In data 30 maggio, il tribunale di Cagliari ha dichiarato il fallimento della Deltamedia srl, editrice dell’emittente cagliaritana Radio Press, da più di sei mesi assente dall’etere ed ora con ogni probabilità cancellata definitivamente.
L’Associazione della stampa sarda ha diramato questo messaggio: “Piena solidarietà ai colleghi coinvolti, denuncia ancora una volta lo stato di crisi dell’emittenza privata in Sardegna. E’ un settore che attraversa una congiuntura negativa straordinaria che rischia di avere conseguenze devastanti sull’occupazione, con la conseguente pesante riduzione degli spazi dell’informazione locale. Il fallimento di Radio Press, in particolare, crea un vuoto informativo. L’emittente si era segnalata, infatti, per una proposta di format innovativi e per un impegno non comune. Oltre alle edizioni quotidiane del radiogiornale si ricordano le ‘dirette’ su eventi straordinari per la città di Cagliari e per la Regione, le trasmissioni in sardo, i programmi a più voci con la Corsica, il programma del mattino ‘Buongiorno Cagliari’, il cui successo continua in un’altra emittente”. Molto sentito il pezzo ricordo che Jacopo Norfo, uno dei collaboratori della prima ora, ha scritto oggi su "Casteddu on line" quotidiano web di Cagliari, che riproponiamo. "I dischi li portavamo da casa, quando nacque Radio Press. Ed esisteva ancora il vinile, che facevamo girare insieme ai nostri cd personali. Quando il cursore del mixer si alzò per i primi giornali radio, il 3 gennaio 1996, sapevamo che stavamo realizzando qualcosa di unico: una radio dedicata all’informazione a Cagliari. Un giornale radio ogni mezzora, mattina e sera: Gianni Solinas arrivava di corsa con le interviste registrate su mini cassette Tdk, montaggio e via, in onda. Solo chi ha visto nascere una radio sa quali emozioni si possono provare, e quanto sia possibile amare quel mezzo affascinante dove contano solo i contenuti e mai l’apparenza. Nella lavagnetta di Radio Press, il direttore Angelo Porru scriveva i turni: la rassegna stampa la facevamo alle 10, eravamo cronisti in erba, ma soprattutto ragazzi di 22 anni. Quindi facevamo tardi la notte nei locali Aics, e chi aveva il turno della mattina arrivava in studio con gli occhi gonfi. Ma era lì, senza sforare di un minuto. Non ci avrebbe rinunciato mai. Il più mattiniero di tutti era Vito Biolchini, che infatti tra le prime trasmissioni inventò Pagina Tre, che andava in onda alle 9. Non a caso diventò il più bravo. Una volta commentando i giornali col caposervizio della Nuova Sardegna Umberto Aime dissi: “Grazie davvero per essere venuto così presto in diretta con noi”. Finì la rassegna stampa e giustamente il direttore mi rimproverò: “Prova a chiederlo ai minatori del Sulcis, se per loro cominciare a lavorare alle 10 significa alzarsi presto”. Radio Press era una radio libera, perché era libera da tutto. Cristiano Cadoni inventò RadioPressAmbiente, in onda il martedì giovedì e sabato alle 14,30: dopo tutti i notiziari, io e lui facevamo un gr dedicato solo all’ecologia. I gr avevano ogni mezzora un ospite in diretta: quando eri in difficoltà, chiamavi sempre Graziano Milia o Sandro Cosentino, allora sindaci di Quartu e assessore al traffico di Cagliari. Erano i più disponibili. Tra i tecnici c’era Francesco Pinna, poi giornalista, oggi firma importante dell’Unione Sarda. Dietro il vetro Corrado Lissia, Rinaldo Catalano, Paolo: non c’era ancora la regia automatica, i dischi si mettevano a mano e se sbagliavi facevi una figuraccia. “Radio Press, ascolta la tua città”, dicevano i primi spot: piano piano fu la città ad ascoltare noi. L’entusiasmo in redazione era talmente contagioso che diventò incontrollabile: una notte venne organizzata una trasmissione “clandestina”, non autorizzata. Tre ore di musica live da mezzanotte in poi, in onda i bootleg inediti di concerti pazzeschi che non avevano neanche il permesso della Siae. Fu un successone incredibile, il telefono della radio squillava in continuazione alle 3 del mattino. Il direttore e gli editori seppero ma non dissero nulla: rimase un segreto per tutti. Il resto della storia l’ha scritto benissimo Vito Biolchini nel suo blog, in un articolo che vi invito a leggere. Radio Press si ritagliò uno spazio importante nell’informazione a Cagliari grazie all’ottimo lavoro anche di Paola Pilia, Monica Magro, Nicola Muscas, Cristiano Bandini e tanti altri. I cagliaritani si innamorarono di Buongiorno Cagliari, grazie al talento di Elio Arthemalle. Funzionava perché veniva ascoltata da tutti, perché la radio può davvero arrivare a tutti. E adesso? Il fondatore di Radio Studio One Mario Marci, in un articolo che trovate a parte, dice giustamente che il mondo cagliaritano della radio è stagnante per mancanza di idee, ma soprattutto di risorse. Invece la radio è qualcosa che ti entra nelle ossa, che ti porta ad amarla sino in fondo. Quando lavoravamo insieme a Radiolina, la formidabile speaker Mara Chessa un giorno mi disse: “Farò programmi sino a quando avrò 90 anni: te lo giuro, non potrei farne a meno”. Oltre la tristezza per la chiusura di Radio Press c’è oggi la delusione per chi non ha la forza di raccoglierne il testimone: chi ha davvero il coraggio di fare informazione libera, anche a costo di disturbare qualcuno? Le poche frequenze rimaste costano dai 150mila euro in su. Giancarlo Ghirra, segretario dell’Ordine Giornalisti, chiede una legge per l’editoria in Sardegna che salvi anche i piccoli editori, perché non esistono soltanto le grandi testate. Il pluralismo resta in pericolo, Radio Press rischia di restare un’esperienza irripetibile: personalmente un entusiasmo e una passione simile l’ho incrociata soltanto con i ragazzi della redazione di Casteddu Online, che ha la stessa filosofia e la stessa libertà editoriale. Il problema è che i grandi big dell’Fm si sono mangiati le radio cagliaritane: quelle storiche sono scomparse praticamente tutte, fagocitate da Radio 101, 105, Rds, e tutti gli altri che sono arrivati a Cagliari con i soldi portandosi via le varie radio Flash, radio Telelinea, radio Fantasy Music. Ci sono le emittenti che ancora resistono, mentre Radio Mambo è passata ad emissari del gruppo Zuncheddu che potrebbe presto trasformarla in una Radio 24 sarda. Non sarà la stessa cosa. Non sarà come a Radio Press, che funzionava perchè dava davvero voce ai cittadini quando Internet ancora non decollava. Solo quando hai portato in spalla la gomma per insonorizzare lo studio, per fare nascere una piccola stella come Radio Press, puoi capire però quanto è magico che sia durata ben 17 anni". (R.R. per NL)