Ci sono alcune trasmissioni che hanno creato uno spartiacque tra il prima e il dopo mutando radicalmente stilemi che sembravano consolidati e modificando la percezione degli ascoltatori su linguaggi e tematiche sino ad allora consolidate.
La palma del precursore, giusto per anzianità di servizio, spetta alla voce simbolo di Kiss Kiss, Pippo Pelo, che con il suo ”Facciamo Candy Candy” porta per la prima volta alla ribalta ”quasi nazionale” orgasmi in diretta e terminologia da porno casareccio, è una piccola rivoluzione che va comunque in onda dopo la mezzanotte ma cambia indubbiamente il modo di porsi e interagire con gli ascoltatori.
La vera invasione barbarica delle trasmissioni avviene comunque, stavolta sì in tutta la penisola, con “Lo Zoo di 105” su Radio 105 che, a ridosso tra vecchio e nuovo millennio, aggredisce la modulazione di frequenza con l’impeto devastante di Attila e i suoi Unni contro l’Impero Romano.
Per la prima volta il riscontro di una radio sul pubblico non viene più valutato solo dalla fredda ”logica” dei dati di ascolto ma dalla caldissima messe di querele di ogni genere che piovono sul programma. Stavolta siamo in onda nel primo pomeriggio e il nubifragio di volgarità, doppi sensi, prese in giro è sicuramente di un impatto devastante, Mazzoli e la sua mutevole e variegata banda nel corso degli anni conquistano risultati inimmaginabili diventando la trasmissione più chiacchierata ma anche la più ascoltata d’Italia.E’ un’autentica gara ogni giorno a chi la spara più grossa o a chi elabora l’insulto più pesante, giornali e tribunali diventano una cassa di risonanza per un format che, pur cominciando a segnare un po’ il passo ultimamente (stupire è sempre più difficile), ha comunque senza ombra di dubbio segnato un’epoca in maniera indelebile e creato migliaia di trasmissioni epigono locale, molti delle quali senza alcun motivo di esistere.Ma se in una radio comunque da sempre rivolta ad un pubblico giovane e da sempre innamorata di un certo rapporto di fidelizzazione e interazione con il pubblico una seppur eccessiva dose di irriverenza trova comunque un suo contesto consono, ha invece suscitato da subito molto più stupore l’eccessiva foga di Giuseppe Cruciani con ”La Zanzara”. Arriva più tardi, siamo già nel 2006, ma irrompe alzando i toni ulteriormente e portando turpiloquio e risse verbali in un habitat per il resto sempre garbato e formale come Radio 24.
In tema di notizie, lo scoop è proprio questo, sembra una pesce fuor d’acqua e fuori contesto, ma l’impatto mediatico è indiscutibile. Di come abbia costretto le altre radio ad inseguirlo sul suo territorio e nel suo orario ci occuperemo in seguito, in questa fase annotiamo
sorpresa di come in Italia ogni giorno per anni ci siano migliaia di persone disposte a tentare l’avventura in diretta, pur sapendo di dover soccombere nella maggior parte dei casi, fa pensare ad un masochismo diffuso o, nella migliore delle ipotesi, ad un eccessiva dose di temerarietà; ma cosi è, Cruciani e Parenzo ogni puntata hanno sempre disponibili nuove vittime sacrificali disponibili ad immolarsi sull’altare dei pochi secondi di popolarità concessi.
Il verbo è unico e non ammette repliche, nell’ipotesi più fausta si riceve un telefono sbattuto in faccia, nella peggiore una caterva di improperi.
Ma sia a chi partecipa attivamente, e ancora più a chi assiste a questo massacro passivamente, l’andazzo piace, solletica l’immaginario collettivo e probabilmente ne appaga gli istinti.
Niente di nuovo sotto il sole per carità, lo show man romano non ha inventato nulla, già nei primi anni 90 il poliedrico critico d’arte Vittorio Sgarbi nel primo pomeriggio su Canale 5 aveva consacrato con i suoi ”Sgarbi Quotidiani” il festival della provocazione polemica abbinato all’informazione con un linguaggio colorito assolutamente innovativo per l’epoca.
Non erano lontanissimi i tempi in cui ci si stupiva per le innocenti ”involontarie” gaffes di Mike Bongiorno e il linguaggio cominciava a cambiare troppo in fretta ma ”nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma” sotto il sole dei media e, visto che l’asticella dell’onda d’urto delle trasmissioni continua ad alzarsi, rimane da vedere e sentire dove si potrà arrivare in questa guerra all’ultimo consenso e ultimo ascoltatore da provare a stupire con effetti (sempre meno) speciali. (U.F per NL)