Mucciante (vicedirettore vicario Radio RAI), TER: sembra un’immagine ingiallita degli anni 70 e 80, invece è quanto avviene oggi. Il presidente di TER Silvestri nell’intervista di ieri a Newslinet dice che il fenomeno [della sensibilizzazione degli ascoltatori sull’indagine] va mappato e monitorato; che non si parla di blocco, né vengono minacciate sanzioni. È una sorta di invito, valido, tra l’altro, solo per sei mesi. Sembra la solita operazione di facciata con differimenti continui.
Non possiamo continuare a garantire con la nostra presenza al tavolo la qualità di un’indagine, che, a nostro avviso, presenta troppe criticità.
Eppure la proposta RAI è semplice, se si vuole ascoltare: per l’Italia, in un primo tempo, potrebbe essere il meter insieme alle interviste telefoniche con progressivi aggiornamenti. In linea con la continua evoluzione dello scenario dei media.
Confronto/scontro
S’infiamma nuovamente il confronto (che ormai si sta traducendo in uno scontro) tra RAI e TER. NL, dopo le recenti dichiarazioni rilasciate dal presidente del Tavolo Editori Radio Federico Silvestri (peraltro intervenuto ieri su queste pagine), ospita un’intervista esclusiva al vicedirettore vicario di Radio RAI, Flavio Mucciante.
Il modello arcaico CATI
(Newslinet) – RAI uscirà da TER?
(Flavio Mucciante) – Una premessa: nell’era dell’ipertecnologia, dove tutto si consuma in tempo reale, un operatore telefonico ci contatta a casa o sullo smartphone, magari mentre stiamo lavorando e ci sottopone ad un fuoco di fila di domande sulle nostre abitudini di ascolto, basate sul ricordo. Che programma abbiamo seguito ieri tra le 10.15 e le 10.30? E nel caso in cui, in uno slot di un quarto d’ora, avessimo ascoltato più di una radio, a chi andrà la nostra preferenza?
Chi ha oltre mezz’ora da dedicare ad una intervista telefonica?
È una conversazione che può durare anche più di mezz’ora. Il questionario è lungo e articolato anche perché c’è la necessità in ciascuna provincia di rilevare l’ascolto di tutte le radio iscritte, nazionali e locali.
Immagine ingiallita degli anni 70 e 80
Pensiamo solo a Roma o Milano, dove le emittenti sono numerosissime e tutte devono essere lette, in fase di intervista, per intercettare eventuali ascolti. Sembra un’immagine ingiallita degli anni 70 e 80, invece è quanto avviene oggi, proprio mentre stiamo parlando.
RAI uscirà da TER nel 2024
Così assistiamo ad un boom di ascolti, che ha portato in pochi mesi la radio in Italia dai 34 milioni scarsi di ascoltatori del 2° semestre 2022 fino a sfiorare i 37 milioni nel trimestre mobile marzo-maggio 2023. Una crescita improvvisa, che lascia increduli e con parecchi punti interrogativi. Questo naturalmente è solo un esempio, uno dei tanti aspetti per i quali la RAI, e vengo alla sua domanda, uscirà dal Tavolo editori dal primo gennaio 2024.
Decisione condivisa
Una decisione presa dall’azienda e dall’amministratore delegato Roberto Sergio. Ne comprendiamo perfettamente il significato e le ripercussioni, ma, proprio perché la RAI è il servizio pubblico, non si poteva fare altrimenti.
Per Silvestri (TER) sarebbe sorprendente che il servizio pubblico si sottraesse alla rilevazione
(NL) – In una intervista (precedente alla nostra) a London One Radio, il presidente di TER Federico Silvestri ha affermato, invece, che proprio in quanto servizio pubblico sarebbe sorprendente che la RAI si sottraesse alla rilevazione di una audience rivolta al mercato. Come risponde?
(Flavio Mucciante) – La RAI con la sua storia, quasi centenaria nel caso della radio, il suo marchio e il suo prestigio deve essere garanzia di affidabilità e trasparenza. Lo stesso presidente di TER Silvestri , in più di un’occasione, ha ammesso che le questioni strategiche, in sospeso sul Tavolo Editori, sono proprio quelle sollecitate da RAI. Non possiamo continuare a garantire con la nostra presenza al tavolo la qualità di un’indagine, che, a nostro avviso, presenta troppe criticità.
