L’infinita guerra tra automotive, broadcaster e politica USA sull’obbligo di preservare la ricezione di stazioni radiofoniche in banda AM sulle automobili elettriche (secondo l’industria automobilistica, incompatibili con la dotazione di autoradio in onde medie per via dei disturbi ad esse arrecate) si arricchisce di un nuovo capitolo, con una soluzione brevettata da parte di Ford. Che si presenta però un po’ ipocrita…
Sintesi
Il duro confronto tra industria automobilistica, broadcaster e politica USA sulla presenza della radio AM nei veicoli elettrici si amplia con un brevetto Ford, depositato nel 2023 ma pubblicato solo il 27 marzo 2025.
La soluzione proposta dalla casa automobilistica di Dearborn (Michigan) consiste in un sistema ibrido che rileva il degrado della ricezione AM e lo sostituisce automaticamente con un flusso streaming.
L’approccio, simile allo standard RadioDNS – è evidente -, non elimina le interferenze, ma le aggira, evitando costi aggiuntivi per Ford e utenti.
Tuttavia, il meccanismo solleva critiche: piuttosto che salvaguardare l’AM, sembra destinato a sostituirla in favore dello streaming, con implicazioni sulla libertà di accesso ai contenuti radiofonici, soprattutto in aree prive di connessione stabile.
NL ne ha parlato con Marco Cavestro, esperto di radiofonia digitale.
Il brevetto di Ford
La Ford Motor Company ha depositato (il 26/09/2023, ma pubblicato solo il 27/03/2025, con numero di serie 0105936) un brevetto per una nuova tecnologia progettata per supportare la radio AM nei veicoli elettrici attraverso una soluzione ibrida, come riportato dal sito web Ford Authority.
L’idea
L’idea alla base del brevetto Ford è quella di evitare il vincolo di un singolo sintonizzatore radio via etere (AM e/o FM, in questo caso), integrando la struttura di car entertainment di un sistema di commutazione che – superando l’assenza del codice PI (tipico di FM e DAB+), inesistente nelle emissioni analogiche in onde medie, verosimilmente attraverso un kit di geolocalizzazione della frequenza AM – interagisce con un server di intrattenimento remoto del veicolo per fornire lo stesso contenuto via IP.
Come RadioDNS
In sostanza, par di capire dalle scarne informazioni fin qui rese disponibili, un qualcosa di simile alla hybrid radio di RadioDNS, standard (ETSI TS 103 270) basato sul Domain Name System (DNS). Una feature che consente ad un ricevitore radio connesso di cercare risorse IP in base ai loro parametri di trasmissione (come appunto il codice PI della stazione ricevuto all’interno del segnale di trasmissione).
Server di aggregazione
RadioDNS gestisce il server dei nomi radice per il dominio radiodns.org secondo un modello di fiducia col comparto broadcast, probabilmente proprio come il brevetto Ford.
In principio fu la Lightning
Ma perché si è arrivati al brevetto Ford?
Come riportato dal portale Ford Authority nell’agosto 2022, dal pick-up elettrico Ford F-150 Lightning del 2023 era stata soppressa l’autoradio AM – che in precedenza era di serie sul modello EV -, sulla constatazione dell’incompatibilità con la trasmissione di veicoli completamente elettrici.
La polemica
L’eliminazione era però stata oggetto di una immediata polemica con gli utenti, considerato che negli Stati Uniti la banda AM è spesso utilizzata dalle autorità per trasmettere messaggi di emergenza alla popolazione attraverso le stazioni radio locali, cosicché la sua soppressione aveva attirato l’ira di diversi esponenti della politica territoriale in un momento particolarmente delicato per l’industria automobilistica.
Ri-dotazione AM
Per ovviare al problema, Ford aveva quindi deciso di continuare a dotare di autoradio AM il modello Ford F-150 Lightning dal 2024, richiamando quelli (elettrici) del modello 2023 per un aggiornamento (non risolutivo per via delle interferenze prodotte dal motore non a combustione).
