L’Antitrust, come era prevedibile, vuole approfondire l’operazione Mediaset-Finelco (holding che controlla Radio 105, RMC, Virgin Radio Italy), che segna l’ingresso in forze del maggiore player tv italiano nel comparto radio, dove, fino a pochi mesi fa, aveva una presenza marginale attraverso la partecipazione diretta (80%) ed indiretta (20%, attraverso Mondadori) in Monradio, società che edita la rete nazionale R 101.
Nel provvedimento 25858, l’Autorità, dato atto che il Gruppo Finelco S.p.A. "produce e trasmette tre emittenti radiofoniche (Radio 105, RMC Radio Montecarlo e Virgin Radio) in tecnica analogica e digitale terrestre (…) ed è altresì attiva nell’offerta di contenuti su Internet e dispone di due autorizzazioni per la trasmissione di altrettanti canali televisivi in tecnica digitale terrestre, aventi numerazioni LCN 157 e 257", annota come i "ricavi complessivi di Finelco, interamente realizzati in Italia, ammontano a 81,6 milioni di euro nel 2014". L’operazione posta al vaglio dell’Agcm consiste "nell’acquisto delle azioni di Finelco detenute da RCS Mediagroup S.p.A. (“RCS”) da parte di Unibas Sgps Lda (“Unibas”), che in qualità di socio di Finelco con il 32,53% delle azioni ha esercitato il diritto di prelazione sulle azioni detenute da RCS. Successivamente, il gruppo Fininvest, per il tramite di RTI, acquisirà il controllo indiretto di Finelco, mediante (i) la partecipazione all’aumento del capitale della società RB1 S.p.A. con sottoscrizione di azioni ordinarie (19% del capitale sociale) e di azioni senza diritto di voto convertibili (50% del capitale sociale) e (ii) la successiva conversione delle suddette azioni in ordinarie. Ad esito della conversione, RTI deterrà il 69% di RB1 S.p.A che attualmente detiene il controllo di Finelco per il tramite della società Unibas Sgps Lda. Pertanto, con l’operazione in esame, RTI deterrà il controllo esclusivo di Finelco". L’operazione di concentrazione in esame comporta l’acquisizione da parte del gruppo Fininvest, per il mezzo di RTI, di Finelco, soggetto operante in diversi settori dell’editoria (radiofonica, televisiva e on-line). In relazione agli effetti dell’operazione di concentrazione nel mercato della televisione gratuita e il connesso mercato della raccolta pubblicitaria su mezzo televisivo, l’Agcm rileva che "il gruppo Finelco è sostanzialmente inattivo in tale mercato. Il gruppo, infatti, ha avviato nel settembre 2015 la trasmissione di due nuovi canali televisivi (canali 157 e 257 del digitale terrestre) a tematica musicale che, ad oggi, non effettuano raccolta pubblicitaria. Inoltre, le specifiche numerazioni dei canali (LCN) assegnate a Finelco non costituiscono una risorsa scarsa, idonea a conferire un vantaggio concorrenziale all’acquirente, in quanto ricadono in due decadi (posizioni) non di primaria importanza. Per tali considerazioni, si ritiene che la concentrazione in esame non sia idonea a determinare un significativo mutamento delle condizioni concorrenziali del suddetto mercato tale da pregiudicarne i meccanismi concorrenziali". Analogamente, nel mercato delle infrastrutture per la radiodiffusione sonora, all’esito dell’operazione il gruppo Fininvest disporrà di una quota di mercato in volume inferiore al 15% e, pertanto, anche in questo caso, "l’operazione in esame non è idonea a costituire una posizione dominante sul suddetto mercato, tale da eliminare o ridurre in modo sostanziale e durevole la concorrenza". Quanto al mercato radiofonico, all’esito dell’operazione, il gruppo Fininvest disporrà di 4 radio analogiche su 18 radio aventi carattere nazionale, mentre nel comparto digitale radio "Finelco è presente nel consorzio C.R.DAB. S.c.a.r.l., che non è assegnatario di diritti d’uso delle frequenze digitali per la radiofonia. Pertanto, pure in questo ambito, "l’operazione in esame non è idonea a determinare la costituzione di una posizione dominante sul suddetto mercato, tale da eliminare o ridurre in modo sostanziale e durevole la concorrenza". Diversa invece la situazione nel mercato della raccolta pubblicitaria sul mezzo