La crisi Covid-19 in tutti gli ambiti socio-economici ha indotto un anno zero. In un modo o nell’altro nulla sarà come prima. Ma non sempre e necessariamente in negativo.
Senza scomodare la banalità del “ogni crisi rappresenta un’opportunità”, occorre avere l’onestà intellettuale di guardare ad alcuni segnali con sufficiente obiettività.
Qualità dei prodotti di prossimità migliore
Per esempio, mediamente la qualità dei prodotti freschi nei supermercati è migliorata. I limiti all’importazione hanno ovviamente condotto a privilegiare i prodotti italiani, soprattutto quelli di prossimità. Chi non si è accorto che pomodori, fragole e in generale frutta e verdura, a parità di stagione, sono più buoni?
Eco-attenzione
Dappertutto c’è un potenziamento delle piste ciclabili e i dubbi sulla sicurezza dei trasporti pubblici hanno condotto molti tra coloro che con la prima parte della fase 2 hanno ricominciato a recarsi al posto di lavoro a spostarsi in bicicletta (addirittura è sotto un canale DTT dedicato) o in scooter (a proposito: pare ci sia un boom di richieste, con effetti positivi sull’indotto, pubblicità compresa).
La maggiore attenzione all’igiene sta comportando effetti positivi anche sull’ambiente.
Spesa consapevole e tanta opportunità comunicativa
In generale si spende meno, ma gli acquisti sono mediamente per prodotti qualitativamente superiori. Insomma, una spesa razionale e consapevole, che contrasta con gli acquisti compulsivi del “tanto costa poco”. Tanta roba per chi vuol sfruttare l’indispensabile necessità di promuovere tale differenza, anziché piangersi addosso perché la pubblicità dei ristoranti e delle discoteche è ferma.
Qualità è premiata anche in ambiente mediatico
Gli effetti di tale principio si distribuiscono in maniera equilibrata su tutti gli ambiti.
Prendiamo la Radio: il lockdown ha fatto scricchiolare rendite di posizione storiche basate su ascolti consolidati in FM. Posizionamenti spesso ancorati cioè al modello premiale del segnale (chi si sente di più è sentito di più).
Con l’auto in garage il sistema ha subito una scossa tellurica
Secondo alcune indiscrezioni, i dati riservati del 1° trimestre 2020 dell’indagine TER avrebbero fatto scorrere gocce di sudore gelato sulla pelle di station manager di qualche superstation e network nazionale. Viceversa altri editori hanno tirato un sospiro di sollievo: “Pensavamo peggio“, sarebbe il leitmotiv.
Tuttavia, come detto, i dati sono riservati e quindi non possono essere diffusi. Ergo – fino al 2021 – potremo solo riferirci a voci che normalmente riconducono a tenute per i soggetti che per tempo hanno presidiato con determinazione il device televisivo, circostanza che ha consentito di limitare il crollo dell’ascolto FM attraverso un aumento della fruizione indoor.
Guardando oltre il TER
Ma il TER è solo uno degli indicatori e peraltro, come ben sappiamo, nemmeno il più oggettivo, basandosi per sua natura su un metodo di rilevazione (CATI) che premia ricordo e notorietà del marchio più dell’ascolto sostanziale.
Viceversa i dati IP sono facilmente verificabili ed anche soluzioni ingannevoli per farli crescere sono facilmente smascherabili con la comparazione di altri parametri oltre al mero numero di click.
Errori strategici
Oltre all’importanza della multipiattaforma, con la crisi Covid-19 gli editori stanno comprendendo con maggior chiarezza il grave errore strategico di aver negli anni allontanato gli utenti dal proprio sito web. Scelleratamente orientando il traffico prodotto a favore delle pagine di terze parti, rendendo le proprie piattaforme satelliti dei social e non viceversa.
“Ci sono pagine web di radio nazionali letteralmente imbarazzanti. Staticità ed assenza di contenuti a parte, su alcune di essi si fatica anche ad individuare la modalità per ascoltare il flusso streaming“, commenta Massimo Rinaldi, ingegnere di Consultmedia applicato alle soluzioni della cd. Radio 4.0.
Il Player, questo conosciuto
Il caso RAI Radio Kids
Viceversa ci sono prodotti digitali che con la crisi Covid-19 hanno fatto emergere in maniera dirompente le proprie potenzialità.
E’ il caso di Rai Radio Kids, la radio digitale Rai dedicata ai bambini, che sta registrando in questo periodo di quarantena, ottime performance di ascolto tramite le piattaforme online (sito web e app Rai Play Radio).