L’idea di base
Di qui la necessità di aggirare il problema attraverso il brevetto appena pubblicato, che offrirebbe il modo di superare potenzialmente l’incompatibilità tra onde medie e motori elettrici senza maggiori oneri per la casa produttrice e quindi, a cascata, sull’utente finale.
Il brevetto in sintesi
Il brevetto Ford mirerebbe quindi non già a prevenire le interferenze radio AM da parte del motore elettrico del veicolo, quanto di ovviarle utilizzando un sistema di comunicazione configurato per rilevare il degrado della ricezione in onde medie e, raggiunto il livello critico di soglia, convertire il contenuto su IP, surrogando la ricezione attraverso un flusso streaming.
Il (presumibile) funzionamento
Nel dettaglio, dalla ricostruzione effettuata per Newslinet da Marco Cavestro, esperto di radiofonia digitale, “l’autoradio Ford ricerca la stazione AM e ne somministra il contenuto finché esso non degrada (per via delle interferenze arrecate dal motore elettrico, ma presumibilmente non solo); a quel punto (l’autoradio) manda una richiesta ad un server, che identifica il medesimo contenuto inviandoglielo via IP”.
Utente ignaro (?) di ricevere un contenuto AM via IP
“Praticamente l’utente riceve il contenuto via IP (con ogni probabilità il veicolo è nativamente equipaggiato con una connessione internet che permette di non dipendere da un mirrorlink con lo smartphone dell’automobilista, ndr), sebbene abbia sintonizzato una stazione AM”, osserva Cavestro.
Un innocuo inganno che vela però di ipocrisia l’intero meccanismo di difesa della ricezione in onde medie.
La scoperta della prominence
Viene infatti da pensare che se Ford non ha scoperto l’acqua calda con questo brevetto, certamente ha meramente concretato una forma di prominence, posto che discriminare un centinaio di stazioni AM/FM sul dashboard dell’auto non è certamente complesso come farlo con le 100.000 stazioni di TuneIn e degli altri aggregatori di flussi streaming.
Il nocciolo della questione
Si tratta, all’evidenza, di un approccio fintamente preservativo delle onde medie, considerato che è intuitivo come il sistema, alla fine, finirà semplicemente per convertire di default il segnale AM in streaming, considerato che anche una minima interferenza innescherà il comando di traduzione IP del contenuto senza motivazione per un ritorno alla ricezione via etere. Salvo che si entri in una zona di digital divide, dove a quel punto nulla si potrebbe fare per proteggere la ricezione in onde medie dai disturvi del motore elettrico.
Nulla di più
In definitiva, salvo che ci sfugga qualcosa, il brevetto Ford nulla apporta di nuovo rispetto al già vigente sistema RadioDNS, se non addirittura alla normalissima presenza di un’app (dell’emittente o dell’onnipresente – sui dashboard delle auto americane – aggregatore TuneIn).
Le ragioni (politiche) del brevetto Ford
E infatti la ragione a monte dell’iniziativa non ci appare di natura tecnologica, ma prettamente politica, considerato che il brevetto Ford si inserisce nell’annosa questione dell’AM Radio for Every Vehicle Act, cioè l’obbligo di preinstallazione di autoradio AM su qualsiasi veicolo, al centro di una valutazione da parte del Congresso statunitense sui costi del mandato per preservare i dispositivi di ricezione OM sulle auto di nuova produzione.
AM Radio for Every Vehicle Act
L’AM Radio for Every Vehicle Act del 2025, depositato come S.315, mira a preservare la dotazione di autoradio AM su tutti i veicoli passeggeri venduti, importati o fabbricati negli Stati Uniti.
La proposta nasce dalla ritenuta importanza della autoradio AM ed in generale della diffusione in onde medie nelle comunicazioni di emergenza, ma, al contempo, si scontra con le tendenze del mercato automobilistico, sempre più orientato verso i veicoli elettrici, che rendono difficile la ricezione radiofonica su tale banda per via dei disturbi provocati dal motore elettrico. Con la conseguente necessità di adottare costose schermature che inevitabilmente incidono però sul prezzo di vendita.
