Lapo De Carlo: RMC Sport Network è durata troppo poco, come accadde ad almeno un altro importante network nel 2007. Capitali e una buona distribuzione analogica non bastano, occorre tempo perché un nuovo progetto radiofonico si affermi.
Quando proposi all’Inter l’idea di Radio Inter mi risposero che costava come Ronaldo.
A Milano non puoi fare una radio locale, i grandi ti mangiano subito.
Podcast? Ne abbiamo fatti oltre 700, il club stesso ce ne ha commissionati. Ma la frammentazione delle piattaforme li rende poco vendibili.
Spotify vs Radio: provinciale e tragicomico, coi ricchi che si comportano da poveri.
Media Monitor, sesto appuntamento
Sesto appuntamento con gli approfondimenti Newslinet Media Monitor. Oggi intervistiamo Lapo de Carlo, giornalista e conduttore presso numerose emittenti radiotelevisive e host della rubrica quotidiana “E’ la stampa bellezza!” su Giornale Radio. L’intervista completa, che ha toccato anche tematiche non contenute in questo articolo, è disponibile in formato Podcast.
Lapo De Carlo
Esperto di comunicazione e docente all’università Bicocca, Lapo opera come giornalista e conduttore radiofonico presso Giornale Radio. È direttore di Radio Nerazzurra, de l’Interista.it del gruppo Tuttomercatoweb e opinionista a Telelombardia/TopCalcio24. Presso Giornale Radio conduce il programma È la stampa bellezza!.
L’intervista
(Newslinet) – Quale è il tuo ruolo attuale a Giornale Radio?
(Lapo De Carlo) – Ho un triplo compito: presso la redazione di Milano mi occupo del programma E’ la stampa bellezza!, dove vado in diretta, poi conduco la rassegna stampa nazionale, che è in onda già dalle 5 del mattino e infine mi occupo di diverse rubriche, in parte registrate, che vanno in distribuzione durante la giornata.
RMC Sport Network
(NL) Parliamo del passato recente a RMC Sport Network. Cosa non ha funzionato?
(LDC) – RMC Sport nasceva da TMW, radio che esisteva prima ed è esistita dopo RMC Sport. RMC sport è nato dall’incontro tra Giulio Corno,i Hazan e Andrea Pasquinucci, ma purtroppo il sodalizio è durato poco, evolvendosi poi in strade diverse In teoria era un’unione di forze di tre grandi imprenditori- la capacità editoriale di Tuttomercato Web, l’esperienza radiofonica di Hazan e la capacità commerciale di Triboo che ospitava le sedi della radio.
Investire non basta
(NL) – Ma è durata poco, un po’ come accadde a Play Radio.
(LDC) Effettivamente per fare una nuova radio nazionale c’è bisogno non solo d’investimenti ma di pazienza e tempo. RMC Sport – come nel caso di Play Radio che tu hai citato – non ne ha avuto. Differente il caso di Radio Milan Inter…
(NL) – …che aveva la stessa frequenza su Milano di Giornale Radio, se ricordiamo bene.
96,1 FM
(LDC) – Sì, a Milano è sulla la stessa frequenza che prima era di Radio Milan Inter. È una frequenza che al tempo mi ha fatto molto tribolare e fa parte della vicenda di quella radio che è appassionante di per sé.
Un Network o Ronaldo?
Avevo inizialmente portato il progetto di Radio Inter all’Inter stesso, ma mi avevano risposto che una radio nazionale gli sarebbe costata come acquistare Ronaldo. Quindi non se ne fece nulla e ripartii, insieme a ottimi colleghi giornalisti senza esperienza specifica radiofonica, da quella che si sarebbe chiamata Milan Inter FM.
Un milanese su quindici
Feci subito notare che una radio deve chiamarsi “radio” per essere riconosciuta. Utilizzando un nome quale MilanInter FM la gente pensava si trattasse solo di una rubrica. In ogni caso quella realtà, con la sola frequenza dei 91.7 MHz raggiunse nel maggio 2007 i 107.000 ascoltatori. La ascoltava un milanese su 15.
Locked out
Ma a nostra insaputa il 13 agosto 2007 mi chiamano mentre ero in vacanza e mi comunicano che la radio era stata venduta. Mi ricordo che in quell’occasione mi avevate anche intervistato.
