Radio. La crisi dell’automotive contiene l’affermazione del DAB, aumenta la rilevanza della FM, ma, paradossalmente, anche quella IP

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Dopo il Covid il mercato automobilistico italiano non si è più ripreso compiutamente: la vendita di nuove auto è scesa del 18,3% dal 2019 al 2023 e – per converso – la vita media dei veicoli è aumentata oltre i 13 anni.
Ciò ha vanificato in parte la spinta allo sviluppo del DAB determinata dall’obbligatorietà, introdotta due mesi prima dell’inizio della pandemia, della dotazione di un’interfaccia per la fruizione della radio digitale via etere sui nuovi veicoli.
Così, al rallentamento della crescita del DAB fa da contraltare la necessità di preservare le emissioni FM, che, attualmente. costituiscono ancora il principale vettore radiofonico.
Tuttavia, l’allungamento della vita media di un’auto non ha rallentato l’utilizzo dello smartphone per accedere a contenuti digitali; fenomeno, ovviamente, trainato dai giovani e coltivato dagli appassionati di tecnologia.
L’effetto di ciò è che il futuro della radio italiana come ecosistema ibrido si diluisce ulteriormente nel tempo, con un orizzonte consolidato al 2030 (quindi azzerando le previsioni di anticipazione di un futuro totalmente digitale prima di fine decennio), dove FM, DAB e IP convivranno ancora a lungo. E ciò mentre l’automotive (la cui crisi economica si è pesantemente riverberata sugli investimenti pubblicitari radiofonici, determinando un -12,3% di raccolta adv ad ottobre 2024) si prepara a sfidare l’industria radiofonica con nuovi modelli di intrattenimento integrato.

Impatto del Covid sull’automotive

Il mercato delle automobili in Europa ha subito un cambiamento profondo con la pandemia di Covid-19, segnando una rottura rispetto ai trend precedenti.
Nello specifico del mercato nazionale, nel 2019, il numero di immatricolazioni di nuove auto in Italia aveva raggiunto poco oltre 1,9 milioni di unità: una cifra che rappresentava una certa stabilità per il settore.
La pandemia del 2020 (con la sua deriva nel 2021) ha, tuttavia, determinato un crollo drammatico delle vendite di nuove vetture, scese a circa 1,4 milioni di unità, con una lenta ripresa nei tre anni successivi, ma senza mai tornare ai livelli pre-pandemia.

-18,3% 2023 vs 2019

Nel 2023, il mercato si è fermato a circa 1,56 milioni di immatricolazioni, con una perdita complessiva del 18,3% rispetto al 2019.
Riepilogando, nel 2019, in Italia, circolavano 39 milioni e 545.000 autovetture; nel 2023 il parco auto circolante è salito a 40 milioni e 905.000, un aumento che però si traduce in un invecchiamento dei modelli in circolazione.

Effetti sulla vita dell’auto italiana: da quasi 11 anni ad oltre 13

Difatti, a vita media di un’auto, che nel 2019 era di circa 10,8 anni, è salita a poco oltre i 13 anni del 2023, evidenziando una tendenza sempre più marcata a mantenere i veicoli in uso più a lungo.

I fattori incentivanti l’invecchiamento automobilistico

L’estensione della vita del veicolo è attribuibile a vari fattori, tra cui la crisi economica, la carenza di incentivi tempestivi per l’acquisto di veicoli ecologici, che ha spinto molti consumatori a rinviare l’acquisto di nuove vetture.

L’evoluzione della radio in auto: l’obbligo del DAB

L’introduzione dell’obbligo di dotare le nuove auto di autoradio DAB dal 1° gennaio 2020  introdotto dalla Legge 205/2017 (legge di bilancio 2018, art. 1 c. 1044), come successivamente modificata ex DL 32/2019 (conv. nella L.55/2019), ha rappresentato un passo importante la modernizzazione il sistema radiofonico italiano.

I vantaggi del DAB

Il Digital Audio Broadcasting, non solo offre una qualità audio superiore e funzionalità aggiuntive rispetto alla tradizionale FM, come la possibilità di trasmettere metadati ed informazioni accessorie rispetto al contenuto audio, ma garantisce una migliore gestione delle infrastrutture diffusive, in considerazione dell’operatività degli impianti su frequenze pianificate (a differenza della FM, in Italia) con infrastrutture condivise (i consorzi, quali network provider, eserciscono mux composti da un numero di emittenti normalmente da 12 a 24).

Coincidenza deleteria

Tuttavia, la coincidenza della pandemia con l’obbligo del DAB sulle nuove auto ha ridotto il positivo effetto di quest’ultimo sulla diffusione dei ricevitori.

Effetti del calo delle immatricolazioni sulla penetrazione del DAB

Sennonché, col calo delle immatricolazioni, la penetrazione del DAB nel parco auto circolante italiano è stata molto meno rapida del previsto: delle oltre 39 milioni di auto in circolazione, circa il 25% sono ante Euro 4 (circa 11 milioni di veicoli) con oltre 17 anni di età, cui si aggiungono i veicoli commerciali (il cui mercato nel 2022 è sceso del 13%, pari 161.000 unità), con 4,2 milioni di mezzi in circolazione (di cui il 41% dei quali ante Euro 4). E’ quindi ragionevole pensare che la penetrazione del DAB sia oggi nell’ordine del 20% dei veicoli in Italia.