Muro contro muro
Un vero e proprio muro contro muro tra i broadcaster, rappresentati dall’associazione NAB (National Association of Broadcasters) – che nel 2024 aveva lanciato la campagna Depend on AM Radio, per sottolineare l’importanza della autoradio AM in auto per ricevere notizie, intrattenimento e informazioni sulla sicurezza pubblica – e l’automotive, sempre più radicata a limitare il car entertainment allo streaming (lineare e on demand).
Le stime del Congressional Budget Office (CBO)
Sul piano normativo, secondo il CBO (Congressional Budget Office), i costi per finanziare la legge sarebbero minimi: circa 1 milione di dollari in cinque anni per il Dipartimento dei Trasporti e il Government Accountability Office. Le sanzioni per i produttori che non si adeguano non supererebbero i 500.000 dollari in un decennio, grazie a violazioni estremamente limitate.
L’impatto sui produttori di veicoli elettrici
L’obbligo, infatti, colpirebbe principalmente i produttori di veicoli elettrici (EV), molti dei quali hanno già rimosso o pianificano di eliminare la autoradio AM dalla dashboard.
Il CBO stima che aggiornare 2-2,5 milioni di EV all’anno comporterebbe lievi aumenti nei costi di produzione, ma rimarrebbe entro le soglie federali.
CAR: salvare la AM costerà quasi 2,7 miliardi in 5 anni
Cifre su cui non concorda il Center for Automotive Research (CAR), secondo il quale l’adeguamento comporterebbe costi a carico dell’automotive (che li riverserebbe sull’utenza) per 2,7 miliardi di dollari per i prossimi cinque anni (calcolati su una proiezione di vendita di 8 mln di auto all’anno, ovviamente con crescita progressiva).
Fino a 70 dollari per schermatura e filtri attenuazione
Nel rapporto CAR (qui per consultarlo) si rappresenta che la schermatura dei cavi di un’auto elettrica costa tra i 35 ed i 50 dollari, cui sono da aggiungere altri 15-20 dollari per i filtri di attenuazione del rumore, che, sommati e moltiplicati per le auto commercializzate ogni anno, danno la cifra ipotizzata.
Cui prodest?
Il tutto, secondo le case automobilistiche, senza alcun vantaggio per gli utenti, che potrebbero continuare a ricevere il medesimo contenuto in FM, HD Radio e, soprattutto, in streaming.
Le 8 case anti AM
Ma quale è il fronte degli oppositori dell’industria automobilistica?
Sono, in primis, otto le case automobilistiche che vendono vetture negli Stati Uniti e che affermano di aver eliminato l’autoradio AM dal cruscotto di alcuni dei loro modelli (elettrici o ibridi), motivando la decisione con ostacoli tecnici, ma soprattutto col fatto che i contenuti delle stazioni sono comunque disponibili (quantomeno) in streaming, con una migliore qualità ed un’ottima copertura.
BMW, Ford, Mazda, Polestar, Rivian, Tesla, Volkswagen e Volvo
Si tratta – oltre alla citata Ford – di BMW, Mazda, Polestar, Rivian, Tesla, Volkswagen e Volvo, che, in una serie di lettere inviate nel 2024 al senatore Edward Markey (Partito democratico), che si batte – al contrario – per difendere l’esigenza della autoradio AM sulla dashboard, hanno dichiarato di non avere alcun ripensamento a riguardo.
I possibilisti
Ma non tutte le case sono contrarie al mantenimento della autoradio AM sulle proprie vetture.
Tra queste ci sono Nissan, Hyundai, Kia, Subaru, Land Rover, Jaguar e Mitsubishi Motors, che hanno dichiarato di avere in corso di attuazione contromisure efficaci per preservare la ricezione in modulazione di ampiezza sulle proprie auto.
Il ruolo della autoradio AM nelle emergenze
La autoradio AM è considerata dai broadcaster e dalla maggior parte dei politici, un pilastro delle comunicazioni di emergenza, grazie alla sua ampia copertura e alla capacità di funzionare anche in condizioni estreme. Il disegno di legge richiede ad un apposito dipartimento di studiare il ruolo della autoradio AM nel sistema di alert pubblica e di riferire sui risultati entro 18 mesi.