Chiamo l’editore che mi conferma: “Si, ho venduto il 91.7”. Poi scoprii che dalla sede portarono via tutto. La frequenza fu passata a M20 o Capital, non ricordo. (La frequenza fu venduta a Elemedia e destinata a Radio Capital per un importo pari a 4 milioni di euro, secondo quanto all’epoca fu “riportato da alcuni” N.d.R.).
La rinascita
Non mi persi d’animo e portai il progetto a tre editori. Alla fine l’editore di TeleMilano (Bucchi) accettò e ripartimmo. Anche se eravamo praticamente senza la frequenza di Milano, visto che i 96,1 MHz all’epoca non erano fruibili come adesso (dopo una complessa azione di compatibilizzazione avvenuta negli anni scorsi, ndr), causa la vicinanza con 96,2 MHz di MC2.
Brianza rossonerazzurra
Tutta la Brianza ci ascoltava, ma non Milano. Capisci che una radio che si chiama “Milan Inter” senza una frequenza su Milano parte handicappata. Il nostro editore aveva la tv, ok, ma non bastava. E poi anche con una buona frequenza per affermare un nuovo prodotto occorre un’intera organizzazione, un ufficio marketing, una struttura.
Le tante radio “sportive” di Roma
(NL) – Come mai a Roma esistono tante radio “sportive” e a Milano nulla?
(LDC) – Perché a Milano ci sono tutte le nazionali! Magari riesci a nascere, ma le nazionali ti mangiano vivo. Ti permettono di vivere i primi anni, poi se hanno bisogno della frequenza…In Toscana, in Lazio la situazione è diversa, c’è spazio.
Milano Italia
Inoltre a Milano nessuno capisce quando una radio è locale, anche Milan Inter: tutti gli ascoltatori pensavano fosse nazionale.
Radio digitali
(NL) – Nel 2022, in Italia, una radio solo IP può reggere sul mercato in termini competitivi con le emittenti via etere (FM/DAB+)?
(LDC) – Sì, a patto non faccia il verso alle nazionali. Non bisogna fare il verso a RDS, alla Rai a RTL e…
(NL) ….Deejay.
(LDC) – Deejay, certo. Vietato “fare come”. Una radio IP deve essere verticale e riconoscibile. Deve nascere su un’ idea forte, precisa…pensa a Radio Donna, dove ho lavorato. Il linguaggio e gli argomenti devono intrigare il pubblico.
Podcast
(NL) – Il podcast si è affacciato (per ora molto timidamente) sul mercato italiano. Ha un futuro da noi?
(LDC) – Ma è sempre esistito! Il podcast non è una moda, il podcast è un racconto, c’è sempre stato, magari con un altro nome. Se ci pensi, il podcast racconta una storia. Noi a Radio Nerazzurra facciamo tantissime storie, abbiamo fatto oltre 700 podcast su partite, giocatori, dirigenti. Tutti di successo, perfino l’Inter ci ha commissionato dei podcast!
Spotify, alleato o competitor
(NL) – Spotify ha promosso una campagna pubblicitaria contro la radio. Un’aggressione ingiustificata o una strategia così sottile che forse i radiofonici non hanno ancora compreso?
(LDC) – Mah. È davvero è un’aggressione? Non so, io dico che le piattaforme devono coesistere, è tragicomico farsi la guerra. Sembra la guerra tra i poveri, anzi in questo caso dei ricchi che si comportano da poveri. Nell’audio dovremmo allearci tutti per raggiungere il massimo ascolto. Oltretutto la frammentazione di oggi è un problema serio per chi crea contenuti, che deve declinare in tantissime piattaforme, ciascuna con le sue regole.
Frammentazione
Si spreca tempo ed energia per mettere i tag, editare per i vari formati, fare gli upload.
Se riuscissimo ad avere un unico format, valido per tutte le piattaforme, potremmo impiegare le stesse energie nella creazione di un prodotto di maggiore qualità. Oltretutto questa frammentazione ci indebolisce anche a livello commerciale, difficile presentare e vendere un progetto se i numeri che dobbiamo fornire sono bassi e distribuiti su innumerevoli canali differenti. (M.H.B. per NL)
Il Podcast