Radio. L’ingresso nel medium in buona salute di Mediaset riscriverà presto gli equilibri consolidati

La radio cresce e Mediaset coglie l’opportunità raccogliendo la maggioranza degli ascolti e la raccolta pubblicitaria delle emittenti più redditizie lo scorso anno. I numeri troppo alti potrebbero far pensare ad una eccessiva concentrazione del mercato.

L’andamento del medium, stando ai dati di fine 2015, è innegabile, è quello che fa più sorridere gli investitori. A fronte di una tv che combatte alacremente contro gli emergenti servizi di streaming e inizia solo ora a recuperare nella raccolta pubblicitaria e della carta stampata travolta da un sempre più rapido crollo, la radio è il mezzo di comunicazione di massa che meglio e più rapidamente è riuscita ad adattarsi alle nuove esigenze. Lo testimoniano la sua forte predisposizione ad interagire con la rete (che diventa sempre più centrale nel settore media) ma, soprattutto, la forte crescita del 10% delle entrate pubblicitarie a fine 2015, che avviene mentre gli altri comparti del settore chiudono l’anno riuscendo al massimo ad arginare le perdite. La ripresa della radio e la sua ritrovata forza è pacifica e se ne è già discusso ampiamente. Ad ulteriore dimostrazione di questo, il settore, come ampiamente dedotto su queste pagine, è riuscito ad attirare le attenzioni di un nuovo player: Mediaset. Trainato dalla ritrovata stabilità del comparto, il gruppo televisivo ha, in poco meno di sei mesi, investito molto nell’ambito radiofonico. In questo periodo ha fatto suoi l’80% di R101 (con un’acquisizione captive da Mondadori ed un futuro tutto da scrivere in termini di nuovo format), il 19% di Finelco (il più importante player privato italiano che edita Radio 105, RMC e Virgin Radio) che si aggiungono i contratti di raccolta pubblicitaria delle sopracitate emittenti e di Radio Italia, Kiss Kiss, Subasio e Radio Norba, già in portafoglio a Mediamond. Così operando, il gruppo ha messo le mani sul 52% degli ascolti radiofonici e poco meno del 40% degli introiti pubblicitari.radio%20zeta%20l'italiana - Radio. L'ingresso nel medium in buona salute di Mediaset riscriverà presto gli equilibri consolidati Adesso sarà interessante vedere quali novità sarà in grado Mediaset di portare all’interno del comparto radio. In primo luogo da un punto di vista pubblicitario, ambito nel quale molti si aspettano una vera e propria rivoluzione (già iniziata con l’improvviso azzeramento natalizio della struttura di 99 Pubblicità a favore di Mediamond), e in secondo luogo da un quadro meramente contenutistico, riferendosi alle possibilità di interazione che si creano fra radio e tv, affiancate ai social media, in un mondo che investe sempre di più sulla crossmedialità. Sarà inoltre interessante vedere quali saranno le mosse della concorrenza davanti all’ingresso di Mediaset nel loro campo. Fra i principali figurano l’Espresso che controlla il 23% degli ascolti fra Deejay, m2o e Capital. Il gruppo ha raccolto il 14,8% delle risorse del mercato pubblicitario radiofonico a fine 2015, ma è doveroso segnalare come non faccia del settore la sua attività principale, cosa che meglio consente di sopportare il peso del nuovo arrivato. Gli altri due avversari più consistenti sono Rtl 102.5 (che ha presentato il questi giorni la sua seconda emittente Radio Zeta L’Italiana, frutto di recente acquisizione ed implementazione) ed Rds (già in tandem da qualche mese con Radio 24 di Confindustria sul piano informativo), che raccolgono rispettivamente il 22,5% e 13,6% degli ascolti radiofonici. In termini di raccolta pubblicitaria, Rtl ha chiuso il 2015 con in mano 10,4% del totale degli investimenti mentre Rds con il 9,3%. Numeri che dovrebbero preoccupare e non poco chi è inserito nell’ambito radiofonico ormai da tempo, soprattutto chi ne fa la propria attività principale. Secondo gli assetti qui delineati, il mercato assumerebbe una forte concentrazione e, probabilmente, renderebbe il comparto radiofonico un “clone” di quello televisivo, in cui la presenza di pochi player troppo influenti è da tempo criticata da Agcom. Forse, sarebbe il caso di sottoporre la questione ad analisi ai sensi dell’art. 43 del testo unico dei servizi media audiovisivi e radiofonici ma si sa, in Italia questo tipo di considerazioni si fanno dopo, quando il danno è fatto. (E.V. per NL)

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