Radio. La nuova Audiradio dovrà avere una governance più rappresentativa delle locali

Secondo quanto riportato dal quotidiano Italia Oggi nell’edizione dello scorso 15 agosto (pagina 15), l’Agcom potrebbe convocare per settembre il tavolo tecnico dal quale ci si attende una revisione dell’asset della società d’indagine che fino 2010 si occupava della audience radiofonica.

Il lavoro da svolgere si prospetta particolarmente arduo, poiché i nodi da sciogliere sono tanti e tali che appare verosimile attendersi l’avvio del nuovo progetto non prima del 2013. Gli argomenti di discussione sui quali gli esperti dell’Authority dovranno confrontarsi con editori e società di rilevazione sono molteplici, ma si concentrano sostanzialmente su due temi cruciali: regole sulla partecipazione al capitale sociale della società che condurrà i rilievi e metodologia da impiegare per gli stessi. Non sembrano in proposito esservi dubbi che nella fase di start up debba sperimentarsi per qualche mese una tecnica di rilevazione – che metta d’accordo tutte le istanze provenienti dagli addetti ai lavori – basata sull’impiego di un contatore elettronico (meter) collegato ad un panel di apparecchi radio, al quale faranno da pendant le interviste telefoniche, condotte con il metodo cosiddetto CATI (acronimo di Computer Assisted Telephone Interviewing, cioè la trasposizione dei dati raccolti in un database elettronico per la successiva elaborazione), per sondare tra gli utenti il gradimento delle varie emittenti. Tali accortezze, infatti, oltre ad incontrare il plauso di gran parte delle microimprese impiegate nel settore (fenomeno tutt’altro che marginale) – che così potranno sentirsi più tutelate per la maggiore obiettività del dato di ascolto restituito – consentiranno di elaborare un’informazione aggiuntiva riguardante la forza di un marchio, attraverso un focus che permetterà di misurare il livello di penetrazione di un brand tra gli ascoltatori. Quanto alla governance Audiradio, l’Agcom dovrà confrontasi con scottanti dossier a vario titolo ripresi dalle locali, che immaginano un organismo di rivelazione quanto più possibile rappresentativo delle varie realtà dell’emittenza radiofonica. Va in questa direzione la proposta avanzata da più parti di riservare – ad esempio – il 30% delle quote a radio regionali ed areali, nel complesso di una "operazione trasparenza" che dovrà interessare l’intera compagine societaria. A tal proposito, la memoria storica ci riporta alle trascorse polemiche sull’oggettività del dato restituito dalla gestione della s.r.l. Audiradio, che molti asserivano si cimentasse non troppo serenamente sulle valutazioni che era chiamata a svolgere. (S.C. per NL)

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