Non è certo una novità la progressiva migrazione dell’ascolto radiofonico dall’ambiente indoor (inteso come stanziale/domestico) a quello outdoor (cioè in movimento).
Se fino agli anni 80 la fruizione radiofonica si distribuiva ancora equamente tra casa ed automobile, dagli anni 90 si è assistito ad uno sbilanciamento sempre più marcato a favore della seconda, che dal 2000 si è collocata intorno all’80% (outdoor).
A motivarlo è stato essenzialmente il cambiamento delle abitudini degli utenti, sempre più orientati agli schermi (tv, smartphone, pc, tablet) nell’ambiente indoor ed alla scomparsa dei ricevitori FM stand alone (le radio casalinghe tradizionali).
Tuttavia, mentre per i ricevitori radiofonici via etere (FM, ma anche DAB) la strada è segnata e la discesa è senza freni (sono presenti solo in una famiglia su quattro in Italia e dove lo sono spesso non vengono nemmeno utilizzati), così non è per l’ascolto radiofonico che è stato in parte recuperato attraverso dispositivi di somministrazione audio alternativi, quali la tv via etere (DTT) ed i dispositivi smart (smart tv, smart speaker, smartphone), oltre, ovviamente, a pc e tablet.
Un presidio però spesso molto costoso per gli editori, soprattutto per quanto riguarda il DTT, considerati i canoni di veicolazione sui mux terrestri.
Ci si chiede quindi: vale la pena sottrarre importanti risorse al consolidamento dell’ascolto sulle quattro ruote, considerata l’aggressione in corso da parte delle piattaforme di streaming on demand (Spotify, Amazon Music, Apple Music, ecc.)?
Uno studio della società di analisi strategica Media Progress tenta di rispondere a questa domanda.
Sintesi
Dopo 100 anni la radio risulta ancora essere una delle forme di intrattenimento più diffuse; tuttavia, il panorama tecnologico è cambiato repentinamente dal 2020. I principali device per l’ascolto radiofonico indoor includono, sempre più marginalmente, radio tradizionali FM, raramente dispositivi per il Digital Audio Broadcasting (DAB, piattaforma ormai essenzialmente automotive), televisori DTT (impiegati in forma rilevante in Italia per la veicolazione anche di contenuti radiofonici), smart speaker, smartphone, smart tv, pc e tablet per la fruizione in streaming.
Uno studio della società di analisi strategica Media Progress (gruppo Consultmedia), ha esplorato l’andamento di questi device dal 2020 a oggi, ipotizzando le prospettive fino al 2030 attraverso l’elaborazione di dati provenienti da fonti qualificate e studi di settore (Statista, EBU, IPSOS, Censis, Edison Research, Google, Amazon, ANFIA).
I principali device per l’ascolto radiofonico indoor: la radio FM scompare…
La radio FM è stata a lungo il dispositivo principale per l’ascolto radiofonico indoor. Tuttavia, col cambiamento di abitudini degli utenti, la moltiplicazione esponenziale dell’offerta audio/video integrata e l’avvento di nuove tecnologie, il suo uso è calato notevolmente. “Le radio FM sono ormai presenti nelle case italiane essenzialmente nelle fasce di età più avanzate, per un totale intorno al 25% delle famiglie in forte progressiva diminuzione”, si legge nel rapporto di Media Progress 3.24.
… e se c’è non è detto che si usi
Da annotare, secondo Media Progress, che la presenza di un ricevitore radiofonico FM stand alone in una casa “non comporta il suo utilizzo, sicché, dal punto di vista sostanziale, la penetrazione è ancora inferiore”.
Ricevitori DAB (Digital Audio Broadcasting)
Ancora più marginale, al limite dell’insignificante, la presenza di ricevitori DAB per la fruizione indoor, considerato che tale vettore è pressoché esclusivo dell’ascolto sulle quattro ruote.
DTT
Diverso il caso dei televisori per la fruizione di contenuti radiofonici. Sebbene in origine i televisori DTT prevedessero l’ascolto radiofonico attraverso un tasto dedicato sul telecomando, per identificare più facilmente i canali lineari radio, nelle nuove tv tale comando è scomparso e le emittenti radiofoniche devono essere selezionate esattamente come quelle audio/video.
