Un numero sempre maggiore di locali pubblici ha televisori sintonizzati su canali visual radio, che, però, diffondono un audio differente. Normalmente playlist di servizi di streaming audio on demand, come Spotify o YouTube, quando, addirittura, nessun contenuto sonoro. Perché?
Tendenza ultraeuropea
Un po’ ovunque in Europa (ma anche negli USA si registra un comportamento analogo degli utenti) si starebbe manifestando una flessione dell’ascolto della radio attraverso il mezzo televisivo (cd. visual radio).
I dati TER di dettaglio
La conferma o meno del fenomeno (di riduzione dell’ascolto della radio via tv) nel nostro paese l’avremo (nei limiti di cui diremo di seguito) con l’imminente pubblicazione del nastro di pianificazione del primo semestre 2023 con i dati integrati dell’Indagine principale e dell’Indagine parallela, consultabile con i software autorizzati dalla società Tavolo Editori Radio s.r.l. (che cura l’indagine TER sull’ascolto radiofonico italiano).
22 agosto
Pubblicazione che, nel bel mezzo delle polemiche sull’indagine e delle pesanti prescrizioni di Agcom alla s.r.l. Tavolo Editori Radio, avverrà il prossimo martedì 22 agosto 2023.
Fenomeno singolare o trasversale?
E in quella occasione potremo avere qualche indicazione se la tendenza di cui sopra sia limitata ad alcuni canali o piuttosto un fenomeno trasversale.
L’anomalia della dissociazione video/audio nei locali pubblici
In attesa di approfondire il tema, ci soffermiamo oggi su un comportamento curioso degli esercenti di locali pubblici che hanno televisori regolarmente sintonizzati un canale visual radio, ma con un audio differente, se non addirittura assente.
Perché?
Quale la motivazione di questa strana abitudine?
Contenuto (audio) non considerato attraente
La spiegazione più probabile è che uno schermo attivo con immagini dinamiche costituisce comunque un’attrattiva per una presenza distratta ed estemporanea, quale è quella di un locale pubblico, mentre non sempre la linea musicale o la conduzione del relativo canale sono considerate d’interesse.
Spotify, YouTube o nulla
Così accade, sempre più spesso, di trovare sintonizzata, per esempio R101 Tv, piuttosto di Kiss Kiss Tv, ma con una playlist di Spotify o YouTube, se non, addirittura, un audio muto.
A mali estremi, rimedio karaoke
Probabilmente anche in considerazione di questa anomalia, molte visual radio hanno iniziato a veicolare contenuti commerciali (spot) con la formula karaoke ed inserti informativi – e comunque di servizio – coi sottopancia (crawl).
L’obiettivo
Così da raggiungere comunque l’obiettivo anche in assenza di sonoro, oppure in presenza di rumori ambientali che ne vanificano il compito.
Anche questa è noia
Tuttavia, secondo alcuni analisti, il fenomeno è da ricondurre anche alla prevedibilità dell’associazione video musicale/brano musicale. Secondo tale scuola di pensiero, alla lunga, la sincronizzazione di un dato contenuto visivo con la relativa traccia audio è considerata noiosa.
Desincronizzazione
Di qui l’idea, sperimentata da qualche tempo da alcune visual radio, di trasmettere contenuti video del tutto scollegati al brano in onda, attraverso immagini random, ancorché chiaramente in sintonia col modello editoriale della stazione. Modello poi sfruttato anche da alcuni visual radio in store, come quella di Old Wild West.
Ciclo esistenziale
Certamente la questione specifica contribuisce ad animare la discussione in corso tra gli operatori se la visual radio abbia o meno concluso il suo ciclo esistenziale.
