dei migliori Istituti di ricerca del paese, dice il contrario. E in ogni caso i cosiddetti millennial, come tutti gli esseri viventi, sono destinati a crescere e invecchiare…
(D) Lei, a differenza di altri editori, giudica positivamente l’ingresso di Mediaset nel mondo radiofonico; curioso…
(R ) Sfido chiunque a dire che Mediaset non è una delle più grandi industrie del paese, fra l’altro nel settore della comunicazione. Il fatto che una grande industria si sia interessata al nostro settore perché dovrebbe essere un fatto negativo? Dovrebbero essere gli altri a spiegarlo. Non io.
(D) Chi oggi compra ancora impianti FM fa un buon investimento?
(R) Per almeno altri 10 anni direi di si. E poi i prezzi sono (giustamente) scesi…
(D) Quanto pesano sull’ascolto le nuove piattaforme (IP e DTT) rispetto alla FM per le emittenti che le presidiano da tempo…
(R) Non ricordo le percentuali, ma cominciano ad essere interessanti. Anche se l’FM domina ancora…
(D) Crede nel DAB+?
(R ) Io sì, ma ci dovrebbe credere il governo del Paese, che impedisce alle emittenti locali di regioni come Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto di poter operare, alla faccia della “legge uguale per tutti”.
(D) La radio è un business o una passione?
(R) Per me che ho iniziato nel 1976 ovviamente entrambe le cose
Registriamo sempre con piacere strutture che continuano a crescere e a costruire risultati di rilievo.
Segnali positivi da un comparto che continua a dare segni di vitalità nonostante problematiche, in alcuni casi endemiche in altri nuove e imprevedibili, in un mondo che muta pelle velocemente e impone ogni giorno la giusta predisposizione a trovare intelligenti strategie per vincerle. (U.F. per NL)