Radio locali. Incapacità storica di fare sistema si ripropone nell’incomunicabilità col mondo radiofonico web. Eppure sinergie sarebbero virtuose

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Chiedere ad un editore “vecchio pirata dell’etere” di rapportarsi con  il suo omologo del web è spesso un’impresa complicata, quasi gli si chiedesse di consegnare vascello e vessillo con i quali ha dominato il mare per presentarsi, disarmato ed umiliato a negoziare una resa incondizionata.
Non è così: non di resa si tratta, ma di mero confronto tra due mondi che si incontrano (e a volte scontrano) parlando linguaggi profondamente differenti. Del resto, chi detiene le redini delle poche  locali ancora attive non è spesso giovanissimo, ma una persona che veleggia ampiamente tra i 60 e i 70 anni, se non oltre, con un comprensibile ed incomprimibile retaggio di idee, giuste o sbagliate, ma certamente ben sedimentate.
Dall’altro lato, la difficoltà di accesso alle concessioni, i prezzi esorbitanti e (al tempo) a volte irragionevoli delle frequenze FM, per decenni hanno reso difficoltoso l’accesso a nuovi operatori, distanziando le posizioni ed inasprendo i rapporti.

Di conseguenze non è facile per chi oggi ha un’età non più verde ed ha combattuto per una vita a colpi di watt, interferenze, tralicci, postazioni impervie, dannazioni quotidiane per riavviare trasmettitori in panne, investito soldi e tempo, compromesso rapporti familiari in nome di un sogno, parlare da pari a pari a chi, con molti meno sforzi e solo ”qualche spicciolo”, è riuscito a “farsi una radio” (anche se l’editore FM non la riconosce tale). Sbagliando, ovviamente.
Così come, sempre dall’altro lato, chi è nato on line guarda ai protagonisti che vengono dal passato come una razza in via di estinzione, vecchia, piena di pregiudizi, incapace di adeguarsi alle nuove tecnologie. Sbagliando, ovviamente.
Una sorta di allergia e diffidenza a pelle da ambo le parti che di certo ha creato e mantiene notevoli difficoltà di comunicazione.
Un po’ come gli storici editori della carta stampata guardavano irridendo alle prime testate online; salvo poi convertirsi in fretta e furia al web per recuperare le posizioni costantemente perdute con la cellulosa quanto i segnali si sono tradotti in realtà (tanto che il Censis ormai riconosce il recupero sul web dei punti persi nel cartaceo ai maggiori editori nazionali).
E, dall’altro lato, come certe testate esclusivamente online guardavano ai vecchi editori patinati come a dinosauri incapaci di reagire alle novità, confidando in una imminente liberazione dei lori presidi. Sbagliando, ovviamente.

O, ancora, come per i negozi tradizionali il rimanere attaccati a enormi costi per l’affitto e la gestione delle strutture situate in posti strategici pensando che la pedonabilità costituisse per sempre una sicura fonte di guadagno, non comprendendo per tempo che soluzioni agili attraverso l’e-commerce sarebbero diventate in poco tempo il punto di riferimento per milioni di clienti.
Ma, soprattutto e per rimanere in tema, come la RAI della seconda metà degli anni ’70 che guardava alle radio private come un fenomeno di poco conto ed effimero, indegno di nota. Sbagliando, ovviamente.
E’ una ruota che gira: in ogni situazione, vecchio e nuovo raramente si comprendono; guardarsi in cagnesco certamente non aiuta e mentre molti editori FM annaspano tra mille difficoltà di cui già più volte ci siamo occupati per tenere a galla la struttura, gli omologhi della rete naufragano in una frammentazione di ascolti che ad oggi non riesce a premiarli e non consente una sostenibilità finanziaria del   progetto.
Continua ad essere una battaglia a distanza tra chi sbraccia per restare a galla e chi spazia cercando di emergere in un universo frammentato e pieno di offerte.
Tra l’altro bisogna anche riconoscere che tanti piccoli progetti online sono nati e resistono da anni, ma pochi sono davvero riusciti a consolidarsi; se diversi imprenditori hanno investito con successo sui giornali in rete, non altrettanti hanno sin qui creduto alla possibilità di creare un’emittente solida sul web.
Indubbiamente la differenza tra gli utenti che cercano informazioni in rete sui giornali e quelli che cercano intrattenimento o musica nelle radio è abissale.