Elon Musk e la visione di Tesla
Tuttavia, come abbiamo già avuto modo di osservare nelle scorse settimane, sul piano politico l’aria sta cambiando: Elon Musk, fondatore e CEO di Tesla, con un ruolo di rilievo nel Department of Government Efficiency del governo Trump, si è dichiarato fortemente contrario alla proposta, sostenendo che la autoradio AM è obsoleta e non si adatta alla visione innovativa dei veicoli elettrici.
Via l’autoradio dalle Tesla
Tesla, infatti, ha già rimosso la radio AM dai suoi modelli, privilegiando tecnologie più avanzate, come lo streaming (ed infatti avrebbe in animo di rimuovere anche la ricezione FM).
Il supporto politico alla proposta
Il disegno di legge, che ha raggiunto 50 co-sponsor al Senato, con il recente sostegno dei senatori John Boozman (R-AR), Jacky Rosen (D-NV) e Catherine Cortez Masto (D-NV), esamina la versione della Camera che deve ancora essere approvata dalla House Energy and Commerce Committee.
L’equilibrio di Trump
La presidenza Trump, teoricamente, potrebbe avere un impatto significativo sulla proposta, data la sua attenzione alle comunicazioni di emergenza e al sostegno alle industrie tradizionali; sennonché, l’opposizione di Elon Musk (che, come noto, su Trump ha una notevole influenza) e la crescente popolarità dei veicoli elettrici potrebbero rendere difficile l’approvazione della legge.
Un difficilissimo equilibro di posizioni di principio, insomma.
Ford: i tempi sono cambiati e la autoradio AM è superata
Ma quali sono le posizioni specifiche dei principali produttori di automobili?
“Riconosciamo che la radio AM è stata fin qui un’importante fonte di informazioni per i consumatori – aveva affermato Christopher Smith, Chief government affairs officer di Ford prima della notizia del nuovo brevetto -. Tuttavia, oggi i medesimi contenuti sono disponibili tramite altre piattaforme, come i canali digitali accessori (alla FM) HD Radio, la radio satellitare e, naturalmente, l’IP, nelle varie forme di somministrazione.
EAS (Emergency Alert System)
Peraltro gli avvisi EAS (Emergency Alert System, ndr) sono ora disponibili anche sui dispositivi wireless; quindi gli utenti hanno altre opportunità per essere informati”, aveva ribadito il portavoce di Ford.
Toyota: stiamo valutando se seguire la strada degli altri marchi
Anche Toyota, il secondo venditore di auto negli Stati Uniti, starebbe valutando se seguire il percorso delle altre case automobilistiche eliminando la autoradio AM dai suoi veicoli elettrici. “L’interferenza elettromagnetica con i segnali radio AM della piattaforma elettrica a batteria è una sfida“, aveva spiegato il vicepresidente della Toyota Stephen Ciccone.
Piani aziendali non anticipati, ma prevedibili
“Sebbene Toyota abbia affrontato questo problema nei propri veicoli attuali, preferiamo non anticipare i piani aziendali futuri“, aveva scritto l’anno scorso il v.p. di Toyota al senatore Edward Markey, esprimendo la posizione azienda. Una dichiarazione che, naturalmente, non ha lasciato tranquilli i broadcaster, che hanno intravisto un’anticipazione della volontà di eliminazione della autoradio AM.
Mazda: no ad autoradio AM…
E pure Mazda ha affermato di non avere in programma di reintrodurre la autoradio AM nel suo primo veicolo elettrico, la MX-30: “La feature è stata eliminata a causa della scarsa qualità di ricezione, causata dall’interferenza del motore a batteria con il segnale in modulazione di ampiezza”, aveva spiegato la casa, precisando che, come Toyota, non si impegnerà a mantenere l’AM nei suoi modelli ibridi.
… ma preserveremo quella FM
“Tuttavia, per ora Mazda non ha in programma di rimuovere il sintonizzatore per la ricezione di segnali radio FM nei nuovi modelli di veicoli“, aveva cercato di rassicurare i broadcaster.
