Luglio vede un’assenza di un certo peso nella Fm torinese: sui tradizionali 97.600 MHz infatti non trasmette più da inizio mese Radio Flash, l’emittente della sinistra cittadina e piemontese, in onda dal novembre (secondo altre fonti, da settembre) 1976 e da molti anni collegata con la milanese Radio Popolare nel suo Popolare Network.
Al suo posto c’è adesso Radio Italia Uno, una delle emittenti di quel gruppo Bellerate che, come abbiamo visto in una nostra recente analisi, la fa da padrone nell’etere radiofonico torinese e della regione in generale.
Nessun annuncio è stata dato in proposito, notizie non ce ne sono praticamente state, fino a che, naturalmente, la nuova situazione ‘si è fatta notare da sé’, per così dire, e qualche informazione è stata alla fine fornita. La sostanza è quella prevedibile: Radio Flash non ce la faceva più e inevitabilmente è stata presa la ‘fatale decisione’ di cedere la frequenza storica, interrompendo bruscamente 42 anni (quasi 43) di storia. E al momento non sembra che le trasmissioni possano continuare in futuro sul Web.
Si conferma così che la vita di questo tipo di emittenti, basate sull’informazione e su una musica ‘d’impegno’ che prescinde dalle hit commerciali, è sempre più complicata e difficile (si veda quanto è successo a Radio Città Futura di Roma) e il caso positivo di Radio Popolare a Milano (che pure ha un bilancio non facile né semplice, con continue campagne abbonamenti) è decisamente isolato.
In ogni caso, vediamo quel che ha pubblicato il quotidiano torinese ‘La Stampa’ lo scorso 13 luglio, a firma di Fabrizio Accatino: “Se scorrendo i canali dell’etere torinese d’ora in avanti incontrerete sul 97.6 la musica di Radio Italia Uno, non sarà per un difetto di sintonizzazione. Semplicemente Radio Flash – che di quella frequenza era titolare da sempre – non esiste più. L’emittente di Hiroshima Mon Amour ha trasmesso la sua ultima canzone domenica 30 giugno, chiudendo così una lunga cavalcata iniziata negli anni Settanta, in piena stagione delle Radio libere…
«Abbiamo cercato in questi anni di rilanciarci in tutti i modi, con gli interlocutori più vari, ma nonostante tanti attestati di stima non c’è mai stato nulla di concreto» – commenta l’amministratore di Flash, Mauro Boglione – . Con il passare del tempo le difficoltà nella gestione sono aumentate e ci hanno portato alla considerazione che non valeva più la pena tenere in piedi l’emittente. Così è maturato il passaggio di mano».
La frequenza è stata rilevata da Ottavio Bellerate, editore a capo di un gruppo di nove emittenti, capitanate da Manila e Fantastica. L’operazione ha una valenza esclusivamente commerciale, nonostante si fosse vociferato da più parti su un possibile rilancio del marchio, sotto forma di canale all news (una fantomatica Flash 24)”.
Inutile, peraltro, sperare in una diversa intenzione di Bellerate, con eventuale recupero del marchio: «Mi interessava colmare una lacuna: Radio Italia Uno era presente in tutto il Piemonte ma non in città, se non per sei ore al giorno. Ora potrà essere ascoltata anche nel capoluogo. In quanto a Flash non avrebbe senso tenerla in vita, non era più un marchio commercialmente valido. Ultimamente era diventato un ripetitore di segnale di Popolare Network».
Nell’occasione è stata naturalmente rievocata la lunga storia di Radio Flash, che a questo punto conviene consegnare agli archivi. L’emittente era nata, come detto, negli ultimi mesi del 1976 in un appartamento di via San Tommaso, a Torino, e a crearla furono Francesco Carboncini e Giorgio Visciglia. A questo duo si affiancò presto Luciano Casadei, che organizzava grandi concerti ma era anche responsabile della propaganda del Partito Comunista dell’epoca. Il binomio musica-informazione caratterizzò così Flash in modo abbastanza preciso, anche se l’impostazione-base era quella dell’impegno politico, come scrive sempre ‘La Stampa’: “Con la politica Flash flirterà sempre, raccontando da sinistra umori, tendenze e cambiamenti della città, condendo il tutto con una robusta spruzzata di musica indipendente, mai sentita in Radio. Il boom negli anni Novanta e Duemila, poi il declino, coinciso con la crisi della comunicazione tradizionale e l’avvento dei social network e delle Radio on line”.
Ci sono infine i rammarichi (postumi) e i rimpianti, assieme ai tentativi di spiegazione. “Questa è la cartina di tornasole di quanto poco vengano considerati a Torino la comunicazione e il giornalismo – dice l’ultimo direttore di Radio Flash Dario Castelletti, che qui ha passato vent’anni della sua vita – . Sulle spalle della Radio tutti hanno cercato un tornaconto, con l’alibi che era libera. Ora quella Radio libera, capace di fare le cose in un altro modo, non c’è più”. (M.R. per NL)