Continuiamo l’esame dello Studio Economico del Settore Radiofonico Privato Italiano realizzato da Confindustria Radio Tv incrociando i dati dei bilanci 2016 (quindi relativi all’esercizio 2015) con le dichiarazioni rese al ROC (Registro Operatori Comunicazione) presso l’Agcom.
Il comparto locale, come abbiamo già osservato in altro pezzo sull’argomento, soffre ancora di una eccessiva frammentazione: basti pensare che i ricavi complessivi del 2015 (134 mln, in calo del 4% rispetto ai 139 del 2014) per il 40% sono prodotti dal 7% delle società operanti, con 26 società che producono 57 mln di euro di fatturato a fronte di 263 imprese con ricavi inferiori a 250.000 euro.
Effettuando invece la scansione per regione, rileviamo la maggiore produttività nel Lazio, con 22,367 mln di euro, seguita dalla Lombardia con 18,669 e dal Veneto con 13,049.
Il piccolo Trentino Adige genera ben 12,302 mln (crescendo del 12% rispetto al 2014) abbondantemente davanti alla Emilia Romagna che registra “solo” 10,675 mln di euro.
La Campania produce 8,648 mln di euro, di poco superiore agli 8,382 della Puglia e dell’Umbria, che realizza ben 8,307 mln di euro, risultato che la pone al di sopra della Toscana, con 7,740 mln di euro.6,989 mln di euro sono generati in Piemonte, che supera abbondantemente la Sicilia con 5, 679 mln, la quale, a sua volta, segna una distanza netta con le Marche, piccole anche quanto a fatturato: solo 3,081 mln.
La Liguria non brilla, registrando 2,610 mln, pur sempre superiori ai miseri 1,695 dell’Abruzzo ed ai 1,245 della Calabria.
Ultima sopra il milione è la Sardegna, con 1,136 separata psicologicamente dalle regioni più povere: Friuli Venezia Giulia con 0,765; Basilicata con 0.254 mln, Molise con 0,187 e Valle d’Aosta addirittura con soli 87.000 euro.
Complessivamente le prime cinque regioni (Lazio, Lombardia, veneto, Trentino Alto Adige, Emilia Romagna), producono il 605 dei ricavi della radiofonia locale. (E.G. per NL)