Le radio locali chiudono perché fagocitate dalle voraci reti nazionali?
No. Semplicemente si concludono dei cicli.
Chiudono le stazioni che non hanno più niente da offrire al mercato. E il mercato non riconosce chi non sa starci con le regole che esso detta.
Fuori tempo massimo
Invero, nella stragrande parte dei casi, ad alzare la bandiera bianca sono quelle imprese radiofoniche che da tempo hanno abdicato al proprio ruolo.
E lo fanno – va detto chiaramente – fuori tempo massimo, in un momento storico in cui il loro unico asset di rilievo, le frequenze FM, vale sempre meno. Esattamente il 20% di 12 anni fa (e negli ultimi tre il trend è diventato esponenziale).
Imprenditorialmente non c’è differenza tra una radio, un negozio o un’officina. Le regole generali del mercato sono le stesse
Ma, a guardare la situazione con occhio distaccato dal cuore radiofonico, non c’è nulla di diverso da ciò che accade in qualsiasi altro settore. E nemmeno affine: dai negozi alle officine meccaniche, dalla radio alla tv, dalle concessionarie di auto alle palestre, i processi di carattere generale sono i medesimi.
Chi non sa più stare al passo coi tempi, non offre un prodotto o un servizio valido e competitivo, finisce ai margini del mercato. E quando si è con le spalle al muro, non si dettano le condizioni. Quelle spettano all’acquirente.
Soprattutto se, come detto, oltre le frequenze FM non c’è nessun avviamento.
Il futuro non si aspetta. Si prepara
Ma, come in qualsiasi altro settore, se si ha il coraggio di affrontare i cambiamenti e di cavalcarli, questo può essere un momento d’oro.
Perché chi resta ha un mercato a disposizione: quello che i superplayer non possono presidiare. E’ la regola del gigantismo. Che vale per qualsiasi ambito imprenditoriale.
300 radio
Da anni scriviamo su queste pagine che il mercato radiofonico italiano può sopportare 300 imprese: 50 nazionali o seminazionali a vario titolo (reti, syndication, superstation) e 250 locali, a loro volta divise in 1/3 regionali e 2/3 provinciali o pluriprovinciali.
E così sta accadendo.
La Radio non si sente e basta
La Radio che si sente (e basta) non esiste più da tempo. Come non ha non solo futuro, ma nemmeno presente la radio che va solo in FM e quella che vive di soli spot o che si limita a duplicare malamente in locale modelli nazionali.
RTR 99 e Radio Punto Zero: a 700 km di distanza la stessa tenacia, organizzazione e creatività
Due esempi su tutti.
A Roma RTR 99 e a 700 km di strada più a nord, Radio Punto Zero di Trieste.
In comune non certo il format, ma la tenacia, l’organizzazione e la creatività.
RTR: consapevoli del brand
RTR, dopo il grande riscontro ottenuto come partner locale del nuovo tour di Claudio Baglioni “12 Note” (con affissioni su metro e autobus), sta promuovendo il proprio brand (consapevole dell’importanza che la riconoscibilità ha e avrà sempre più nel prossimo futuro) ed il proprio modello.
Conosci il tuo pubblico e lui ti riconosce
“Abbiamo un pubblico attento e altamente fidelizzato, come ci riconosce anche l’indagine TER – dichiara Carlo Bonarrigo, editore dell’emittente -. Ulteriori elaborazioni ci riconoscono anche la più alta permanenza all’ascolto rispetto a qualsiasi emittente locale e nazionale, circa 4 ore. Siamo riconosciuti dal pubblico come la radio di una volta, fatta di cuore e partecipazione, e con musica che non si ascolta più da nessuna parte, raccontata con passione e competenza”, spiega Bonarrigo.
Ricordi nel futuro
Se RTR 99 ha fatto dei “ricordi” il suo mood, non è però certo un’emittente che vive nel passato: diffusa in multipiattaforma (FM, DTT, IP declinato su app, aggregatori, smart speaker, smart tv), la stazione ha un cuore tecnologico di ultima generazione.
Radio Punto Zero: non va in tv. E’ la tv che va in radio
Cuore che batte anche in Radio Punto Zero, storica emittente del Friuli Venezia Giulia (Trieste) che, pur non disponendo ancora di una visual radio DTT (e quindi tecnicamente non potendosi qualificare come multipiattaforma nell’accezione radiofonica), ha in questi giorni stretto un’alleanza televisiva regionale.
Da martedì 28 Gennaio le informazioni prodotte da Telefriuli potranno infatti essere ascoltate anche sulle frequenze di Radio Punto Zero.
“E’ il risultato di un accordo di collaborazione che l’emittente televisiva e quella radiofonica hanno sottoscritto con l’obiettivo comune e condiviso di arricchire l’offerta informativa al servizio del territorio e delle comunità del Friuli Venezia Giulia.
Telefriuli produrrà in esclusiva per Radio Punto Zero tre edizioni al giorno di un giornale radio con le principali notizie d’interesse regionale. Le tre edizioni andranno in onda dal lunedì al venerdì, sulle frequenze radiofoniche e sul sito web di Radio Punto Zero alle 7:30, alle 9:30 e alle 17:30“, spiega l’emittente in un comunicato inviato a NL.
L’unione fa l’offerta
“Con questa iniziativa vogliamo proseguire sulla strada di crescita per offrire ai cittadini, alle famiglie, alle imprese e agli stakeholders di tutto intero il Friuli Venezia Giulia le informazioni che vogliono, quando vogliono e sullo strumento che vogliono”, ha detto l’amministratore delegato e direttore editoriale di Telefriuli, Alfonso Di Leva.
Il territorio è la nostra cassaforte
“La collaborazione con Telefriuli arricchisce la nostra offerta informativa, finora focalizzata sulle notizie di carattere nazionale e internazionale e sui principali eventi che si svolgono in Friuli Venezia Giulia e nel Veneto orientale – è invece il commento di Filippo Busolini, editore di Radio Punto Zero – Anche per noi, questo accordo è uno strumento che vogliamo mettere al servizio del territorio e dei cittadini della nostra regione”.
RTR 99 e Radio Punto Zero: due casi che dimostrano che per chi ha ancora qualcosa da dire e da fare di spazio locale ce ne è. Eccome. (E.L. per NL)