I giornali più organizzati possono contare sull’efficacia degli aggiornamenti costanti che li rendono estremamente appetibili rispetto alla carta; per le radio lo stesso processo di fascinazione non si è ancora attualizzato. Se la notizia puoi essere scorsa velocemente sullo smartphone, ascoltare invece un contenuto radiofonico implica più tempo e diverse condizioni di utilizzo.
Quello che potrebbe rappresentare una svolta e far quadrare il cerchio è l’incontro tra i diversi operatori – pur considerando che i radiofonici italiani non brillino per capacità di fare rete – qualche sforzo di apertura mentale in tal senso diventa inevitabile.
L’esempio di TMW (Tutto Mercato Web) a tal proposito è assolutamente significativo di quello che si potrebbe far: legare ad un sito di informazione tematica (tra l’altro in Italia di grande impatto come il calcio) ad una radio con un organigramma formato da grandi professionisti e, partendo da una proposta molto forte e competitiva, sbarcare in FM per raggiungere così il pubblico delle autoradio o ancora poco avvezzo al web (multipiattaforma o radio ibrida, in definitiva).

Al momento la trasmissione di Marco Baldini, che partendo da TMW veniva veicolata sulle frequenze di Lady Radio in Toscana, risulta essere in stand-by, ma rappresenta comunque il modello di come unire le forze su un buon progetto possa portare a dei risultati.
In diverse regioni prosperano le testate online e sono oltre 2000 le radio italiane FM e sul web; tuttavia quasi mai si riesce a convergere su un unico obiettivo e ognuno preferisce correre per conto proprio.
Già la sola presenza dei contenuti spesso interessanti presenti on line dovrebbe far gola a palinsesti ormai svuotati di tutto e ridotti a semplici computer-juke box; eppure non è così.car on radio - Radio locali. Incapacità storica di fare sistema si ripropone nell’incomunicabilità col mondo radiofonico web. Eppure sinergie sarebbero virtuose
Quindi il matrimonio tra editori, oggi gemelli diversi, porterebbe da subito benefici ad entrambi i contraenti, unendo le forze per un progetto comune, che in una logica moderna di coppia allargata dovrebbe aprirsi anche ad un giornale di informazione tematica o territoriale, tenuto conto che le nuove generazioni si informano in rete ma raramente cercano le radio, generando con questa integrazione uno scambio di utenti da una piattaforma all’altra e incrementando il potenziale utile per la ricerca di inserzionisti.
Contenuti web che approdano in FM e s’integrano con un giornale on line ognuno apportando le proprie professionalità, materiale umano e competenze, senza disperdere le singole energie in piccoli progetti antagonisti ed inefficaci.

Tra l’altro avere un’unica sede, la stessa forza lavoro che si adopera sulle varie piattaforme favorirebbe economie di scala e sinergie.
Giusto comunque ricordare che per i nuovi operatori che volessero entrare in questo mondo senza partnership con altri editori in FM e quindi anche senza comprare strutture ancora oggi esose per prezzo d’acquisto e costi fissi, si può benissimo conseguire un’autorizzazione per diventare fornitore di contenuti per DAB+ o un’autorizzazione come FSMA per il DTT, entrambe piattaforme digitali via etere.
L’unica cosa da elaborare in ogni caso con estrema cura è il progetto.
Se poi si è in grado di proporre in autonomia offrendo un prodotto valido ben venga; ma se camminare da soli significa radio FM senz’appeal, sequenze musicali trite e ritrite in tv, web radio di sola musica senza contenuti e giornali le cui notizie si aggiornano una volta al mese, allora, probabilmente è meglio mettere da parte pregiudizi e schemi mentali e fare rete per un’idea comune e vincente convergendo su un nuovo paradigma.
Non sbagliando, ovviamente. (U.F. per NL)

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