Tesla, gli irriducibili
Posizione ovviamente confermata, da Tesla, trendsetter dei veicoli elettrici, che per primo aveva eliminato la autoradio AM dal cruscotto: “La trasmissione elettrica funziona su una lunghezza d’onda simile a quella della AM, rendendola instabile e inutilizzabile”, ebbe a sottolineare l’anno scorso il Senior director Rohan Patel. “Nondimeno, Tesla comprende quanto sia importante per i proprietari delle proprie auto avere pronto accesso ai media preferiti durante gli spostamenti quotidiani.
Opzioni multimediali IP
Proprio per questo, considerato che nessuna stazione AM non dispone di flussi streaming, la suite di opzioni multimediali IP di Tesla consente ai conducenti di ascoltare tali stazioni tramite app mobili”.
Chi è favorevole a mantenere la autoradio AM
Ma non tutte le case sono contrarie al mantenimento della autoradio AM sulle proprie vetture. Tra queste ci sono Nissan, Hyundai, Kia, Subaru, Land Rover, Jaguar e Mitsubishi Motors. Quest’ultima già lo scorso anno aveva affermato di essere al lavoro per sviluppare “misure di riduzione delle interferenze ai segnali AM dai motori elettrici”.
Honda e GM
Per parte propria, Honda ha affermato che per i suoi due veicoli elettrici annunciati ufficialmente sarà presente una autoradio AM/FM, poiché i modelli sono stati sviluppati congiuntamente con General Motors utilizzando la piattaforma Ultium preesistente di GM.
Volkswagen: non vale la pena preservare la autoradio AM
Tuttavia, non tutti i marchi automobilistici ritengono che gli sforzi di mitigazione valgano la pena. Per esempio, i veicoli elettrici Volkswagen non saranno dotati di autoradio AM. La vicepresidente senior Anna Schneider aveva spiegato che gli ingegneri del gruppo avevano esaminato i metodi hardware e software pubblicizzati come modi per ridurre il problema, ma i risultati non avevano soddisfatto gli standard VW.
Gabbie e schermature limitative
“E sebbene le contromisure ipotizzate – come gabbie metalliche e schermature del motore e della batteria potrebbero funzionare – esse ridurrebbero le prestazioni di un’auto elettrica a causa del peso aggiunto”, aveva ribadito la Schneider.
Ma almeno i comparti broadcast ed automotive hanno ripreso a dialogare
Sta di fatto che le giustificazioni delle case automobilistiche per la rimozione della autoradio AM dai loro veicoli non sono risultate gradite al senatore Markey, secondo il quale l’automotive, così operando, ha indebolito il sistema della FEMA (l’ente federale per la gestione delle emergenze negli Stati Uniti) per la trasmissione al pubblico di informazioni fondamentali sulla sicurezza pubblica.
Connettività
“Sebbene molte case automobilistiche abbiano suggerito che altri strumenti di comunicazione, come i device streaming, potrebbero sostituire la autoradio AM, in caso di emergenza, i conducenti potrebbero non avere accesso al web e perdere informazioni di sicurezza critiche“, aveva opposto Markey.
Troppa enfasi Markey
“La verità è che la autoradio AM è insostituibile”, aveva chiosato Markey, con un’enfasi ritenuta dall’industria automobilistica incompatibile con l’evidenza dell’evoluzione tecnologica.
Alliance for Automotive Innovation
L’Alliance for Automotive Innovation – associazione commerciale e gruppo di lobby americana i cui membri includono produttori internazionali di automobili – aveva immediatamente contrastato tale posizione, evidenziando il convincimento che il governo federale e l’industria automobilistica dovessero entrambi riconoscere che i modi in cui i consumatori ricevono le informazioni stanno cambiando con l’innovazione.
NAB e FEMA
Il vicepresidente Garrick Francis aveva aggiunto che i propri soci sono “impegnati a mantenere l’accesso dei consumatori a informazioni vitali sulla sicurezza e quindi si sono incontrati con la National Association of Broadcasters e la FEMA per valutare le opzioni”.
La parola finale
Ora il destino della autoradio AM è nelle mani di Trump (e quindi di Musk), anche se iniziative come il brevetto Ford manifestano la chiara tendenza dell’automotive ad aggirare il problema. (M.R. per NL)