Il futuro della radio è quello di tornare in casa: a crederci è Amazon che, sfruttando il suo assistente vocale Alexa, ha sviluppato per l’emittente statunitense B100 una radio interattiva, sia nelle modalità di ascolto che di advertising, puntando a rendere quella radiofonica una comunicazione a due vie.
Tutto parte, come detto, dall’assistente vocale domestico di Amazon, Alexa, che in modo del tutto simile ai concorrenti Google ed Apple, risponde ai comandi vocali dell’utente ordinando prodotti o avviando applicazioni di streaming attraverso le app connesse al cloud. Si tratta di prodotti ancora in evoluzione, ma che stanno godendo della fiducia di svariate aziende che contano di poterne sfruttare le opportunità: una su tutte Nest, player che si occupa di termostati e che ha sviluppato un’applicazione per consentire di utilizzare Alexa per regolare quello di casa propria. Le opportunità per le radio sono mostrate in un interessante video che ne espone le potenzialità. In primo luogo, notiamo che, com’era prevedibile, si sta configurando uno scenario in cui grandi aggregatori (TuneIn su tutti) si occupano di indicizzare le web radio: gli lcn erano impensabili (per via del numero di emittenti potenzialmente immenso e comunque virtualmente indefinito) e dunque si è preferito passare alla voce (principio già applicato all’auto). Basterà, infatti, chiamare Alexa per attivare il dispositivo e poi chiamare per nome la radio che si vuole ascoltare; questa si attiverà – a patto ovviamente che sia inserita nel sistema (rectius, nell’aggregatore) e che, quindi, l’assistente vocale sia in grado di riconoscerla. Nel video dimostrativo, inoltre, si vede come il sistema creato per B100 preveda la possibilità per l’utente di scegliere se ascoltare la radio live, cercare nell’archivio musicale o ascoltare un podcast; le opportunità sono quindi ancora più vaste, in quanto anche la radio potrebbe offrire un’esperienza personalizzata ai suoi utenti, andando a colpire il mercato dei servizi di streaming tradizionali come Spotify o Youtube, che stanno dominando il settore. Il programma per le radio è attivo da poco, ma recenti studi condotti da Edison Research suggeriscono che dispositivi come Amazon Echo o Google Home saranno, entro il 2020, nel 75% delle case americane; un trend che l’Italia, con estrema probabilità, non farà altro che seguire con qualche anno di ritardo. Questo vuol dire il ritorno della radio nell’ambiente domestico attraverso un servizio reinventato e finalmente adattato alle nuove esigenze degli ascoltatori. Ma non finisce qui: XAPP Media, la società che sviluppa il progetto insieme ad Amazon, integra nell’ambito radiofonico un progetto di pubblicità interattiva, che rappresenta un tentativo di riscrivere il rapporto che l’utente ha con i messaggi promozionali. Gli XAPP Ads sono pubblicità che sfruttano l’assistente vocale per consentire all’utente di rispondere direttamente allo spot; così, mentre ascoltiamo musica, ad un certo punto potrebbe partire un messaggio promozionale che ci proporrà, ad esempio, di iscriverci ad una newsletter chiedendoci di confermare l’interesse dopo un segnale acustico: se lo faremo, ci verrà chiesta l’email (così la pubblicità avrà avuto effetto); altrimenti potremmo tornare direttamente all’ascolto (sempre sul sito di XAPP, ci sono diversi esempi di come funziona il sistema). Due novità importanti: una per l’utente, che avrà un’interazione diretta con la pubblicità e, se da un lato percepirà il messaggio pubblicitario come qualcosa con cui interagire e non come qualcosa da assorbire passivamente, dall’altro potrà sfruttare la relazione senza muovere un dito ma, semplicemente, parlando. L’altra novità interessante riguarda, invece, chi acquista gli spazi pubblicitari, che potrebbe finalmente sapere quali spot funzionano e quali no attraverso il numero di interazioni avvenute. E’ questo, forse, l’ambito più innovativo perché, ad oggi, nemmeno l’advertising online è in grado di quantificare con precisione quanto dell’investimento pubblicitario diventi effettivamente guadagno. Amazon Echo è attesa in lingua italiana proprio quest’anno (si era parlato di luglio, ma non c’è nulla di confermato) e, inevitabilmente, si affaccerà prima o poi anche al settore radiofonico del Belpaese, che, a quel punto, non potrà che decidere una volta per tutte quale direzione prendere. Rimanere ancorato al modello tradizionale subendo il dominio dei superplayer del web o evolvere cavalcando il futuro. (E.V. per NL)