Pratica indecorosa
(NL) – In una lettera alle radio iscritte, anticipata da Newslinet, TER dice stop all’autopromozione dal 18 giugno. È un segnale che va nella direzione chiesta dalla RAI?
(Flavio Mucciante) – Stiamo parlando di elemosina on air: promo in precisi slot di pianificazione e appelli 24 ore su 24 con inviti martellanti a dichiarare un ascolto esclusivo per questa o quella emittente. Una pratica indecorosa per l’industria radiofonica e sbagliata per la credibilità istituzionale del mezzo e per il valore stesso della ricerca.
La solita operazione di facciata
Il presidente di TER Silvestri chiarisce, proprio nell’intervista di ieri a Newslinet, che il fenomeno va mappato e monitorato; che non si parla di blocco, né vengono minacciate sanzioni. È una sorta di invito, valido, tra l’altro, solo per sei mesi. Sembra la solita operazione di facciata con differimenti continui, mentre in altri Paesi, come per esempio gli Stati Uniti, le emittenti che incoraggiano le persone a partecipare all’indagine vengono squalificate con effetto immediato.
Le condizioni di RAI
(NL) – Che cosa chiede la RAI per non uscire da TER?
(Flavio Mucciante) – È necessario adottare al più presto la soluzione indicata da AgCom con il cosiddetto modello “Joint Industry Committees”. Si tratta di realizzare una metodologia di rilevazione in grado di rappresentare tutti i diversi aspetti del mondo radiofonico: editoriali, tecnologici, pubblicitari. In sintesi un modello che preveda una ricerca commissionata da tutte le parti interessate: editori, concessionarie e agenzie di pubblicità, inserzionisti con propri rappresentanti nel comitato tecnico.
Governance
Oggi la governance della società Tavolo Editori Radio è un cosiddetto Moc (Media Owner Committee), nel quale sono rappresentate solo le radio iscritte e non il mercato nel suo complesso. Ma a questo punto, il solo cambiamento di governance non è sufficiente. Al modello JIC dovrà essere affiancata anche una nuova metodologia di rilevazione. Nessun restyling di facciata, nessuna TER in versione bis.
La domanda polemica di Silvestri
(NL) – Considerando che la RAI fa parte di TER, il presidente Silvestri si chiede polemicamente perché la RAI non si faccia motore del cambiamento dall’interno, invece di minacciare l’uscita dal Tavolo…
(Flavio Mucciante) – Quello che Silvestri non dice è che lo statuto societario di TER fissa all’80 per cento la soglia dei voti necessari per l’approvazione di qualsiasi delibera: una quota così alta da rendere quasi impossibile qualsiasi processo di innovazione.
Ascoltare le proposte
(NL) – Il presidente di TER Silvestri afferma anche che, oltre alle critiche, per quanto riguarda la ricerca, bisognerebbe formulare proposte. Quale metodologia andrebbe bene per rilevare gli ascolti?
(Flavio Mucciante) – Al presidente di TER direi che bisognerebbe anche saper ascoltare le proposte per poterle rendere operative in tempi ragionevoli, per usare un termine radiofonico, direi “in sintonia con la contemporaneità”. Sulla metodologia di rilevazione, per trovare esempi virtuosi non bisogna guardare troppo lontano.
Le differenze con altri modelli simili
Contrariamente a quanto fatto da TER, durante la sospensione dell’indagine, durante il Coronavirus, nel Regno Unito, Rajar, l’indagine ufficiale che rileva gli ascolti di ben 340 emittenti in Gran Bretagna, ha sfruttato quel periodo per avviare una profonda revisione della ricerca con nuovi sviluppi metodologici. Così dalla fine del 2021 la rilevazione, nel Regno Unito, integra la metodologia dei diari con la rilevazione elettronica.
Le fonti
L’indagine ha ampliato le fonti, includendo per la prima volta un panel con la tecnologia MediaCell insieme alle interviste personali con l’obiettivo di intercettare l’ascolto sia dai diari sia dai dispositivi mobili.
Flessibile ed avanzata
Una metodologia definita nel Regno Unito “flessibile e avanzata, che fornisce una maggiore stabilità e sicurezza per i futuri sondaggi, ottimizzando le risorse e creando una solida base per lo sviluppo futuro”.
Meter
Per l’Italia, in un primo tempo, la soluzione potrebbe essere il meter insieme alle interviste telefoniche con progressivi aggiornamenti, in linea con la continua evoluzione dello scenario dei media. (M.R. per NL)