iHeartMedia ha fatto crack. La lenta parabola discendente del colosso radiofonico di San Antonio (Usa) si conclude con un eclatante tonfo da oltre 20 miliardi di dollari.
A tanto ammontano i debiti accumulati, una cifra esorbitante che, nonostante le proposte avanzate per arginare il problema, ha inevitabilmente portato alla resa del gruppo. Vano qualsiasi tentativo di accordo volto a guadagnare tempo e a conquistare dei margini di respiro che potessero far sperare in una ripartenza.
Ultimo salvagente rimasto ad iHeartMedia è il Chapter 11.Si tratta di una norma contenuta nel Bankruptcy Code – la legge fallimentare statunitense – finalizzata alla gestione di gravi situazioni di insolvenza. Tale disposizione, invocata nella maggior parte dei casi dalle imprese, ma estesa anche ai privati (i quali, secondo quanto previsto dall’ordinamento statunitense possono essere soggetti a fallimento), può essere assimilata al nostro istituto di amministrazione controllata ed è finalizzato alla soluzione della crisi d’impresa attraverso un accurato piano di riorganizzazione del debito.
Tale istituto è volto alla soddisfazione dei creditori con un’attenzione specifica verso il mantenimento dell’attività dell’impresa in crisi. Sotto tale regime, il debitore ha, infatti, diritto a mantenere i suoi beni che, al contempo, non potranno essere aggrediti dai creditori. Il piano viene approvato dalla maggioranza dei creditori e, di seguito, è sottoposto alla valutazione del tribunale ai fini dell’omologazione, sempre che non subentrino delle opposizioni.
Scopo del piano è quello di far sì che, in un periodo circoscritto ad alcuni mesi o che può, addirittura, coprire interi anni, la situazione dell’impresa venga risanata, procedendo al pagamento dei debitori in base ad un ordine di priorità, con precedenza ai creditori garantiti.Tecnicismi a parte, il grave dissesto finanziario della società era, da tempo, sotto gli occhi di tutti. Gli analisti avevano già previsto questo mesto finale, poiché, nonostante il solido modello di business incarnato dalla iHeart, l’ammontare del debito era divenuto davvero insostenibile ed impossibile da risanare, perfino per un tale colosso internazionale.
Questi eventi, come si può ben prevedere, avranno delle fortissime ripercussioni, sia all’interno che all’esterno del gruppo. I dipendenti di iHeartMedia sono circa 17.000 e 850 è il numero delle stazioni radio possedute. Lo scorso mercoledì 35 compagnie affiliate hanno già presentato il loro piano di riorganizzazione e risanamento ex Chapter 11.
Riguardo tale difficile momento, il CEO del gruppo Bob Pittman , secondo quanto riportato dal portale Radioworld.com, si è così espresso nel corso di alcune dichiarazioni rilasciate alla stampa: “Il piano che abbiamo presentato mercoledì è un traguardo significativo, consentendoci di affrontare il debito di più di 20 miliardi che ha affossato la nostra struttura patrimoniale”.
L’accordo con i creditori probabilmente lascerà solo le briciole agli attuali vertici, riconducibili a Bain Capital e Thomas H. Lee Partners, che, finora, controllavano il 68% del totale delle quote iHeart.
Si tratta, dunque, di un crack di dimensioni eccezionali, se pensiamo che iHeartMedia rappresenta il più grande proprietario di stazioni radio degli Stati Uniti e, finora, ha costituito un’azienda di assoluto riferimento per tutti coloro che si trovano ad operare nell’industria radiofonica. (A.C. per NL)