Anche la storica emittente romana Radio Città Futura naviga in cattive acque. Con un comunicato diffuso ieri, la redazione dei giornalisti dell’emittente ha motivato lo sciopero "per denunciare il grave stato di difficoltà che l’intera emittente sta attraversando".
I giornalisti della stazione, che è una delle sette emittenti italiane che, ex art. 4 L. 250/1990, fanno riferimento ad un partito o movimento (nella specie, è organo del movimento politico Roma Idee), rimarcano che "da quasi cinque mesi tutti i lavoratori della testata prestano servizio senza percepire alcuno stipendio". "Una situazione di profonda sofferenza causata anche dalla progressiva riduzione del fondo per l’editoria. Una storia che troppo spesso in questi ultimi anni si ripete, con importanti testate locali e nazionali costrette alla chiusura, in alcuni casi definitiva. Contro questa prospettiva sempre più concreta anche per noi, richiamiamo l’attenzione di tutti e sollecitiamo una volta di più l’azienda ad intraprendere ogni iniziativa utile, ammortizzatori sociali compresi, ad alleviare il grave stato di sofferenza dei lavoratori. Perché anche la voce di Radio Città Futura rischia di spegnersi", spiega il comunicato. Non è la prima volta, nei quarant’anni di attività (fu fondata da Giulio Savelli e Renzo Rossellini jr nel 1975), che RCF è a rischio chiusura, avendo attraversato numerosi momenti di difficoltà, ma questa volta ad acuire la sofferenza vi sono gli irreversibili effetti della progressiva chiusura dei rubinetti dei sovvenzionamenti pubblici (in sei anni Radio Città Futura avrebbe incassato dallo Stato oltre 10 milioni di euro). Tali ineludibili fatti impongono una pressoché integrale riscrittura del modello di acquisizione delle risorse economiche, presumibilmente nella direzione dell’autofinanziamento degli ascoltatori o, più probabilmente, nella gestione degli eventi (con un ritorno allo schema di fine anni ’70), soluzione che starebbe vagliando la maggior parte delle stazioni con il medesimo layout. (M.L. per NL)