Il rifiuto verso la tv accesa sullo schermo nero
“Sotto l’aspetto psico-comportamentale, c’è una forma di reticenza inconscia dell’utente a tenere attivo un televisore con lo schermo nero; di qui il sostanziale insuccesso dell’ascolto dei canali nell’arco dei LCN 700, dedicato alla presenza di emittenti con solo audio“, sottolinea nel rapporto 3.24 Media Progress.
Visual radio
Completamente diversa la prospettazione dei canali video di emittenti radiofoniche (cd. visual radio) che, pur essendo un fenomeno tipicamente italiano (o quantomeno nato in Italia), costituiscono un importante fonte di fruizione. “Va pur detto che la visual radio tipicamente dovrebbe essere in simulcasting con la diffusione lineare sulle piattaforme audio dell’emittente, mentre in diversi casi si registra la presenza di prodotti paralleli, con contenuti diversi, accomunati solo dal brand”, spiega MP.
Smart speaker
Viceversa, è sempre più rilevante l’ascolto radiofonico attraverso smart speaker (essenzialmente Amazon Echo e Google Home), come dimostrato dalla qualificazione specifica adottata dall’indagine uscente TER (Tavolo Editori Radio) e già confermata dalla rilevazione subentrante (dal 2025) Audiradio. Oltre alla comodità di controllare la riproduzione tramite comandi vocali, questi dispositivi permettono l’accesso immediato alle stazioni radio online e ai servizi di streaming audio.
Smartphone
Nulla quaestio sul fatto che il dispositivo più prossimo all’utente sia lo smartphone, vero e proprio braccio operativo di quasi ogni persona. Da lì si controlla la maggior parte delle informazioni della vita di una persona e attraverso la sempre più diffusa funzione di mirroring, è possibile trasferire su smart tv, tablet, pc e soprattutto sul dashboard delle automobili (attraverso i sistemi integrati Android Auto ed Apple CarPlay) contenuti ed abitudini.
Centrale di comando audio/video
Non stupisce, quindi, che il telefono sia anche la centrale di somministrazione di contenuti audio (e video) di una persona, anche se in questo caso in forma bilanciata tra indoor ed outdoor.
DAB: il trend di utilizzo dal 2020 a oggi
Dal 2020, con il lockdown che ha segnato l’esplosione della fruizione streaming audio/video, il calo dell’ascolto di radio FM è stato evidente e significativo. “La piattaforma FM in Europa in circa quattro anni ha perso circa 1/6 degli utenti, in buona parte recuperati sui vettori digitali (DAB, DTT, ma soprattutto IP nelle varie forme)”, spiega Media Progress nel suo rapporto 3.24.
Lo spartiacque
“Ad oggi la componente più rilevante del suo utilizzo è sul parco auto in circolazione prodotto prima del 2020, data di entrata in vigore dell’obbligo di dotazione del DAB sulle vetture. In Italia, al 2023, c’erano circa 39,8 milioni di autovetture circolanti.
23,5 mln di auto senza DAB
Di queste, il 59% aveva più di 10 anni (la durata media è di circa 12,2 anni, leggermente superiore al valore europeo), il che significa che circa 23,5 milioni di auto sono state prodotte prima del 2013 e 34,9 milioni prima del 2020.
DAB: in crescita costante
Proprio in conseguenza dell’obbligo dettato dall’art. 1 c. 1044 della Legge 205/2017 (legge di bilancio 2018) – recepimento di un’uniformazione legislativa europea -, che ha reso obbligatorio l’inclusione di ricevitori radio di un’interfaccia per la ricezione digitale via etere, il numero di ricevitori DAB è aumentato notevolmente dal 2020. Tuttavia si tratta, per oltre il 90%, di dispositivi destinati all‘automotive.
Visual Radio: non solo DTT
L’uso dei televisori per ascoltare la radio tramite DTT è, come abbiamo avuto modo di approfondire in altro articolo, una tendenza tipicamente italiana, almeno per quanto riguarda il digitale tv terrestre. Diverso il caso delle smart tv che un po’ ovunque in Europa sono impiegate sempre di più per ascoltare la radio.
