L’emittente romana Ecoradio (nata nel 2004) edita dalla società editrice Ecomedia Spa ed espressione dei Verdi prima e del Movimento Comunicambiente poi, ha chiuso i battenti lo scorso 1° gennaio dopo un recente travaglio.
Sulle frequenze 88.300 MHz (per Roma) e 92.100 MHz (per Napoli e Caserta) è in onda al momento una rotazione di musica non stop denominata FM 88.3. L’epilogo avrebbe ragioni economiche, nonostante in sette anni la società editrice della testata radiofonica abbia ricevuto 21 milioni di euro di contributi pubblici che evidentemente non sono stati sufficienti ad aiutarla a camminare con le proprie gambe. Questo l’enfatico comunicato della società editrice apparso sul sito web dell’emittente: "Ecoradio, a 10 anni esatti dalla sua nascita, chiude. Nel lontano 2003 il partito dei Verdi pensò ad una radio come strumento di informazione, per molti versi più agile e innovativo rispetto alla classica “carta stampata”. Le premesse e le promesse erano positive, un progetto editoriale completamente dedicato al cittadino e non un house organ o un’intranet per la politica autoreferenziale. Accettammo così la sfida di costruire una radio multimediale (integrata con web e tv) dedicata ai cittadini, capace fornire spunti e riflessioni sui complessi temi della sostenibilità ambientale, sociale, economica. Una piattaforma di servizio per tutti gli operatori dell’ambientalismo, del terzo settore e della green economy: buona parte dei fondi sarebbero arrivati, come previsto dalla legge 250/’90, dal Dipartimento Editoria della Presidenza del Consiglio, il resto dagli stessi Verdi ed auspicabilmente dal mercato. Con il partito dei Verdi le promesse e gli accordi iniziali sopravvissero per i primi due anni, così ad Ecoradio rimase la scelta: chiudere o rilanciare. La storia parla di un rilancio, di una radio che ha cercato di sopravvivere ai conflitti politici, alle difficoltà di “fare editoria” e di farla in Italia, liberi da ogni ingerenza e fedeli ad un principio di libertà assoluto. Negli anni oltre 150 persone hanno collaborato con Ecoradio, con una media occupazionale superiore alle 30 unità per registrare 25.000 contatti giorno e 145.000 nella settimana. Ai microfoni di Ecoradio si sono succeduti tantissimi giovani avviati al praticantato giornalistico e molti professionisti affermati. L’alto livello di servizio offerto alle associazioni ambientaliste e del terzo settore è stato continuo ed incondizionato, sempre legittimato dal finanziamento pubblico che la radio percepiva: ma soprattutto quel servizio è stato legittimato da un impegno convinto delle persone che lavoravano per l’emittente. Le partnership editoriali e promo pubblicitarie con tali soggetti sono una testimonianza oggettiva del lavoro svolto da Ecoradio e dai suoi professionisti: (WWF, Greenpeace, Legambiente, Vas, Lav, Kyoto Club, Rinnovabili.it, Nuova Ecologia, Lipu, Federbio, Aiab, Inbar, Emergency, Save The Children, Amref, Amnesty International, Libera, Actionaid, Arci, Cestas, Caritas, Medici Senza Frontiere, Nessuno tocchi Caino, UNHCR, Unicef, WFP, FAO, Voci per la Libertà, I° Maggio, Adiconsum, Federconsumatori, Adusbef, Altroconsumo e numerosi altri… Ecoradio è stata anche la loro radio, la loro voce “on air”; per anni ai microfoni della conduzione si sono avvicendati i portavoce di alcune associazioni con il solo scopo di valorizzare temi tanto importanti quanto generalmente ignorati nel quotidiano dai media, per un’esperienza oggettivamente unica nel panorama informativo del nostro paese. Nel pieno dello sforzo editoriale è arrivata la crisi più nera che l’economia moderna ricordi, lo Stato ha iniziato il suo disimpegno riducendo drasticamente i fondi destinati all’editoria e, soprattutto, rendendoli completamente incerti. Nel paese intanto divampava con violenza la critica verso la politica e tutto ciò che è impiego di denaro pubblico, compresi ovviamente i fondi sopravvissuti per l’editoria. Ogni controversia, sindacale e non, deragliava in polemica sul finanziamento pubblico, polemica al servizio di piccolissimi interessi