Angelo Borra, editore radiofonico privato della notte dei tempi, con il nome annotato nei libri di storia (se non altro perché, per convenzione, si fa decorrere l’avvio delle trasmissioni private in FM in Italia dall’accensione del trasmettitore della sua Radio Milano International), soleva dire che prima o poi ogni radiofonico (di quei tempi) si scottava con la televisione.
Come una sirena incantatrice, il video stregava inevitabilmente il radiofonico, che, altrettanto immancabilmente, finiva spennato dal salatissimo conto economico (lì sì che si poteva dire “video killed the radio”…). Regola ricchissima di conferme, ma anche di recenti clamorose eccezioni, come nel caso della radiovisione di RTL. Sta di fatto che, nel panorama radiotelevisivo post analogico terrestre, i connubi tra radio e televisione sono ormai numerosissimi. Tra questi, vi è quello di Radio Italia, storica emittente inaugurata nel 1982 dal musicista Mario Volanti (che ancora la controlla per l’85,5%), che ha dato parimenti vita, nel 2004, al canale televisivo DTT Radio Italia Tv. Ed è proprio sul logical channel number 70 del digitale terrestre (ma anche sul 35 di TivùSat e sul 725 di Sky) che l’editore aveva scommesso in termini di profitti. Puntata parzialmente vinta, posto che la raccolta pubblicitaria televisiva, affidata alla concessionaria Publitalia 80’, è aumentata del 75% nel 2014, raggiungendo la quota di 1,7 mln di euro. Un risultato che ha parzialmente soddisfatto le aspettative del patron, per il quale il fulcro dell’azienda continua ad essere ovviamente la radio (della cui raccolta pubblicitaria si occupa Mediamond, società della galassia Mediaset), da cui proviene la maggior parte dei ricavi (complessivamente 27,2 mln nel 2014, con un + 6,7% sul 2013), anche se è la stessa Publitalia ad esaltare maggiormente il progetto televisivo, certificandone il potenziale. La società editrice, palesa un’attitudine di tipo gestionale, con un valore della produzione di 28,6 mln nel 2014 e un mol di 4,2 mln, anche se grava sulla medesima – come spiega puntualmente un articolo ricognitivo di Italia Oggi del 22/09 – la difficile situazione di indebitamento (25,6 mln di euro), insieme ad oneri finanziari, svariati contenziosi con erario, Siae ed Scf, che inevitabilmente compromettono in maniera negativa il risultato finale. Le perdite nel 2014 ammontavano infatti a 756.000 euro (nel 2013 il rosso era a 160.000), anche se va detto che l’esercizio dello scorso anno è stato caratterizzato dalla cancellazione di crediti per 1,8 mln di euro (a seguito di un contenzioso con la Presidenza del consiglio dei ministri a riguardo delle provvidenze sull’editoria), che, se inseriti in bilancio, lo avrebbero portato in utile per mezzo milione di euro. E’ lo stesso amministratore di Radio Italia a riportare nei verbali assembleari il focus sulla pregiudizievole situazione debitoria. Attenzione richiamata anche dalla relazione del collegio sindacale, che parla di “esposizione della società al rischio di liquidità a causa della perdurante posizione debitoria nei confronti dell’erario a fronte di omissioni dei versamenti tributari sorti negli ultimi esercizi”, vicenda intricata che ha avuto inizio – spiega sempre Italia Oggi – da una verifica della Guardia di Finanza nel 2008. Tale debilitante condizione, attenuata in minima parte dalla possibilità di rateizzazione dei versamenti, indica possibili rischi per la gestione finanziaria dell’azienda, anche se il collegio sindacale allevia gli animi dichiarando che “le rateizzazioni concesse dall’agente incaricato della riscossione sono state regolarmente onorate”, ancorché “non sono stati integramente eseguiti sia i versamenti Iva sia le ritenuti e operate per l’anno 2014, così come non risultano versati i saldi delle imposte dei redditi e Irap relativi l’anno d’imposta 2013/2014” (comunque i debiti verso lo Stato si sono ridotti nel 2014 del 17%). Al di là delle contingenze finanziarie, il punto è sempre l’applicazione della regola di Borra: se i soldi spesi in tutti questi anni per la tv fossero stati destinati a potenziare la radio, che ha ancora oggi gravissimi deficit di illuminazione, i migliori risultati d’audience presumibilmente conseguiti avrebbero potuto incrementare la raccolta radio ben più del 1,7 mln apportato dalla tv, tenuto conto del fatto che il medium radio è quello con i maggiori margini di crescita. Le proiezioni per la sola Radio Italia per il 2015 sono infatti del +7,5%, anche se la pericolosa presenza all’orizzonte della versione italiana di RTL, rete che si sta costituendo velocemente in questi mesi sotto il claim RTL 102.5 L’Italiana, pone un’ipoteca sul predominio del segmento della musica italiana. (S.F per NL)