80% degli accessi on demand
Radio Kids è costantemente la radio Rai più ascoltata dopo le generaliste, con circa l’80% degli accessi per i contenuti on demand e il rimanente 20% per l’ascolto in diretta. Le fasce più ascoltate sono quelle della mattina per le dirette e del primo pomeriggio per l’on demand.
“Quando nel 2017 abbiamo avviato Radio Kids – commenta Roberto Sergio, direttore Rai Radio – eravamo tutti consapevoli che fosse una scelta opportuna ma al contempo delicata e rischiosa. Oggi i numeri ci danno ragione: accendere per la prima volta una radio per bambini è stata un’idea vincente e sono felice di averci creduto fin da subito”.
Resilienza RAI
“Già da metà marzo, Radio Kids aveva modificato la programmazione per andare incontro alle esigenze di ascolto cambiate“, ci spiega Marco Lanzarone, responsabile del canale, a dimostrare una capacità di reazione che contrasta col luogo comune verso la capacità di adattamento della RAI.
Duranti: non ci autocelebriamo, guardate voi stessi
“Noi abbiamo investito moltissimo sul nostro sito, consapevoli della strategicità di costruire su un terreno di proprietà”, commenta Fabio Duranti, editore di Radio Radio, una delle più importanti talk radio italiane. “Non ci autocelebriamo attraverso dogmi: i risultati di Google Analytics di tutti sono facilmente controllabili attraverso il portale di confronto Similarweb.com e possono essere messi in relazione con quelli di altre radio, anche nazionali. Guardate voi stessi”, annota Duranti.
Nuove opportunità
L’abbiamo fatto, confrontando attraverso Similarweb il sito RadioRadio.it con quelli di emittenti omogenee (cioè talk/news) ed effettivamente non è stato registrato nessun tasso di crescita così importante come quello della stazione di Duranti.
“Certo il Covid-19 ha creato anche a noi gravi problemi economico-finanziari, ma almeno non ha intaccato l’ascolto. Anzi, proprio il contrario: non siamo mai cresciuti così tanto, soprattutto sul sito, con l’ascolto in streaming, in tv e sul canale YouTube. Ora però metteremo a reddito questa massa così importante di ascolti che ci ha messo al pari – anzi, permettetemi di dirlo, una spanna sopra – a molti player nazionali”.
Non inosservati
Il riferimento dell’editore romano è a contatti con una delle maggiori concessionarie italiane per la pubblicità digital, che ha interpellato la stazione dopo aver avuto un alert dai sistemi di monitoraggio sull’andamento degli accessi al sito RadioRadio.it.
Il pollo di Trilussa
Un po’ come con gli ascolti in streaming, mediamente cresciuti del 15-20%. Ma come la proverbiale osservazione a proposito delle medie statistiche è quella per cui se qualcuno mangia un pollo, e qualcun altro no, in media hanno mangiato mezzo pollo, c’è che ci non ha registrato aumenti sostanziali e chi è cresciuto del 35%.
Perché?
“Contenuti e SEO. La differenza la fanno i contenuti e la capacità di far sapere che ci sono attraverso azioni di comunicazione con le logiche del web“, commenta Angelo Colgiago De Robertis, station manager di Giornale Radio, la nuova radio digitale lanciata in occasione della crisi Covid-19 che sta registrando tassi di crescita imponenti attraverso azioni strategiche di posizionamento.
LolliRadio: anno di svolta. In tutti i sensi
L’emersione della qualità con la crisi Covid-19 è confermata anche da un altro storico operatore del settore.
Parliamo di Marco Lolli, il cui brand bouquet Lolliradio (digital radio IP) proprio in quest’anno difficile ha imboccato la trasformazione decisa in radio commerciale, con l’affidamento degli spazi pubblicitari ad un’importante concessionaria pubblicitaria radiofonica del nord Italia.
Le potenzialità delle radio digitali sono oggi più evidenti dopo che col lockdown le emittenti native digitali hanno potuto confrontarsi quasi ad armi pari rispetto a prodotti storici FM. Ma anche qui, non per tutti è così.
Radio IP che contano: meno delle dita di due mani
“Le più strutturate hanno sicuramente un bel futuro in termini di ascolto e di monetizzazione. Smentisco invece, dati alla mano, che l’universo web radio ne esca vincente. In realtà saranno 7-8 e non di più, quelle che hanno ascolti significativi e posizionamenti sul mercato. LolliRadio c’è grazie ad un attento e innovativo percorso di anni“, chiosa Lolli. (E.L. per NL)