tuttavia capaci di lordare di fango lo straordinario lavoro di questi 10 anni. In questo contesto Ecoradio avrebbe dovuto trovare, in partnership o in solitaria, delle alternative al finanziamento pubblico per la propria sopravvivenza. Decine i tentativi, negativi i risultati. In pochi sanno quanto è difficile costruire e tenere vivo un progetto come questo, ancor meno sanno quanto è dura accettare di doverlo chiudere. Ecoradio chiude dunque, così come ha vissuto, a testa alta e senza padroni, orgogliosa del lavoro svolto e con un sincero sentimento di gratitudine per tutte le persone che si sono impegnate con noi, che hanno condiviso con mente e cuore un’esperienza unica e che, per un attimo o per anni, come noi, ci hanno creduto". Diversa la posizione dei sindacati dei lavoratori, che nell’autunno scorso avevamo ospitato su queste pagine. "Ecomedia spa – evidenziavano le organizzazioni sindacali a novembre 2013 – ha incassato dallo Stato 20.312.034,36 euro in 6 anni, dal 2006 al 2001 (fonte Dipartimento per l’editoria della Presidenza del Consiglio) e deve ancora ricevere la tranche del 2012 che andrà in liquidazione a fine anno (si potrebbe attestare oltre gli 800mila euro)". "La somma arriva così a superare i 21milioni di euro in sette anni. Un bel gruzzolo per una radio che ha un bacino di trasmissione limitato a Roma, Napoli e Caserta, che applica le modeste cifre di stipendio previste dal contratto Aeranti-Corallo e che dovrebbe svolgere fondamentalmente un ruolo di servizio pubblico in base alla legge", facevano sapere in una nota congiunta Paolo Butturini, segretario Associazione Stampa Romana e Dino Oggiano, segretario Slc-Cgil del Lazio. "Ma non basta – proseguiva il comunicato – la beffa potrebbe consistere nel fatto che Ecomedia spa riceva anche il finanziamento per il 2013, che verrebbe erogato a fine 2014, cioè mentre la radio diffonde musica registrata e i lavoratori sono rimasti per strada. E inoltre nulla è stato specificato dalla proprietà sui tempi e sui modi della liquidazione della società". Oggi, l‘editore/amministratore Marco Lamonica dichiara a riguardo: "Nel corso dei due incontri sindacali, tenutisi nello scorso mese di ottobre, l’Azienda ha rappresentato alle OO.SS. (i) l’impossibilità di prosecuzione del progetto editoriale e le ragioni che hanno determinato tale scelta aziendale; (ii) l’impossibilità di perseguire iniziative di conversione commerciale del progetto editoriale, in ragione della congiuntura economica sfavorevole e della natura stessa del progetto editoriale; e (iii) la conseguente cessazione dei rapporti di lavoro ad oggi in essere con i giornalisti ed il personale dipendente proponendo tuttavia un percorso volto all’uscita dei lavoratori su base volontaria ed a fronte di un incentivo erogato da parte dell’Azienda. L’esito degli incontri sindacali è stato recepito nell’ambito di due verbali di consultazione sindacale, di cui tuttavia le OO.SS. strumentalmente non hanno dato conto nel loro comunicato stampa del 21 novembre 2013, ma che costituisce prova tangibile della correttezza della condotta dell’azienda nella gestione del piano di interruzione del progetto editoriale e degli esuberi di personale. Da ultimo l’Azienda rigetta quanto affermato dalle OO.SS., ovvero che Ecoradio avrebbe tenuto un atteggiamento di chiusura, rendendosi non disponibile a partecipare ad eventuali iniziative promosse dalle OO.SS. in sede regionale o in altra sede istituzionale, in quanto non corrispondente al vero. In tale contesto i lavoratori non giornalisti di Ecoradio hanno compreso le contingenti difficoltà del mercato ed hanno manifestato il loro consenso ad un esodo incentivato che ben eccede i parametri utilizzati nell’ambito di aziende con meno di 15 dipendenti, e tutto ciò prendendo formali distanze dall’ex Fiduciario di redazione con il quale non hanno ritenuto di condividere la tutela dei loro diritti". Ora non rimane che ascoltare le frequenze della ex Ecoradio per capire quale sarà il "nuovo progetto editoriale" preannunciato da Lamonica. (R.R. ed E.G. per NL)