Con la scansione analogica ci si fermava sulla stazione che in quel momento proponeva un brano che stimolava l’ascolto. Con le nuove autoradio si scorre un elenco e il contenuto può essere fruito solo premendo sulla stazione.
La canzone attrattiva dell’ascolto è quindi stata sostituita dalla denominazione stimolante la fruizione, perché affine ai nostri gusti.
Il futuro delle emittenti passa dalla capacità di superare il suffisso radio per rispondere al nuovo panorama digitale: un cambiamento necessario nel nome e nell’identità.
Sintesi
La denominazione delle emittenti radiofoniche è in una fase di transizione: nell’era della radio digitale ibrida, mantenere il suffisso radio nell’ID appare sempre meno utile, se non addirittura controproducente.
Il cambiamento risponde ad esigenze pratiche e strategiche: adeguarsi alle nuove dinamiche del mercato, rendere i brand riconoscibili in ecosistemi complessi e superare una definizione che rischia di non rappresentare più l’evoluzione del mezzo. Eliminando ogni fronzolo che si frappone all’obiettivo primario: raggiungere l’utente prima che divenga tale.
Nomen omen: adattarsi ai tempi
Il principio del nomen omen, di cui Newslinet si è fatto portatore da alcuni anni a questa parte nella consapevolezza della sua importanza strategica, si fonda sul fatto che il nome di un’azienda o di un prodotto debba riflettere la sua identità e la sua missione. Così, col medium radiofonico che si è trasformato da tempo in uno strumento ibrido, il suffisso radio può risultare riduttivo, legato ad una concezione tradizionale ormai superata.
Oltre l’audio
Oggi, la maggior parte delle emittenti offre contenuti che vanno oltre l’audio, come immagini veicolate nei metadati, video trasmessi con la visual radio e contenuti esclusivi podcast e catch up accessibili on demand da piattaforme streaming.
Il caso della BBC
La tendenza è rappresentata dalla transizione di molte aziende editoriali che hanno modificato il loro nome per abbracciare la multimedialità. Ad esempio, BBC Radio ha in parte ribrandizzato i suoi servizi sotto l’ombrello BBC Sounds, enfatizzando la varietà dei contenuti proposti: podcast, catch-up, musica lineare e streaming audio-video. Questo approccio favorisce un’identità più universale, libera dai vincoli della radiofonia tradizionale.
Liste estese e criteri alfanumerici: un problema di prominence
Le autoradio moderne, con l’integrazione di piattaforme digitali (IP e DAB) che veicolano nativamente metadati, presentano liste sempre più lunghe di stazioni: elenchi quasi sempre organizzati con criteri alfanumerici, che privilegiano nomi che iniziano con numeri o lettere utili a scalare le prime posizioni. Fattori che attribuiscono una prominence implicita.
Suffisso radio ingombrante ed inutile
Le emittenti con nomi che includono il suffisso radio rischiano di finire in posizioni meno visibili, soprattutto se questa parola non è preceduta da una componente distintiva, indiziaria del contenuto. E’ il caso di nomi privi di valore aggiunto sostanziale.
Dalla canzone attrattiva alla denominazione stimolante
“Con la scansione analogica ci si fermava sulla stazione che in quel momento proponeva un brano che stimolava l’ascolto. Con le nuove autoradio si scorre un elenco e il contenuto può essere fruito solo premendo sulla stazione. La canzone attrattiva dell’ascolto è quindi stata sostituita dalla denominazione stimolante la fruizione, perché affine ai nostri gusti”, spiega Patrizia Cavallin, station manager italiana, consulente musicale della Radio Svizzera ed analista per questo periodico.
Suffisso radio inutile morfema che si frappone al semantema
“La sfida oggi è raggiungere l’ascoltatore prima che ascolti la radio. Ed il suffisso radio è un inutile morfema che si frappone al semantema, cioè l’identificativo specifico”,
Distintivo, sintetico, strategico,
Nomi distintivi, sintetici e strategicamente posizionati aumentano la possibilità di essere selezionati dagli utenti, migliorando la prominence su sistemi sempre più saturi.
La radio ibrida: più immagini, più video, meno (solo) audio
Con la diffusione della visual radio, la radio non è più un mezzo esclusivamente audio. L’integrazione di immagini nei metadati (come loghi, copertine di album ed informazioni dinamiche) e l’uso di contenuti video hanno ampliato il linguaggio della radiofonia.
Suffisso radio non più rappresentativo
Questo cambiamento rende il suffisso radio non rappresentativo di molte emittenti, che si propongono come vere e proprie piattaforme multimediali. Stazioni come NRJ in Francia o Kiss nel Regno Unito sono esempi di brand che hanno eliminato il suffisso radio per adattarsi ad un’identità più ampia, puntando sulla riconoscibilità del marchio e sulla capacità di offrire esperienze che vanno oltre la trasmissione audio.
Esempi dal mondo: chi ha già eliminato il suffisso radio
Molte emittenti internazionali hanno già fatto il passo di rimuovere il suffisso radio per focalizzarsi su un’identità più moderna e flessibile. E’ il caso, come detto, di NRJ (Francia), il ID secco sottolinea il suo ruolo di piattaforma musicale ed intrattenimento multicanale, ma anche quello di Kiss (Regno Unito), che ha adottato un nome breve e incisivo, rafforzando la sua identità con contenuti video e interattivi attraverso app e social media.
TuneIn
Del resto lo stesso TuneIn, il più importante aggregatore di flussi streaming radiofonici al mondo (oltre 100.000 stazioni indicizzate e l’unico a rispondere ai comandi vocali di Google Home ed Alexa su Android Auto ed Apple CarPlay), rappresenta un modello di brand che offre contenuti audio senza confinarsi al concetto di radio.
Verso un modello senza confini
L’eliminazione del suffisso radio è anche una risposta alla globalizzazione del mercato e alla concorrenza con piattaforme digitali come Spotify ed Apple Music. Per competere, le emittenti devono posizionarsi come player moderni, capaci di offrire contenuti in diversi formati e su molteplici piattaforme.
Nomi universali
L’adozione di nomi più universali (si pensi ai numeri, che possono essere identificati come contenuto allo stesso modo nella maggior parte delle lingue) consente di raggiungere un pubblico più vasto, superando i limiti imposti dal concetto tradizionale di radio.
Nuove generazioni
Questo approccio è particolarmente utile per attrarre le generazioni più giovani, abituate a fruire contenuti in modo non lineare e su dispositivi multipli.
Il futuro della Radio, senza radio
“L’evoluzione tecnologica e di mercato impone alle emittenti di ripensare il proprio brand per restare competitive. Eliminare il suffisso radio non significa rinnegare la propria storia, ma adattarsi a un futuro in cui l’identità multimediale sarà sempre più centrale”, sottolinea Patrizia Cavallin.
Distintivo e flessibile
“Adottare nomi distintivi e flessibili consente di rafforzare la propria presenza nei nuovi ecosistemi digitali, migliorando la visibilità e rispondendo alle aspettative di un pubblico in continua evoluzione. Come dimostrano i casi internazionali, il cambiamento è già in atto.
Opportunità da cogliere al più presto
Le emittenti italiane devono cogliere questa opportunità per essere le protagoniste del futuro della comunicazione“, conclude l’analista. (E.G. per NL)