radiofonico, dove le parti detengono una quota di mercato in valore congiunta del 35-40%. All’esito della concentrazione, "Il secondo operatore nel mercato, il gruppo L’Espresso, disporrà del 20-25%" e "l’indice di concentrazione (CR2) varierebbe dal 47% al 61%, mentre l’indice HHI passerebbe da 1765 a 2442, con una variazione di 677 punti". Secondo i consolidati orientamenti in materia di valutazione delle operazioni di concentrazione, l’Autorità osserva che "anche nel caso di quote di mercato congiunte inferiori al 50% o inferiori al 40% si può giungere alla creazione o al rafforzamento di una posizione dominante". Nel caso di specie, il gruppo Fininvest acquisirebbe ad esito della concentrazione una quota di mercato rilevante, di circa il doppio rispetto al secondo operatore del mercato. Inoltre, l’operazione di concentrazione comporterebbe l’incremento della concentrazione "ben oltre i valori di riferimento (150 punti)". Oltre a ciò, nel valutare la posizione del gruppo Fininvest nel mercato, secondo il Garante, "è necessario rilevare che essa può offrire agli inserzionisti e ai centri media un ampio ventaglio di mezzi di comunicazione, potendo fare leva sulla primaria posizione detenuta sul mercato della raccolta pubblicitaria su mezzo televisivo". Il gruppo Fininvest, infatti, "dispone di un’ampia varietà di media in grado di completare l’offerta radiofonica e, tra questi, il mezzo televisivo, nel quale detiene una quota di mercato superiore al 50%. Il gruppo Fininvest potrebbe condizionare le proprie vendite in modo da collegare la raccolta pubblicitaria televisiva al contiguo mercato della raccolta pubblicitaria nazionale". Infatti, spiega l’Agcm "la radio è un mezzo sul quale l’attività programmata è “generalmente volta al mantenimento del ricordo del prodotto reclamizzato in televisione” e, pertanto, "presenta caratteristiche idonee a collegarlo a tale mezzo. Sfruttando tale effetto leva, il gruppo Fininvest potrebbe estendere la propria posizione di predominanza sul contiguo mercato della raccolta pubblicitaria su mezzo radiofonico, a danno dei concorrenti e dei consumatori. Occorre altresì valutare se e in che misura l’operazione di concentrazione è idonea a precludere gli sbocchi al mercato della raccolta radiofonica per gli operatori di minori dimensioni. Per tali motivi, la concentrazione in esame potrebbe dare luogo alla creazione di una posizione dominante idonea a eliminare o ridurre in modo sostanziale e durevole la concorrenza nel mercato della raccolta pubblicitaria su mezzo radiofonico". Per tali motivi l’Agcm ha deliberato "l’avvio dell’istruttoria, ai sensi dell’articolo 16, comma 4, della legge n. 287/90, nei confronti delle società RTI – Reti Televisive Italiane S.p.A. e Gruppo Finelco S.p.A.". A questo punto è possibile che Mediaset, richiedendo un confronto con l’Autorità, adotti delle contromisure preventive, volte alla parziale riduzione della propria presenza sul mezzo radiofonico. Quali? I rumors suggeriscono due ipotesi, non necessariamente alternative: la prima basata sul mormorato spin-off di RMC da Finelco a favore della famiglia Hazan, soluzione che ridurrebbe la presenza diretta di Mediaset a 3 radio nazionali (R 101, Radio 105 e Virgin Radio, cui si somma l’incognita GBR, l’autorizzazione alla ripetizione di programma estero in pancia a Monradio, che di fatto costituisce un altro titolo nazionale, ancorché concretamente inespresso). Va però detto che RMC pesa per circa 10 mln di euro di raccolta pubblicitaria sul complesso di quasi 82 mln di Finelco, quindi la sua incidenza è decisamente contenuta. La seconda, più significativa soluzione, è la concessione per la vendita degli spazi pubblicitari di emittenti terze in capo a Mediamond, società del gruppo Mediaset (che è succeduta a 99 Pubblicità nella raccolta delle radio Finelco). Se, per esempio, Mediaset decidesse di impegnarsi sul settore commerciale (vendita di spazi pubblicitari) solo attraverso le emittenti di proprietà, la posizione dominante che preoccupa l’Antitrust potrebbe notevolmente affievolirsi. (M.L. per NL)