FM: una piattaforma ancora indispensabile

Naturale, quindi, che la radio FM non solo continui a rappresentare il principale mezzo di ascolto in auto in Italia (con una penetrazione del 60% sul complesso della fruizione radiofonica), ma – salvo l’introduzione (peraltro non improbabile) di una forte incentivazione alla vendita di nuove auto – aumenti almeno di un paio d’anni l’aspettativa di vita.

L’impatto dello smartphone e dello streaming

Tuttavia, il rallentamento dell’affermazione del DAB a causa del calo del ricambio dell’auto non necessariamente si riflette sul consolidamento della radio digitale in generale. “Un elemento chiave dell’evoluzione radiofonica in auto è rappresentato dall’utilizzo dello smartphone”, spiega Massimo Rinaldi, ingegnere di Consultmedia, principale struttura italiana di competenze a più livelli in ambito radiotelevisivo.

Giovani connessi

Anche in assenza di autoradio DAB, molti automobilisti – soprattutto i giovani – scelgono di ascoltare contenuti radiofonici digitali tramite il proprio telefono, utilizzando connessioni Bluetooth, cavi connessi alla presa aux del sistema di infotainment o sistemi Apple CarPlay e Android Auto integrati aftermarket”.

Hub

“Lo smartphone, ormai, funge da hub per l’ascolto radiofonico e musicale, permettendo agli utenti di accedere non solo alla radio lineare, ma anche a piattaforme di streaming on-demand come YouTube, Spotify, Deezer ed Amazon Music. Una tendenza particolarmente diffusa tra i giovani e gli utenti esperti tecnologicamente, che apprezzano la possibilità di personalizzare la propria esperienza di ascolto”, sottolinea Rinaldi.

Generazioni e preferenze d’ascolto

L’età degli ascoltatori gioca un ruolo cruciale nella scelta delle tecnologie radiofoniche. I giovani tra i 18 e i 34 anni sono i principali utilizzatori dello smartphone per ascoltare contenuti in streaming:Si tratta di una fascia d’età che privilegia la flessibilità e la personalizzazione offerte dalle piattaforme digitali, che consentono di alternare facilmente tra contenuti live e playlist personali”, evidenzia l’ingegnere.

Adulti fedeli all’analogico, ma non troppo

Al contrario, le generazioni più mature tendono a rimanere fedeli alla radio FM, considerata un mezzo affidabile, ma, soprattutto, facile da usare. “Tuttavia, anche tra gli over 50 si registra una graduale adozione del digitale, grazie alla diffusione dei device connessi che aumenta familiarità con le nuove tecnologie”.

Il futuro della radio: una convergenza di tecnologie

Allo stato attuale, pertanto, il panorama radiofonico italiano sembra destinato ad un futuro ibrido per ancora lungo tempo. Una fase, presumibilmente decennale, in cui le tecnologie tradizionali e digitali coesisteranno per soddisfare le esigenze di un pubblico sempre più eterogeneo. In questo contesto, la FM continuerà a giocare un ruolo fondamentale, ancorché naturalmente decrescente, in considerazione della inevitabile sostituzione del parco auto datato, mentre DAB e IP rappresenteranno nuove opportunità d’ascolto.

Concorrenti

“C’è però un altro problema che si profila all’orizzonte e che trova la sua collocazione sempre in auto; anzi, nell’automotive”, interviene nuovamente Rinaldi. “E’ evidente che l’industria automobilistica, da alleata della radio, si sta gradatamente trasformando in concorrente, essendo stimolata dalla possibilità di fornire contenuti di intrattenimento propri, esattamente come accaduto per la tv coi produttori di dispositivi, che stanno affermando le piattaforme di proprietà integrate nei propri apparati.

Auto FASA

Non è peregrina l’ipotesi che prodotti FASA (Free Ad Supported Streaming audio) approdino presto sulle auto di nuova immatricolazione, sotto il logo della casa automobilistica che potrebbe porre in evidenza sul proprio dashboard il tasto per accedere ad un bouquet di contenuti lineari ed on demand inframezzati da pubblicità, al pari di quanto stanno facendo Samsung ed LG coi loro bouquet FAST (Free Ad Supported Streaming television)”, chiosa e conclude l’ingegnere.

L’automotive spende meno in adv ad ottobre

A corollario, osserviamo come la crisi dell‘automotive si rifletta in forma diretta anche sulle finanze della radio. FCP, la federazione delle concessionarie di pubblicità, ne ha dato conto in questi giorni.

Raccolta -12,3% ad ottobre 2024

“La flessione degli investimenti registrata ad ottobre (-12,3%, dato che riduce le performance positive del 2024 al +4,8%, ndr) non modifica la fiducia che il mercato ripone nella solidità del media radiofonico e nella sua centralità in ottica di media planning”, ha cercato di rassicurare Monica Gallerini, Presidente FCP-Assoradio.

Orizzonte grigio…

“Il dato negativo è dovuto ad una contrazione generale degli investimenti pubblicitari, in particolar modo del settore Automotive e che ha riguardato la maggior parte dei media.

… ma stimolante

Il dato progressivo positivo continua a rappresentare per noi uno stimolo per rafforzare ulteriormente le attività associative, che nel 2025 si porranno in continuità con il 2024 e prevederanno da un lato l’attivazione di nuovi progetti di ricerca, dall’altro la promozione di un costante processo comunicativo teso alla valorizzazione della nostra industry”. (E.G. per NL)

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