Prossimità
“Si tratta di un (grave) errore di valutazione: la televisione continua ad essere, nell’indoor, il device più prossimo all’utente e quindi la piattaforma ideale per l’ascolto radiofonico tra le quattro mura, insieme ai dispositivi IP dopo il pensionamento forzato (per marginalizzazione commerciale e disaffezione dell’utenza stanziale) del ricevitore stand-alone AM/FM”, spiega a NL Massimo Rinaldi, ingegnere di Consultmedia, struttura di consulenza che negli ultimi dieci anni ha contributo a lanciare in Italia la visual radio su scala locale.
L’equivoco
“L’equivoco, in generale, deriva dal fatto che gli schermi nell’indoor sono aumentati (con tablet, pc, smartphone, smart speaker con schermo, ecc.), mentre i calcoli si fanno solo sugli apparati tv classici.
Gli effetti del refarming
Ma nel caso specifico italiano, l’errata convinzione discende dalla confusione tra la diminuzione dell’offerta a seguito del refarming della banda 700 MHz, che ha ridotto del 70% la presenza delle visual radio locali e la fruizione dei contenuti radiofonici dalla tv.
Calo inesistente
Un calo inesistente, se esaminato non in senso assoluto ma relativo, ciò parametrato alle emittenti che hanno continuato l’esercizio dopo lo switch-off dell’anno scorso”, continua il consulente.
Metro di confronto
“E soprattutto non attingendo ai dati, sempre meno rappresentativi della realtà, di un’indagine come quella del TER, basata sul metodo CATI e quindi solo sui ricordi di un distratto intervistato (che è facile immaginare quanto possa aver chiara la distinzione tra device d’ascolto).
Auditel vs TER
Tanto è vero che i dati Auditel mostrano tendenze differenti”, spiega Rinaldi.
Offerta visual radio ai minimi termini
“In realtà le visual radio sopravvissute ai bandi per fornitori di servizi di media audiovisivi areali hanno, anzi, aumentato (e di molto) la propria penetrazione proprio per la diminuzione della concorrenza.
Regioni rappresentative
Basta infatti guardare quanti sono oggi i canali musicali locali presenti sull’intera Area Tecnica 03 (Lombardia e Piemonte occidentale) o nella AT 12 (Lazio).
RTR99 e Radio Radio
In tale area, per esempio, si nota l’elevato riscontro di prodotti sopravissuti come RTR99 e Radio Radio.
Non scambiare la causa con l’effetto
Il problema è stato causato, come noto, dall’assenza di capacità trasmissiva sui mux locali assentiti agli operatori di rete e dopo ciò non è avvenuto, dal vincolo imposto dal Ministero delle imprese e del made in Italy di acquistare non meno di 1,5 Mbit/s per ogni fornitore di servizi di media audiovisivi (FSMA), con conseguente insostenibilità economica da parte di molte stazioni radio locali”, annota l’ingegnere.
Interpretazione. Estensiva
Tanto è vero che l’attesa interpretazione autentica offerta qualche mese fa da Agcom sulla destinazione dell’arco 700 (LCN da 701 a 799) riapre però la questione, considerato che l’acquisto di capacità trasmissiva per la veicolazione del solo flusso audio nelle aree ove vi è disponibilità di capacità trasmissiva normalmente sulle reti di 2° livello diviene alla portata di molti esclusi. Ed apre le porte ad utilizzi HBBTV nell’immediato e DVB-I in prospettiva.
Il refarming 700 toglie. L’arco 700 ridà
E’ quindi molto probabile che assisteremo ad una corsa per la colonizzazione degli LCN dell’arco 700 da parte delle emittenti locali, riportando in auge lo sfruttamento a fini radiofonici della televisione.
Anche ai nuovi entranti
Con una importante novità: l’apertura anche ai fornitori contenuti indipendenti su DAB+.
Per il De profundis c’è tempo
Aspetteri quindi ad intonare il de profundis per la visual radio. Diciamo che, forse, più probabilmente, quelle visual radio che registrano disaffezione ce l’abbiano anche su altre piattaforme. Cosicché il problema – magari – non è il device tv, ma il modello editoriale”, conclude l’ing. Rinaldi. (E.L. per NL)