Radio locali: crisi o non crisi? – Parte 2

Claudio Astorri raccoglie ed elabora riflessioni sull’argomento proposto da NL che da un mese sta occupando queste pagine


Anticipiamo un articolo del consulente editoriale radiofonico e giornalista Claudio Astorri sullo stato dell’emittenza locale italiana.

L’articolo “RADIO LOCALI: CRISI O NON CRISI?” della scorsa settimana ha destato molte reazioni favorite anche dalla pubblicazione dello stesso su NEWSLINE, che ringrazio sentitamente. Letti tutti gli interessanti contributi, sempre autorevoli, desidero chiarire o puntualizzare alcuni aspetti che mi auguro siano utili ad approfondire ma anche a sviluppare ulteriormente l’argomento che ha dimostrato di essere di attualità.

Il ruolo della pubblicità

Molti ritengono che RADIO SUBASIO, le altre grandi stazioni locali e anche le cosiddette “ex syndication” siano di fatto delle radio nazionali cui manca solo la concessione. Da ricerche qualitative in mio possesso, almeno da parte del pubblico (e scusate se è poco…) è evidente che quelle emittenti e quei marchi (inclusi CUORE, LATTEMIELE, ecc.) abbiano invece una fortissima percezione di radio locale. Perché?!?

Perché la pubblicità è assolutamente parte integrante dell’offerta editoriale ed è uno strumento talmente potente che anche da solo e per pochi minuti all’ora è in grado di contribuire a determinare nell’immaginario dell’ascoltatore la percezione nazionale piuttosto che quella locale, senza possibilità di rimedio alcuno. Il concetto è di per sé evidentissimo, quasi lapalissiano. Le ricerche qualitative lo certificano.

Possiamo distinguere dunque tra RADIO LOCALI molto estese e poco estese, ad esempio, ma ci si sta pur sempre riferendo a radio locali che hanno un immaginario decisamente differente dalle RADIO NAZIONALI.

La radio locale come fenomeno vincente (non ancora…)

Nicola Franceschini, a seguito di una sua analisi su alcuni più che corretti punti di debolezza, è portato ad affermare che non trova nulla di vincente in molte delle emittenti a carattere locale. D’accordo. Il punto dell’articolo, e perfino il suo titolo, era però altra cosa. A fronte del quesito posto possiamo certamente accontentarci di constatare che la RADIO LOCALE NON E’ IN CRISI. Senza alcuna forma di dubbio. Tutto qui.

Riguardiamo i grafici. Non solo la RADIO LOCALE non perde negli ultimi 2 anni consecutivi nei confronti della RADIO NAZIONALE ma riguadagna quasi 2 punti percentuali. E le “ex syndication” indicate da Nicola Franceschini non stanno certo portando più così tanta acqua al mulino… Esistono dunque motivi confortanti per pensare che il mondo della radio locale non sia in crisi e che abbia, anzi, un vasto potenziale. Full stop.

Un sorriso, almeno quello, è nel frattempo la giusta raffigurazione della situazione.

Aree più e aree meno per le radio locali

Una cosa a mio modo di vedere interessante è osservare i grafici degli andamenti REGIONE per REGIONE già pubblicati nel precedente articolo. Vi sono forti differenze regione per regione nell’equilibrio tra radio nazionali e radio locali. Vale certamente la pena soffermarsi ad analizzare le ragioni per cui ciò è avvenuto e verificare se le ragioni vincenti in alcune aree possono essere motivi di rilancio in altre. Interessante?

Foto da www.pagine70.com: raccolta RMI 101 Radio Milano International, la prima radio locale italiana, se non d’anagrafe, almeno per notorietà

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