Alla vigilia (anzi, nell’attualità) di importanti evoluzioni tecnologiche nel settore radio e tv, continua il ripensamento di attività editoriali radiofoniche locali anche quarantennali.
Così, a Milano, Radio Babayaga (già TRS Milano), ha ceduto alla superstation emiliana Radio Bruno l’importante asset a 87,7 MHz da Colle Brianza (Lc), recentemente oggetto di un’azione di compatibilizzazione con Radiomediaset, relativamente al diffusore 87,6 MHz di Milano (oggi asservito a Radio Subasio), risintonizzato a 87,5 MHz, che ha consentito all’emittente dell’editore Enzo Di Maio di illuminare finalmente anche l’area metropolitana del capoluogo di regione lombardo.
“I tempi e le dinamiche tecniche, editoriali e commerciali cambiano, ma la voglia di fare radio no“, commenta a NL Di Maio. “Non usciamo di scena: cambiamo semplicemente strategie e piattaforme: dopo un breve test di qualche settimana fa, da settembre Babayaga torna in tv sul multiplexer di Telenova, in tutta la Lombardia sul canale 601 del DTT (che – ma è una vera casualità – inizialmente era destinato a Radio Bruno Tv dal gruppo DI.TV-GTV che lo ha poi ceduto a TRS Milano, ndr). Faremo una visual radio originale, con un progetto su cui stiamo studiando da qualche tempo”, continua Di Maio. Basta FM, allora? “In Lombardia penso di sì, ma conseguiamo un presidio in provincia di Bologna su 100,200 MHz, grazie ad un impianto cedutoci da Radio Bruno”.
Ovviamente Babayaga è presente anche su IP, piattaforma che naturalmente si svilupperà in forma visual in symulcasting con il DTT. “Cercheremo di integrare i carrier anche nella direzione del DAB+, quando Agcom pianificherà le frequenze nelle aree di nostro interesse diretto”, conclude Di Maio.
Pensiero in gran parte condiviso da Gianni Prandi, editore di Radio Bruno, che su queste pagine aveva ribadito l’importanza della multipiattaforma nel lasso di tempo che ci separa dal vettore unico (IP), motivando gli investimenti analogici con l’aspettativa di vita della modulazione di frequenza “per almeno altri 10 anni” e sulla scorta dei prezzi degli impianti “giustamente scesi”.
Sorte meno fortunata invece per un’altra storica protagonista del mondo delle emittenti locali cattoliche: Radio Laghi, stazione diocesana di Mantova che esce proprio di scena, concludendo la sua lunga avventura.
“Già da alcuni anni anche la nostra diocesi, così come molte altre italiane, ha attivato un processo di revisione dei propri strumenti di comunicazione – spiega la Diocesi di Mantova in una nota -. Tale percorso, accompagnato anche da figure professionali, è approdato ad alcune scelte, quali la nascita del portale diocesano e l’uscita del settimanale “La Cittadella” insieme ad Avvenire. All’interno di questo lungo percorso è cresciuta la consapevolezza dell’impossibilità a continuare nell’impegno con Radio Laghi, che già da qualche anno aveva sensibilmente ridotto la produzione di contenuti propri. Dopo le opportune e ripetute valutazioni fatte nei vari organismi diocesani competenti si è deciso perciò di procedere con la chiusura.
Così in data 12 luglio 2018 l’Opera Diocesana di S. Anselmo vescovo, editore dell’emittente radiofonica diocesana “Radio Laghi”, ha ceduto all’editore “Radio Dimensione Suono SpA” (RDS), alcuni impianti radiofonici. Nello specifico si tratta degli impianti che trasmettono da Sommacampagna (97.200 MHz), da Porto Mantovano (97.150 MHz), da Sermide (95.600 MHz) e da Castellucchio (97.100 MHz). Pertanto, a partire da lunedì 16 luglio 2018, non sarà più possibile l’ascolto di “Radio Laghi” sulle frequenze 97.100 MHz, 97.150 MHz, 97.200 MHz e 95.600 MHz. Per alcuni mesi sarà ancora possibile la ricezione della radio diocesana sulle frequenze 92.550 MHz (impianto di Suzzara), 88.200 MHz (impianto di Volta Mantovana) e 105.000 MHz (impianto di Poggio Rusco). Anche queste frequenze saranno, a breve, oggetto di un progetto di cessione. L’attività di “Radio Laghi” cesserà, quindi, completamente entro l’anno in corso. Certamente l’approdo a cui si è arrivati porta con sé anche un certo rincrescimento per la chiusura di un servizio che, anche grazie ai volontari, aveva accompagnato con intelligenza, passione e creatività diversi anni della nostra storia diocesana”, conclude il comunicato della Diocesi di Mantova.
La dolorosa decisione mantovana segue quella analoga di qualche mese fa della Diocesi di Padova a riguardo di Blu Radio Veneto, che aveva portato a riflessioni sulla mission di tali iniziative locali, ormai conclusa oppure che esige una trasformazione in termini di piattaforme distributive.
Relativamente alla seconda, considerato che la stragrande parte di tali emittenti religiose locali hanno un seguito pressoché esclusivamente casalingo (essendo rivolte ad un pubblico prevalentemente anziano), ha senso gestire costosi impianti FM per raggiungere un’utenza che per il 55% non dispone più di ricevitori in modulazione di frequenza? Non è allora meglio sfruttare le potenzialità offerte dal DTT per essere seguiti su un device, la tv, che invece è presente in tutte le case in forma plurima, conseguendo una riduzione netta dei costi d’esercizio e la sicurezza del raggiungimento integrale dell’utenza?
La stessa Radio Vaticana sta operando in tal senso: dopo la dismissione dei dispendiosi impianti in onde medie, ha comunicato ufficialmente di voler puntare sull’ibridizzazione e sulla multipiattaforma, in particolare nella direzione della visual radio DTT.
Il messaggio è stato forte e chiaramente ricevuto dagli esponenti del mondo della comunicazione radiofonica cattolica, soprattutto di dimensioni locali.
Ma, come anticipato, c’è un’altra considerazione da fare, in questo caso più acre.
Il pubblico di queste stazioni locali è spesso costituito da anziani dotati di una forte convinzione religiosa. Alla inevitabile loro dipartita, il pubblico spesso non viene compensato da “nuovi” anziani in ingresso, perché l’attenzione agli argomenti trattati da tali emittenti su di loro non ha il medesimo appeal. E’ ovviamente un problema che non riguarda la sola radiofonia, ma che attiene anche all’editoria cartacea cattolica (e non solo, beninteso). La crisi di Famiglia Cristiana ne è un esempio lampante (così invece non è per la tv, come, al contrario dimostra il successo sul DTT di Tv2000).
Oltretutto, i giovani anziani con interessi sui temi di cui sopra trovano spesso maggiore soddisfazione verso il mondo online; non è un caso che le strutture religiose si stanno attrezzando con sempre maggiori determinazione nel presidio del web per intercettare tali esigenze. (E.G. per NL)