Popolamento
E ciò sia per il popolamento degli hub dei nuovi tv di app radiofoniche per smart tv attraverso i principali sistemi operativi (quelli di Samsung, LG ed Android), che per la presenza di aggregatori radiofonici (come TuneIn, FM World, MyTuner, Radio.net, VTuner, ecc., solo per citare i maggiormente noti tra le centinaia esistenti) e, naturalmente, l’esistenza di canali visual radio in senso pieno, già presenti in IP (sulle app e sui siti delle emittenti), con interessanti riscontri di pubblico.
FAST e HBBTV
Come dimostrato, infatti, dall’integrazione in piattaforme FAST (Free ad-supported streaming television), del pari di Samsung Tv Plus, di contenuti radio e dallo sviluppo di soluzione ibride DTT/IP, come il jump su HBBTV (Hybrid Broadcast Broadband TV).
Smart speaker: la nuova frontiera
Ma se lo smartphone è l’erede ufficiale del transistor AM/FM anni 70-80 appoggiato all’orecchio per l’ascolto delle partite di calcio la domenica pomeriggio, nell’ambiente indoor la successione tecnologica favorisce anche gli smart speaker, che, sempre in conseguenza della pandemia da Covid, hanno visto un vero boom dal 2020.
2023: 2,16 mln di smart speaker
D’altra parte, nel 2023 gli smart speaker si sono collocati al quarto posto della categoria di dispositivi smart più venduti, con 130 milioni di euro pari a 16% del mercato. che corrispondono a circa 2,16 mln di device, quasi esclusivamente Amazon Echo o Google Home.
Scarsa consapevolezza dei prompt
“Tuttavia, nonostante l’evidenza, ad oggi c’è ancora scarsa consapevolezza dell’importanza degli smart speaker come fonte di ascolto “smart” da parte delle emittenti radiofoniche italiane, come dimostrato dalla insufficiente promozione dei prompt (le skill per Amazon e le action per Google).
Alias
Ma anche attestato dalla mancata adozione di alias (le invocazioni alternative al nome principale dell’emittente per facilitare la fruizione in presenza di denominazioni complesse od omonime) e della insufficiente conoscenza del mondo dei comandi vocali, che pure rappresenterà il futuro dei comandi (imput) radiofonici”, annota lo studio Media Progress.
PC/Tablet
Infine, importante ed in crescita è l’impiego di pc e tablet per l’ascolto radiofonico. “Anche se in questo caso l’utilizzo avviene soprattutto nell’ambiente di lavoro, inteso sia come uffici che come luoghi pubblici. Sulla questione va detto che, per alcuni retaggi comportamentali, l’ascolto in streaming con altoparlanti (tipico dei locali pubblici) ha luogo prevalentemente attraverso smartphone collegati via bluetooth a delle casse acustiche (sempre più raramente con cavo fisico).
Questione di priorità
E’ infatti piuttosto raro che il pc o il tablet sia destinato come fonte primaria per la somministrazione audio, probabilmente per una questione di formazione, di abitudine e di diversa destinazione d’uso di pc e tablet”, osserva MP.
Le risorse scarse
In questo momento il presidio dei tre vettori radiofonici sulle quattro ruote (FM/DAB+/IP) assorbe gran parte delle risorse economiche dedicate alla distribuzione dei contenuti e quindi, al cospetto della marginalità dell’ascolto indoor rispetto a quello outdoor (20/80) la risposta al quesito se valga la pena sottrarre importanti risorse al consolidamento della fruizione in auto per contrastare l’abbandono di quello casalingo potrebbe sembrare scontata.
Non è così
“Si tratta di un approccio errato dal punto di vista concettuale, figlio di una insufficiente cultura socio-tecnologica”, avverte la società di analisi strategica sul punto.
Matrici
“Le matrici dell’ascolto radiofonico nell’ambiente indoor ed in quelli outdoor diverranno sempre più comuni, in quanto si uniformeranno alle esigenze del vettore unico, quello IP.
Voice-searchability
Gli investimenti delle emittenti radiofoniche dovranno essere maggiormente dirottati su contenuti identitari, brand omen nomen, voice-searchability, popolamento di aggregatori (come detto, ve ne sono attivi centinaia in tutto il mondo) e database di catalogazione ed organizzazione di flussi streaming lineari.
Il comando unico
Perché di qui a dieci anni, ascoltare una radio indoor o outdoor esigerà le stesse azioni e comportamenti umani. Anzi, possiamo affermare con solida consapevolezza, la stessa azione: il comando vocale”, conclude MP. (M.R. per NL)