Da alcuni anni la moda imperante nei palinsesti dei principali network nazionali (con inevitabile copia/incolla sul locale meno fantasioso) è diventata la conduzione in coppia.
Prima era solo una caratteristica di uno specifico genere di trasmissioni, di norma brillanti e comiche, dove il ruolo conduttore/spalla diventava obbligatorio nella logica di quel tipo di programmi che abbiamo già analizzato proprio qualche settimana fa.
Dal connubio storico di Arbore e Boncompagni, passando attraverso Terenzi e Dini, per arrivare a Fiorello e Baldini, giusto per citare alcuni dei matrimoni che hanno resistito più a lungo e che sono rimasti nelle memoria di tutti.
Ma se per un certo genere di format la doppia/tripla voce o la coppia allargata risultavano essere indispensabili, per molti altri tale logica vacilla. Soprattutto in radio di flusso che ritagliano per gli interventi parlati spazi molto brevi, la necessità di avere due conduttori che si dividono un ”talk” di 30 secondi ogni 20 minuti è una scelta quantomeno discutibile, anche se ormai diventata incomprensibilmente un dogma, a confermare il principio di omologazione dilagante.
Difficile dire chi abbia inventato la “regola” della coppia: di fatto tutti gli altri si sono accodati a ruota uniformandosi, come se fosse più utile la quantità rispetto alla qualità, arrivando a congestionare alcuni spazi con pletore di speaker e lasciandone inspiegabilmente vuoti altri, come la notte o il fine settimana. Per non parlare di quello che accade durante il mese di agosto, festival delle repliche e degli spazi lasciati alla musica senza parlato. Come se nel mese più vacanziero dell’anno fosse d’obbligo andare in ferie anche la radio.
La valutazione artistica della doppia conduzione soprattutto, quando non è supportata da una logica di copia realizzata attraverso abbinamenti sensati, ma solo da pura rotazione random e da unioni di fatto, presta certamente il fianco a diverse critiche.
E in una logica economica verrebbe da chiedersi se abbia senso investire il doppio per coprire una sola fascia oraria per poi lasciarne invece scoperte molte altre. Ma è solo una delle tante apparenti illogicità che contraddistinguono il sempre meno variegato universo radiofonico.
Ove non costituisca un filo conduttore così robusto da diventare un elemento del layout editoriale, come nel caso di RTL 102,5 o non sia insito nel format, come nel caso dello Zoo di 105, raramente l’accoppiata fornisce un reale valore aggiunto. A riguardo, da citare come esperimento assolutamente riuscito il connubio Luca De Gennaro e Massimo Oldani con ”Black or White” su Radio Capital, perfetto l’affiatamento tra i due con un reale arricchimento per chi ascolta e può beneficiare dell’originale, quanto bene assortito, miscuglio musicale creato da competenze ed esperienze diverse che si fondono in un ”unicum” decisamente interessante.
Unire due mostri sacri della radiofonica è un’opera di ingegno da riconoscere e omaggiare.
Come è giusto tributare un tributo alla longevità e spessore di ”105 Friends”, Rosario Pellecchia e Tony Severo si incastrano e intersecano alla perfezione, altro raro esempio di quando 1+1 faccia 3 invece che zero.
Difficile dire in quanti altri casi la fusione di diverse coppie attualmente generi risultati di livello, anche perché viene da chiedersi se servano realmente due voci solo per leggere qualche saluto e ricordare i contatti per interagire.
Che anche le radio stiano diventando un ”postificio” per veline, tronisti, personaggi tv momentaneamente senza visibilità o a cui doverne dedicare ulteriore e quindi da dover piazzare necessariamente in altri luoghi?
Serviva necessariamente a Nicoletta De Ponti la spalla di Mauro Coruzzi in un programma (su RTL) che avrebbe continuato a funzionare tranquillamente anche in solitaria?
E quanto gradiscono i fans di Platinette, abituati ad ascoltarlo per anni in un vero e proprio show molto personale, nel ritrovarlo ingabbiato nei pochi secondi che può gestire adesso?
Come sempre capita anche tutte le altre emittenti medio, piccole e pure le piccolissime, a cascata hanno sentito l’irrefrenabile esigenza di ”arricchire” i proprio spazi non avendo esattamente lo stesso budget dei grandi e i risultati, in gran parte imbarazzanti, si possono udire in ogni parte d’Italia.Di solito le mode sono passeggere, quindi rimarrebbe da augurarsi che anche quella della coppia obbligata presto venga riposta nel dimenticatoio o che, per lo meno, venga gestita e modulata secondo altri criteri che potrebbero partorire effetti originali e interessanti in quanto anche questo genere di scelte, quando sono ben fatte, avvicinano nuovi ascoltatori alla radio. E, soprattutto, non ne allontanano altri. (U.F. per NL)